as humans we ruin everything we touch, including each other.

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"Non sapevo avessi un cane."
"Tu non sai tante cose di me, Yoongi."

L'inferno di Jimin continuava ad infervorare ogni volta che il suo sguardo si tuffava nel viso e negli occhi profondi e tristi del candido ragazzo seduto sulla panchina. Anche se di candido, nel suo cuore, non c'era niente.
Jimin indietreggiò di un passo, giacché la situazione di Yoongi vicino a casa sua lo spaventava, poi strinse il guinzaglio tra le dita di entrambe le mani e si fece quasi del male con le unghie al fine di sfogarsi su qualcosa che gli portasse quantomeno del coraggio. Non la voleva più sentire quella sensazione di pesantezza sul petto, la consapevolezza di amare qualcuno che si forzava a non provare nulla; l'idea fissa delle sue labbra era insopportabile, insostenibile, e lui, nonostante gli avvertimenti, ci si era crogiolato in mezzo. Perché le parole quando sono insicure non portano altro che guai, continue bugie e contraddizioni. Avrebbe solo voluto andarsene dall'accidia di quel ragazzo, esattamente come sarebbe voluto scappare da quella strada. Ma non poteva e non sapeva nemmeno perché. Lo sguardo inerte e fermo di Yoongi lo tenne inchiodato a quell'asfalto nero e granelloso. "Cos'è, mi pedini adesso? Che diavolo ci fai davanti a casa mia?" Chiese, con la voce incolore, seppur consumata dallo sbigottimento.

"Non ti pedino, Jimin." Rispose Yoongi, senza muovere un muscolo da quella panchina. Aveva l'anima di un ratto e una maschera da leone. Restava seduto lì, con davanti l'angelico volto di Jimin che poteva essere letto ed interpretato anche da completi analfabeti e il sole che gli baciava la pelle con tanta dolcezza quanta ne contenevano le sue labbra. I raggi si appoggiavano seraficamente sui capelli color del grano e dell'oro e sembravano pronte a rimanere tra quelle ciocche per l'eternitá. Yoongi avvertiva in lui la volontà di spiegare, la volizione di vivere la sua vita come avrebbe sempre voluto. Quella notte era la quinta che passava senza chiudere occhio, ne erano testimoni i cerchi scuri sotto gli occhi e il loro rossore. I suoi braccialetti non li indossava più, perché la persona più importante della sua vita aveva già visto ciò che celavano. Che motivo c'era, quindi, di coprire nuovamente i marchi che lo avevano reso la persona orribile che si considerava in quel frangente? E quel ragazzo era lì davanti a lui, completamente consapevole che avesse dei segreti orribili, qualcosa che avrebbe stravolto ogni cosa. E senza quel ragazzo che lo teneva ancora inchiodato al presente, Yoongi non avrebbe più potuto vivere. Il suo io era completamente composto da macerie, da tagli, graffi, crepe, crateri e cicatrici, il suo lato oscuro non l'aveva mai visto nessuno, nemmeno lui stesso ne capiva la profondità. Yoongi era la Luna, Jimin era il Sole. Sempre separati, ma costantemente legati da un ciclo indissolubile di legame fatto da splendidi ritmi. Yoongi voleva semplicemente nascondersi nella notte, mentre Jimin desiderava solo la sua eclissi. Non aveva mai sentito il cuore tanto pesante, sembrava esser diventato puro piombo fuso infiltratosi nel petto. Il liquido rovente gli toglieva il respiro, lo distraeva dalla vergogna di avere gli occhi speranzosi ed innocenti di Jimin puntati addosso. In quegli occhi Yoongi aveva visto il suo futuro fin dall'inizio. E aveva avuto paura. Il suo riflesso negli occhi del biondo non era lo stesso che vedeva sulla superficie limpida del suo specchio, nella quale poteva solo distinguere un rimasuglio del suo passato, un fondino di té finito. Nei suoi occhi, lui era una parvenza umana, intera e completa. Negli occhi di Jimin il suo passato era quasi completamente dissolto come le nuvole di fumo che solitamente vedeva uscire dalle labbra di Taehyung. E lui in quel luogo riusciva a vedere finalmente uno squarcio di speranza, una luce incredibile che gli era stata negata tanto, tanto tempo prima. Gli faceva una paura tremenda, ma quella era la vita. La vita fa paura a tutti, ci sembra qualcosa di immenso, difficile e lungo. Il fatto buffo è che lo è davvero. Ma Yoongi cominciava a pensare che con Jimin la vita non sarebbe stata così male. Aveva provato a rinunciarci una volta: decisione a cui non aveva mai pensato seriamente. Si era semplicemente risvegliato in ospedale e poi aveva ricominciato a vivere nel terrore. Non se n'era pentito. Il suo passato era un buco nero che riusciva ad inghiottire ogni singola forza che possedeva. La sua vita non era mai stata importante e non sentiva che lo fosse stata nemmeno negli anni successivi a quel fatto. Sino all'arrivo di Jimin.

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