i wanna feel you in my veins.

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"Questa è casa tua?" Chiese, guardando meglio i contorni sfocati di una villetta beige piccola ma molto accogliente.

"Giá, pensavo ci saresti entrato in altre circostanze... eppure, ta daaa." Fece Jungkook in tono scherzoso, indicando il portone massiccio di legno. Taehyung rise, ma poi gli prese un colpo di tosse e per poco non fece cadere il più piccolo che cercava di aprire l'entrata. Nonostante tutto, l'impresa riuscì e Taehyung si ritrovó immerso nel foyer di casa di Jungkook. Era strabiliante come tutto odorasse di lui, Taehyung non riusciva a sentire nè vedere altro che non fosse Jungkook. Avrebbe voluto passare la vita in quel modo, senza le sue solite paure, senza le sue preoccupazioni e il suo stress. Da solo, ma con Jungkook. Non riuscì a distinguere la stanza dove erano appena entrati, ma notó che c'era un divano, dunque doveva per forza trattarsi di un soggiorno. Le pareti completamente bianche lo confondevano, quindi si lasció cadere sul divano senza che Jungkook glielo permettesse. "Okay, stai seduto lí, io ti porto un'aspirina." Jungkook si allontanò osservando Taehyung che si guardava intorno curiosamente con il viso appoggiato al palmo della mano, poi scomparí in corridoio. Raggiunse il bagno dove credeva di tenere i medicinali, ma non riuscì a trovarli in alcun luogo. Cercò e ricercó finché, alla fine, non sgraffignò dal cestino del fratello una bustina solubile di aspirina. Si sentì fortunato per non aver trovato una pastiglia, visto che Taehyung avrebbe potuto soffocarsi con un'intera pastiglia da mandar giù satura. Fece una sosta in cucina per riempire un bicchier d'acqua, sebbene appena tornó in salotto, Taehyung era già assorto nei suoi sogni. Jungkook si fermó sulla soglia ad osservarlo. Dormiva in posizione fetale, con le lunghe mani sotto il volto che schiacciavano la guancia verso gli occhi chiusi. Il suo respiro pesante era un suono con il quale Jungkook avrebbe potuto benissimo addormentarsi. Peccato che di sonno, quella sera, gliene era rimasto ben poco. Appoggió un altro bicchiere d'acqua sul tavolino da caffé e vicino a quest'ultimo pose una pastiglia dagli effetti più forti che gli sarebbe servita per il mattino dopo. Buttó via il bicchiere giá usato prima e decise di togliere a Taehyung almeno le scarpe dai piedi e buttargli sopra una coperta. Andó a cercare un piumone e lo trovó dentro il suo armadio, rischiando quasi di cadere dalla sedia sulla quale era salito per raggiungere il piano più alto. Solitamente era il fratello che lo aiutava in quei compiti, ma quella sera doveva fare tutto da solo. Tornó in soggiorno e coprí Taehyung con una grazia materna, rimboccandogli la coperta proprio sotto il collo. Lo vide accoccolarsi sotto di essa come un bambino quando abbraccia un peluche e gli si strinse il cuore dalla tenerezza. Successivamente, passó a slacciargli lentamente i lacci delle scarpe di pelle e sfilarle con cura, attento a non svegliarlo. Una volta fatto, si chinó accanto al suo volto e lo guardó dormire per qualche secondo, poi gli passò una mano delicata sulla guancia e l'accarezzó dolcemente. "Buonanotte Taehyung." Sussurró con il sorriso sulle labbra, vedendo quel ragazzo che dormiva profondamente come un bambino. Taehyung nascose il viso sotto la coperta, lasciando scoperti soltanto i sinuosi occhi ermeticamente chiusi. Jungkook avrebbe voluto restare appollaiato lí per l'intera notte solo per accarezzarlo, ma dopo alcuni minuti fu abile di congedarsi e andare a dormire nella sua camera, sempre se Morfeo glielo avesse permesso. Si infiló la maglietta con cui dormiva, che veniva abitualmente criticata da Jimin poiché "tanto è uguale a quelle che porti ogni giorno" e si tolse i pantaloni del completo di Prada che Taehyung aveva saputo riassumere in poche parole incomprensibili. Sembrava fosse venuto da un altro pianeta, sempre con quei termini incapibili incastrati nel cervello. E Jungkook amava quando glieli spiegava cercando al meglio di farglieli capire; gli piaceva quando Taehyung era Taehyung, senza alcun filtro a nasconderlo. Dalle altre stanze non sentiva volare una mosca, il fratello sarebbe arrivato verso le tre o le quattro di notte, giacché il suo ristorante era frequentato da numerosi camionisti che potevano ordinare un pasto anche alle due del mattino. Si domandó come gli avrebbe spiegato il motivo per cui Taehyung stava comodamente dormendo sul loro divano e, non avendo trovato alcuna scusa che reggesse, decise semplicemente che se glielo avesse chiesto, gli avrebbe semplicemente confessato la verità. Alla fine, tutti i ragazzi dell'età di Taehyung avevano il diritto di ubriacarsi quando volevano, a partire dal fatto che lo stilista doveva ancora portare il peso di ciò che era successo alla sfilata. Non lo esternava, non si lamentava, ma Jungkook sapeva che se solo avesse tirato fuori quell'argomento, gli si sarebbe presentato un Taehyung derubato del suo genio ed estremamente adirato con la BlackPink Maison, cosa che era totalmente ragionevole. Jungkook sapeva che soffrisse, ma non aveva il coraggio di domandarglielo, magari lo avrebbe fatto sentire ancora più triste e frustrato. Si giró tra le coperte, rivolgendo lo sguardo alla parte vuota del suo letto, illuminata