how can i look at you and feel so much happiness and sadness all at once?

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La notte si riveló insolitamente tranquilla. Di solito Jimin non riusciva a dormire in un letto che non fosse il suo, o al massimo quello di Jungkook, eppure quella chiara notte invernale passò in un battibaleno. Il cielo scopriva alcune stelle, rare nel panorama di Seoul data la vasta illuminazione artificiale, e una luna quasi completamente piena, bianca come il latte. Nonostante la notte fosse stata piuttosto calma, il biondo aveva comunque faticato a prendere sonno. Aveva provato a intravedere il cielo dalla finestra, per distrarsi con qualcosa, ma poi si era limitato solo ad ascoltare il respiro dormiente del ragazzo accanto a lui. Gli rivolgeva le spalle, tenendo il viso girato verso la parete; il suo petto si alzava e abbassava a ritmo coi suoi respiri e a Jimin venne voglia di accarezzarlo. Così, di punto in bianco. Era perduto, era completamente partito di testa per quel ragazzo e non aveva voluto accettarlo per tutto quel tempo. Era più conveniente. Non farci caso, intendo. Quel sentimento non sarebbe servito a nulla apparte a fargli del male, quel ragazzo non avrebbe avuto valore se non gli avesse fatto provare un dolore terribile ogni volta che lo guardava. Jimin, prima di addormentarsi, cercò di non rigirarsi troppo tra le lenzuola in modo da non svegliare Yoongi, ma quel nervosismo non riusciva a dileguarsi in nessun modo. Provò a chiudere gli occhi, ma continuava a provare una forte sensazione al petto. Era lì, nel letto di Min Yoongi, il ragazzo più improbabile con il quale Jimin avesse mai pensato di passare la notte e che, tra l'altro, gli aveva fottuto il cervello fin da subito. Un brivido di eccitazione lo percorse, togliendogli definitivamente la voglia di dormire. Non poteva nemmeno guardare il volto di Yoongi, dato che era girato dalla parte opposta. Crudele, pensò Jimin, molto crudele. La consapevolezza di averlo lì steso accanto a sé e non poter far niente lo stava consumando da dentro, ma dopo la serata precedente piuttosto movimentata, la stanchezza cominciava un po' a farsi sentire. E fu così che, finalmente, si addormentò.

Fu questa l'unica tensione di quella notte? No, quello era solo l'inizio. Jimin dormì tranquillamente senza svegliarsi fino alle quattro del mattino circa. Aveva riposato solo un'ora e mezza, il che rendeva il suo risveglio piuttosto fastidioso, ma quando realizzò la situazione in cui si trovava, pensò tutto meno che ne fosse infastidito. Notò che Yoongi si era mosso durante la notte, avvicinandosi a lui e voltando il viso verso il suo. Erano così vicini che Jimin riusciva a sentire il calore che emanava il suo corpo e l'aria esalata pesantemente dal naso. Il suo naso, si disse Jimin, era la cosa più carina che avesse mai visto in vita sua, così piccolo e arrotondato da far quasi dubitare del suo carattere freddo e calcolatore. Le prime luci dell'alba stavano già filtrando tra le tende, rendendo la stanza, di cui il colore predominante era il bianco, di una lieve tonalità rosata, sul pesca. Alcuni raggi di sole rendevano evidenti le piccole particelle di pulviscolo che restavano sospese nell'aria, placide e tranquille come il volto del ragazzo che gli dormiva accanto. Jimin si girò sul fianco, affinché riuscisse a rivolgere tutto il corpo verso il suo, mantenendo comunque una certa distanza.
Lo osservò, era come se le sue palpebre si fossero dimenticate del sonno e della stanchezza con cui si erano destate, lo guardò finché qualcosa in lui non bruciò. I morbidi capelli grigi giacevano disordinati sul cuscino e sulla fronte, inutile dire che sembravano fili d'argento anche alla luce fiacca del sole appena nato. Forse, si disse Jimin, facevano quell'effetto solo a lui. Perchè, vedendo quel ragazzo in strada, con i suoi capelli argentei, il suo portamento, la sua eleganza, grazia e cupezza nell'aspetto, era impossibile non innamorarsi istantaneamente di lui. Anche per un secondo, per un piccolo frangente. Jimin si riempì i polmoni d'aria, essendo stato quasi soffocato dallo stucchevole odore di Yoongi sul cuscino, le lenzuola e le coperte. Era come essere avvolti da lui senza esserlo davvero. Una sensazione impagabile, bellissima. Ritornò a poggiare gli occhi torpidi sul viso del maggiore, con la sua asettica pelle candida, gli zigomi pronunciati e le guance paffute a causa del cuscino che le schiacciava. Jimin sentì una dolcissima tenerezza iniziare a scaldargli il petto, pensando che fosse davvero, davvero stupendo anche mentre dormiva. Il suo sguardo si focalizzó sugli occhi chiusi, i quali formavano una linea sinuosa ed aggraziata come un merletto decorativo. Le ciglia erano così lunghe e nere da accompagnare fedelmente la linea flessuosa dell'occhio, facendo accorgere Jimin di quanto fossero femminili ciglia del genere. Erano un incanto, un acchiappasogni che si era appropriato del cuore di Jimin, senza alcuna possibilità di negoziazione. Persino le orecchie bucherellate da piercing e orecchini erano mirabili. Jimin ebbe la tentazione di sfiorare quei particolari, di percepirli sotto le sue dita e sperimentarli con il suo tatto. Non voleva svegliarlo, avrebbe desiderato continuare a guardarlo per l'eternità, e se fosse stato possibile, anche dopo di essa. Era una sensazione bellissima sentire che quel momento apparteneva solo a lui e a nessun altro. Voleva far tesoro di ogni singolo dettaglio di quel ragazzo, cosicché quando si sarebbero dovuti separare, si ricordasse dell'unica persona che gli faceva provare delle emozioni talmente forti da togliergli il respiro. E fu con quel pensiero che i suoi occhi, timidi e un po' indugianti, caddero sulle labbra del più grande, ancora profondamente assopito. Erano socchiuse, tinte di un rosa pallido che se non l'avessero inventato quelle labbra, probabilmente non sarebbe mai esistito. Assomigliava alla bocca di una bambola, graziosa e innocente. Dio solo sapeva quanto aveva combinato quella bocca sul corpo di Jimin, Dio solo sapeva ciò che l'insieme di ogni singolo elemento riguardasse quel ragazzo avesse provocato nel petto del biondo. Jimin si ricordò delle parole sofferenti di Yoongi, della sua confessione incerta che gli faceva ancora battere il cuore come un pistone in cortocircuito e quella sottile velleità che gli impediva ancora di baciarlo. Il minore mandò all'aria tutto e poggiò le cinque punte delle dita sulla guancia liscia e polita del più grande, il quale fortunatamente non si accorse di nulla. La sua pelle scottava, nonostante fosse bianca come la neve. Jimin accarezzò dolcemente tutto lo zigomo, passò il pollice delicato sulle labbra e si avvicinò molto lentamente a quel volto incantevole. Chiuse gli occhi, cercando di non pensare allo sbaglio, all'errore che stava compiendo. Sporse di un po' le labbra, immaginando già il contatto con quelle di porcellana di Yoongi.

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