Erano le tre di notte.
Jimin guidava verso casa sua con il cielo nero che gli ricordava gli occhi del ragazzo che aveva lasciato solo nell'albergo, dove lui stesso aveva deciso di andare. Le pupille scure come il petrolio che raramente mostravano qualche emozione, che solo pochissime volte potevano presentare dietro una patina di finta indifferenza, una sorta di irrequietezza velata, nascosta e profonda. Jimin avrebbe potuto essere il ragazzo più ingenuo del mondo, ma aveva notato meglio di tutti che Yoongi aveva paura di qualcosa, era più insicuro di quanto avesse mai pensato. Jimin imboccó la strada del ponte e riguardó la scura acqua che scorreva tranquilla sotto di esso. La luna si rifletteva sulla superficie del canale ed emanava bagliori bianchi lattei. Non si era mai accorto di quanto la luna gli ricordasse Yoongi. Si era ritrovato a vederlo ovunque, ma mai nella luna in quel modo. Se lo era ritrovato nel vento, nei riverberi in lontananza, nei sogni, tra mille persone, ma mai avrebbe pensato di vederlo anche riflesso nell'acqua, nell'unico momento in cui avrebbe voluto evitare di ricordare ogni singola cosa riguardasse quel ragazzo.
Eppure, era lí. Così lontano, silenzioso, accigliato su nel cielo buio, attento a controllare ogni movimento della notte. Bellissimo, ma imperfetto come la luna e i suoi crateri scuri. La luna e la sua parte nascosta, oscura e misteriosa. Jimin si disse che il riflesso nell'acqua assomigliava paurosamente a quando i capelli di Yoongi divenivano argentati alla luce del sole. Quel riflesso di qualcosa di meraviglioso come la luna, però, non rendeva affatto l'idea di come la luna fosse davvero. Era come se la storpiasse, la rendesse instabile e allo stesso tempo sformata. Pensó che Yoongi aveva sicuramente avuto tempi in cui non c'era stato bisogno di avere un riflesso del genere, che lo sminuisse tanto. Ma cos'era stato, si chiese Jimin, che aveva fatto apparire quel riflesso?
Sorpassò quel ponte e ritornò sulla sua strada, asfalto che anche numerose altre macchine solcavano ogni notte a quella stessa ora. Jimin si tolse dalla mente quei vani pensieri su una cosa stupida come la luna, su una cosa stupida come la sua relazione con Yoongi. Un rapporto così effimero, così superficiale che non avrebbe dovuto turbarlo in alcun modo, tuttavia si era rivelato il contrario. Il più completo, netto, dirompente contrario di tutta la sua intera vita. Aveva sempre sognato, per il suo futuro, una ragazza, una famiglia e dei bambini, era convissuto con l'idea che i maschi dovevano amare le femmine e viceversa, ma appena aveva notato Yoongi quelle convenzioni non avevano più avuto importanza. Appena aveva sentito le labbra sul suo volto e la lingua sulla sua pelle, aveva mandato tutto al diavolo e aveva pensato, «Perché no? È solo una distrazione.» E no, non era mai stato così. Era diventata un bisogno carnale, fisico, irrinunciabile, una dolce ossessione e una tormentosa fissazione come quella luna su in alto nel cielo.
Fu di nuovo con le ruote sulla strada, mentre osservava i numerosi lampioni ai lati di essa e cercava di riflettere su ciò che avrebbe fatto da quel momento in poi. L'aveva lasciato, ma lasciato da cosa? Da qualche ansimo? Da qualche marchio sulla pelle? Da qualche orgasmo? Da cosa lo aveva lasciato? Questioni senza risposta, o meglio, questioni alle quali Jimin non volle dare alcuna risposta. Era evidente che non c'era niente oltre a quello tra loro. Jimin non sapeva nulla di Yoongi e Yoongi conosceva poco niente di Jimin. Fine della storia, non vissero felici e contenti. Decise di lasciarsi alle spalle quel ragazzo dalla pelle lattea come aveva fatto con la luna. Si disse che quelle esperienze erano simili al ponte che aveva appena solcato, un semplicissimo ponte che conduceva ad altrettante strade, altrettanti sviluppi che la sua vita meritava di avere. Non sarebbe stato facile buttar via una sfilza di ricordi ancora fervidi e bollenti sulla superficie della sua pelle e sotto di essa. Dimenticare era la via più semplice, o per lo meno, evitare di provare un fremito ogni volta che pensava al volto di Yoongi e far passare in secondo piano la stretta delle mani sui corpi bollenti. Aveva diritto ad una vita normale, una vita soddisfacente, una vita adatta ad un uomo.
Giunse a casa, scese dalla macchina e si diresse verso il suo portone, niente avrebbe potuto fargli cambiare idea in quel frangente. Non voleva vedere né ricordare Yoongi, desiderava solo dormire tranquillamente senza che lui infestasse nuovamente i suoi pensieri o addirittura i suoi sogni. Si tolse i vestiti davanti al letto, lentamente e con una brutta sensazione che lo pervadeva. Si sentiva il sapore della morte in bocca e realizzó che in quel momento non c'era nessuno che lo guardasse mentre si spogliava. Devió la mente verso altri pensieri che non riguardassero quella sera, un senso di imbarazzo lo percorse dalla testa ai piedi, ripensando a ciò che era successo nella stanza d'albergo, e si affrettò ad infilarsi il pigiama, come se la stoffa leggera potesse coprire i peccati che aveva subito la sua pelle. Si stese tra le coperte e le annusó per innumerevoli secondi. L'odore familiare lo confortó un po'. Sapere che dall'indomani in poi sarebbe stato libero di fregarsene della presenza di Yoongi, anche se questa ipotesi era altamente improbabile, ed essere consapevole di aver ripreso la sua vita in mano lo rese speranzoso per il futuro. I suoi genitori, suo fratello, Jungkook e tutti i suoi amici sarebbero stati fieri di vederlo cresciuto, un uomo di successo e magari con una bella ragazza al suo fianco. Si addormentò con quell'immagine di famiglia ideale e di un futuro che tutti gli uomini del mondo avrebbero desiderato almeno una volta.
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♔ velvet & silk ♔ yoonmin, vkook, namjin
Fanfiction"Comunque, credo che le stelle possano influire nell'animo degli uomini. Se ci pensi, quando guardiamo le stelle, esse si riflettono nei nostri occhi e più questi ultimi sono lucidi, più stelle possono contenere. Quando piangiamo, i nostri occhi div...