dalla sottile luce della notte che faceva capolino dalla serranda mezza chiusa e mezza aperta. Seoul era incredibile, c'era più luce di notte che di giorno, ma Jungook si sentiva sempre rassicurato da quella lieve luce che, nel suo quartiere, non era nemmeno tanto forte. Avvertiva una strana solitudine che non aveva mai provato, mentre guardava quel cuscino vuoto e quelle coperte raggrinzite sulla pochezza di un niente. Si accorse che, sotto quelle coperte, lui voleva Taehyung. Non aveva mentito quando gli aveva detto "ti voglio nel mio letto" e non era nemmeno sicuro se fosse o meno pronto per il sesso. Perché se si trattava di Taehyung, a lui sarebbe andata bene qualsiasi cosa. Si fidava di lui, si fidava del suo innato istinto, si fidava dei suoi occhi tranquilli e sensuali, si fidava di quel corpo che aveva sempre visto coperto da stoffa. E per quanto fosse sempre impeccabile la stoffa di V's, non desiderava altro che sparisse. Era uno stilista, aveva a che fare coi vestiti tutti i giorni, eppure Jungkook voleva che, per una notte, lui glieli togliesse con le sue mani. Non sapeva se fosse pronto o meno, ma si sentiva in modo strano, avvertiva come se avesse una connessione talmente forte con quel ragazzo che, benché fossero ufficialmente coinvolti in una relazione da soli cinque giorni, voleva sentirlo vicino come se ne avesse avuto il bisogno per tutta la sua vita. Era un impulso strano, forte ed incredibilmente travolgente; non era voglia o desiderio né lussuria, non era niente, eppure coinvolgeva tutto. Si giró di nuovo, sentendo una vampata di calore farlo sudare all'istante. Taehyung era silenzioso quando dormiva, non udiva nemmeno un respiro arrivare dal soggiorno. Aprí gli occhi, non riusciva a tenerli chiusi dato che l'ultima stilla di sonno che gli rimaneva era andata a farsi benedire molto tempo prima. Quella sensazione di insoddisfacente solitudine arse dentro di lui perpetuamente e non sembrava presentare alcuna intenzione di spegnersi. Si crogiolava in quella triste bramosia e non riusciva a capire a cosa fosse dovuta. Aveva sempre dormito da solo, senza nessuno che lo abbracciasse e lo scaldasse. Non aveva mai dormito con qualcuno che lo amasse veramente ed era come se, in pochissimi giorni, fosse tutto nuovo ed incredibilmente triste. Si rese conto di non aver provato nulla di ciò che comportava l'esistenza in quel mondo, a parte l'amicizia. Ringrazió Jimin per avergli donato almeno quell'esperienza, mozzafiato anch'essa, ma incredibilmente difficile. Aveva pensato a come sarebbe stato perdere Jimin e quasi pianse alla sola idea. Poi pensó a come sarebbe stato perdere Taehyung. Ed era vero. Perdere le persone che ami era come un'operazione senza anestesia. Lunga, incurabile, profonda, straziante ed intollerabile. La sola idea era impensabile, faceva dolere ogni muscolo e rabbrividire ogni singola vertebra della colonna, faceva scorrere via la vita dall'anima come un buco nero, il quale inghiottiva tutto in un nulla asfissiante e atroce. Inorridì al solo pensiero che Taehyung si fosse sentito cosí quando aveva perso sua madre, comprese che quel lutto aveva portato via ogni speranza da lui, aveva esaurito la sua felicità come un pozzo di sabbia e l'aveva crepato fino al punto di cadere in pezzi. Eppure, Taehyung se lo ritrovava sul suo divano, ubriaco e felice dell'affare che aveva portato a termine. Quel ragazzo aveva imparato a vivere per la seconda volta e riusciva ad essere semplicemente... Taehyung.
Jungkook non voleva descrivere la forza che aveva avuto quel ragazzo, non voleva recintare il suo cuore e avrebbe voluto solo renderlo felice. La sentì anche lui la volontà di fare qualsiasi cosa purché lo stilista fosse sereno, la seppe riconoscere e l'avvertì premere fisicamente nel suo stomaco. Jungkook, quella notte, amó essere innamorato. Amava quel sentimento che gli impediva di chiudere gli occhi, di sviluppare pensieri che non avrebbe mai e poi mai considerato di poter avere e sentì che la sua vita dipendeva ancora da qualcosa. Taehyung aveva il potere di rendere qualsiasi cosa più bella e lo ammirava per questo. Diamine, lo ammirava per così tante cose che gli esplodeva il petto solo a pensare di fare un elenco. Amava tutto di Taehyung, ogni singolo particolare, quindi perché non avrebbe dovuto amare il suo corpo?
Udí un fruscio proveniente dall'altra stanza, un rumore che in quel solenne silenzio gli sembrò un tuono che lo aveva trafitto improvvisamente. Fece scattare gli occhi sulla porta semichiusa della sua camera e provó una leggera paura. Sentí dei passi ovattati, era sicuramente Taehyung, ma Jungkook non poté fare a meno di pensare al motivo per cui si stesse dirigendo verso camera sua. Si giró verso il lato opposto alla porta, in modo da non farsi scoprire sveglio e chiuse gli occhi, udendo il fastidioso cigolio della soglia che si apriva quel poco per permettere allo stilista di entrare. Jungkook strizzó gli occhi, percependo la paura di aprirli per non sapeva quale motivo. Sentí i passi avvicinarsi al suo lato del letto e poi il peso di Taehyung che si sedeva sull'estremitá del materasso. Era in grado di riconoscere il suo corpo gravare vicino al ventre, sentire il suo calore, udire il suo respiro che era malapena percettibile.

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