And he dreamed of paradise every time he closed his eyes.

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"Mamma?" Domandó Taehyung, con le lacrime che già gli riempivano la vista.

"Taetae..." rispose ella, abbigliata con un abito a fiori, con una sigaretta tra le labbra e i capelli castani scuri.

Taehyung si alzò di colpo da quel campo infinito saturo di rose bianche, allontanandosi dal volto soave e delicato di sua madre che lo guardava con occhi dolci. Il fumo diradava dalla sua sigaretta verso il cielo, il vento si era fermato e quel paesaggio era divenuto anche più inanimato e svenevole. Stentó a credere che quella fosse davvero sua madre, visto che non credeva negli angeli, ma non aveva altra spiegazione. Quella dinanzi a lui era proprio sua madre: coi capelli castani corti fino alla base del collo, gli occhi tondi e neri, forse simili ad altri che purtroppo non riusciva a ricordare, le labbra sottili che avvolgevano la sigaretta e la pelle piegata da rughe della mezza età. A Taehyung cadde la mascella appena lei gli sorrise, rivelando ciò che gli era sempre mancato in anni interi: il sorriso della sua mamma. Si stabilizzò in piedi davanti a lei, che sul volto aveva solo una pacata serenità, e si avvicinò con passi insicuri. Il vento si alzava e affievoliva senza criterio, facendo svolazzare il vestito lungo a fiori rosa della donna, quello che usava sempre per scorrazzare in casa. Taehyung lasciò che le braccia gli ricadessero sui fianchi, mentre si avvicinava con una lentezza surreale e, appena arrivò proprio di fronte alla parvenza che nutriva le fattezze di sua madre, le sue mani iniziarono a fremere involontariamente.

"Mamma, sei davvero tu?" Chiese, con la voce che sembrava solo un fievole spiro senza più speranza. Non riusciva a credere ai suoi occhi, appannati dalle lacrime che li stavano inumidendo.

"Sarebbe strano se non lo fossi, tesoro mio." Rispose lei, con la sua voce femminile e grave, consumata e arrochita dal vizio esagerato del fumo. Lei gli sorrideva come faceva sempre quando era ancora piccolo e per la prima volta gli aveva confessato di amare un ragazzo. Il suo bambino era sempre stato speciale e molto più maturo degli altri, ma non avrebbe mai immaginato di vederlo raggiungerla così tanto presto. Si avvicinò a lui di un passo e gli prese una mano. "Bentornato, bambino mio." Disse, senza far mutare l'espressione nel suo volto di donna. Taehyung alternò lo sguardo tra le loro mani avvinte insieme e il volto dell'unica donna della sua vita e d'impulso l'abbracciò così forte da perdere il respiro. Quindi cinse le braccia attorno al corpo fin troppo scarno della madre e inserí il volto nell'incavo della sua spalla. Aveva sentito che dopo la morte rimaneva solo lo spirito, ma non era vero, perché sua madre era davvero lì con lui. Riusciva a sentire il volume del suo corpo, il calore che emanava, il suo profumo di lavanda, -che era sempre stato il suo aroma preferito di sapone-, le sue mani che pian piano raggiungevano la sua schiena e il contatto con la pelle scoperta del collo snello. La donna di cui aveva narrato storie e sentimenti era di nuovo tra le sue braccia, come se il tempo passato a trascorrere la sua vita si fosse azzerato. Strinse la stoffa del suo vestito tra le dita e iniziò a piangere. Pianse per tutto il tempo che l'aveva voluta al suo fianco ma non poteva, pianse per tutti i desideri che le aveva privato, pianse per tutte le parole che non le aveva mai detto e infine pianse perché aveva ancora la sua occasione per sistemare tutto. Abbandonò anche di più ogni briciola della sua identità, le braccia iniziavano anch'esse a dissolversi col vento.

"Mi sei mancata tanto, mamma." Sussurró con la gola soffocata dal pianto. Sua madre da anni si era trasformata solo in una semplice storia, non gli erano rimaste altro che parole di lei, ma in quel momento ringraziò di essere passato all'altro mondo. Tutte le inutili domande che le aveva rivolto quando non c'era più erano andate a vuoto, tutti gli sguardi al cielo sperando che lei fosse lì a guardarlo mandati all'aria, tutte le volte che si era detto di passarci sopra erano solo una bugia. La morte gli aveva restituito la persona più importante della sua vita. Oppure un'altra persona c'era?

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