L'immagine chiara del passato si fece spazio nella testa di Taehyung mentre veniva cinto dalle braccia del moro e sentiva le sue dita calde e magre stringergli la felpa di Gucci.La fredda e bianca sala d'attesa dell'ospedale, i camici candidi dei dottori e la voce piena d'angoscia di quel maledetto infermiere che gli aveva riportato la notizia del decesso di sua madre. Quel giorno, così lontano eppur così vivido, aveva avvertito ogni osso del suo corpo infrangersi, ogni goccia del suo sangue ritirarsi e il suono sordo e ripetitivo del suo respiro impedirgli di ascoltare altrettante vane e futili parole. Aveva solo diciotto anni e nessuno che gli stesse vicino in quella gelida sedia all'interno di quell'uniforme e monotono corridoio d'ospedale. Avrebbe a tutti i costi evitato che Jungkook provasse quella sensazione la quale lui stesso aveva testato sulla sua pelle. Non voleva che Jungkook piangesse da solo come lui aveva fatto, quindi lo strinse ancora più forte a sé, mentre i suoi singhiozzi gli facevano tremare il petto. Ma in quel momento gli venne un'idea che forse avrebbe reso Jungkook più felice di ogni altra persona al mondo. Si staccó da lui il più gentilmente possibile e si diresse velocemente verso il telefono cordless del suo ufficio, compose un numero e Jungkook rimase a guardarlo fisso con gli occhi gonfi e rossi dal pianto.
"Rose, chiama un taxi per l'aeroporto e fai preparare il mio jet, devo andare a Daegu per... una riunione." Disse con un sorriso, mentre guardava Jungkook. Quest'ultimo spalancó gli occhi e si alzó dalla sedia di scatto, alzando le mani.
"Non c'è bisogno, tranquillo, va tutto bene non ti devi sco-" Taehyung interruppe la voce tremolante del minore, mettendo giù impassibile il telefono sulla cornetta.
"Troppo tardi, vieni con me." Gli sorrise dolcemente e gli poggió il braccio intorno alle spalle, dirigendosi verso l'ascensore. Jungkook non riusciva nemmeno a respirare e si limitava a seguire il più grande e far guizzare gli occhi neri da una parte all'altra della stanza.
Quando arrivarono al piano di sotto, il minore era riuscito a calmarsi almeno quel minimo necessario per ringraziarlo. Stettero ad aspettare il taxi nel parcheggio e Jungkook si chiuse nella sua giacca a causa del freddo vento. Una sensazione così non l'aveva provata mai. Era come avere un peso sul cuore, un meraviglioso peso sul cuore che lo portava giù e su come una montagna russa. Con una mano tiró gentilmente la manica di Taehyung per chiamarlo e trovó la forza di parlare. Si sentiva così enormemente sovraccaricato da tutte quelle cose che quasi faceva fatica ad aprire bocca."Io ti ringrazio davvero di cuore." Era un po' imbarazzante detto così, ma Taehyung ne fu straordinariamente contento comunque.
"Non preoccuparti." Inizió lo stilista, iniziando a scorgere il taxi in lontananza. "So quanto è importante per te." Poi il suo sorriso si spense. «E forse lo è anche per me.» Pensó, ma non disse niente.
Entrarono nel taxi e per cinque minuti buoni Jungkook osservó il panorama fuori dal finestrino, restando distante dal ragazzo seduto accanto a lui.
"Sai..." Comició quest'ultimo. "Avevo una limousine una volta, o meglio, fino al momento in cui Namjoon mi ha chiesto di usarla una sera. Quel ragazzo è senza speranza." Ridacchió.
"È una specie di macchinicida?" Chiese Jungkook, ridendo di rimando.
"No, non si limita a quello." Rispose Taehyung. "Riesce a spaccare ogni singola cosa gli capiti tra le mani, tranne la sua reflex, quella la tratta come una figlia." Poi si poggió una mano sulla bocca, ricordandosi di un evento che lo aveva fatto morire dal ridere. "Del tipo che una volta andai da Jin a chiedere delle cose per un lavoro e lo trovai piuttosto incavolato, dunque gli chiesi cosa fosse successo e a quel punto ciò che mi disse me lo ricorderò per tutta la mia vita." Concluse ridendo.
"Dimmi, dimmi." Gli disse Jungkook incuriosito.
"In pratica, Namjoon aveva bruciato una caffettiera." Disse. "Sì, una caffettiera."
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♔ velvet & silk ♔ yoonmin, vkook, namjin
Fanfiction"Comunque, credo che le stelle possano influire nell'animo degli uomini. Se ci pensi, quando guardiamo le stelle, esse si riflettono nei nostri occhi e più questi ultimi sono lucidi, più stelle possono contenere. Quando piangiamo, i nostri occhi div...