love is both: how you become a person, and why.

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Hoseok, insieme alle sue grandi e gommose scarpe dalla suola altissima, scomparì dalla grande stanza e Jimin prese subito la parola per calmare la situazione creatasi tra Jin e Namjoon. Non che volesse apparire come un salvatore, oppure non volesse farsi gli affari suoi, semplicemente pensava che Seokjin meritasse più fiducia e che forse una terza persona glielo avrebbe fatto capire con più facilità. Quei due gli erano sembrati una bell'accoppiata fin da subito, anche se non ne conosceva pienamente tutti i dettagli. Nel corso dei giorni, però, era riuscito a scoprire che convivevano già poco tempo dopo il loro primo incontro e che erano sempre stati fedelissimi l'uno all'altro. Diciamo che assomigliavano molto ad una di quelle coppiette di anziani che erano solite passeggiare nei parchi, mano nella mano, pronti ad un picnic romantico sul prato verde. Con la sola e piccola differenza che Jin tirava tutto il proprio panino ai piccioni e, una volta finito, cominciava a rubare pezzi da quello di Namjoon, il quale iniziava prontamente ad imprecare ad alta voce contro il ragazzo. Per il resto, andavano d'accordo più o meno su tutto ed avevano un grande rispetto per gli interessi di entrambi.

"Ragazzi, potrei anche sbagliarmi, ma per me non c'è nulla di cui preoccuparsi. Voglio dire, si parla solo di qualche messaggio e non oltre, no?" Chiese Jimin al gruppo, sperando di ottenere consensi. Incroció le mani dietro la schiena e si dondolò sui suoi piedi, un po' intimorito dall'espressione contrariata ed interrogativa nel volto di Namjoon.

"Non so se intendi ciò che intende Youngjae, ma io l'ho capito benissimo quello che vuole fare con il mio ragazzo. Non posso ignorare delle cose del genere." Replicò Namjoon convinto e pacato.  Jin non fece a meno di pensare che il suo ragazzo gonfiasse la faccenda in modo esagerato, ma non voleva interrompere l'opera di bene che stava intraprendendo Jimin, quindi stette in silenzio.

"Ti fidi di Seokjin?" Gli domandò retoricamente il biondo, prevedendo già la risposta. I palmi delle sue mani sudavano freddo, Jungkook lo guardava con il suo sguardo che segnalava una situazione imbarazzante. Il modo teneva la bocca convertita in una linea e il naso leggermente arricciato, insieme ad una mano che grattava in modo convulso la nuca.

"Mi fido di lui più di quanto mi fidi di me stesso." Sentenziò il ragazzo dai capelli color prugna mentre si aggiustava la bandana nera, e poi rivolse uno sorriso accennato a Jin.

"Che sdolcinato." Ridacchiò Jungkook, beccandosi un'occhiataccia di rimprovero dall'amico. Il biondo si girò verso il moro imitando una scena di un film horror e gli infimò a denti stretti di chiudere il becco e non rovinare tutto.

"Uh, il nanetto da giardino oggi è nervoso." Replicó il ragazzo in tono canzonatorio, alzando le mani con un'espressione fintamente stupita. Successivamente convertí quell'espressione in un sorriso, almeno da far capire a Jimin che non voleva affatto dargli fastidio. Jimin lasciò passare quell'espressione esclusivamente perché si era cimentato in qualcosa di più importante e continuò così a rivolgersi a Namjoon.

"Allora, continua a fidarti di lui. Se ti ha detto che farà il suo lavoro e niente di più, non dovresti continuare a preoccuparti così tanto, sarebbe come vivere una brutta situazione due volte." Gli consigliò e poi gli diede una pacca sulla spalla, sorridendo in modo smielato.

"Hai ragione, Jimin." Disse Namjoon senza nient'altro da ribattere. "Scusami, Jin." Gli sorrise, con gli occhi che riflettevano tutta la luce di quella stanza, la quale sembrava essere stata dimenticata qualche momento prima.

"Mi fa piacere che, anche dopo sei anni insieme, ti preoccupi ancora così tanto per me." Lo perdonò il più grande, avvicinandosi a lui e abbracciandolo stretto a sè. "Vieni qui." Sussurro, senza riuscire a trattenere il sorriso. L'abbraccio dei due riuscì a far addolcire tutti coloro che presenziavano a quella dolce scena. Namjoon, il più alto, cingeva la vita di Jin, mentre le braccia di quest'ultimo erano aggrappate al suo collo. I due riuscivano a sentire i battiti dell'uno e dell'altro che acceleravano all'unisono e udivano i loro respiri perfettamente sincronizzati. Jimin prese d'impulso la macchinetta fotografica che Namjoon aveva distrattamente lasciato sul tavolo e scattò una foto dei due, pensava che a Namjoon, dato il suo mestiere, sarebbe piaciuto averne un ricordo stampato. Poteva sembrare invadente, ma Jimin non se ne rese nemmeno conto, forse perché sapeva che i ricordi erano importanti e andavano curati e mantenuti nel tempo. I ricordi più belli donano una nostalgia agrodolce, che quando la assapori per la prima volta ti sembra di essere triste, quando in realtà ti fanno solo sorridere verso una parete bianca. Jimin avrebbe voluto che almeno un frammento di quell'abbraccio che lui aveva causato fosse ricordato.
Jungkook nel frattempo osservava la scena senza sorridere, mentre non riusciva a smettere di pensare che anche a lui sarebbe piaciuto avere una famiglia, una volta diventato adulto. Amare qualcuno di cui fidarsi ciecamente ed essere amato, magari. Sí, gli sarebbe decisamente piaciuto avere una relazione del genere, ma il problema di fondo era trovare una persona che la reggesse con lui e non si era mai posto tale problema in vita sua. Sentiva tantissimo su molti argomenti simili alla televisione e su internet, le vedeva con i suoi occhi per strada e ancora si sentiva inadatto, forse nemmeno era pronto ad avere una relazione. Forse la ricerca della persona giusta lo aveva riempito di paranoie, perché da lontano nessuno sembra la persona giusta, ma Jungkook la desiderava con tutto se stesso. Eppure non conosceva nemmeno cosa significasse innamorarsi, cosa voleva dire avere le farfalle nello stomaco, oppure quel tremore delle mani quando ti senti a disagio, ma al contempo non vorresti essere da nessun'altra parte. Da tutta la vita gli restava complicato riconoscere questo tipo di sensazioni.
Cominciò a riflettere su tutte le persone che gli erano rimaste accanto durante tutti quegli anni: suo fratello, Jimin e i suoi genitori, che purtroppo non potevano essergli fisicamente vicini. Lavoravano fuori come quelli di Jimin e in passato riuscivano a venire a fargli visita ogni due o tre settimane. Ormai erano mesi che non li vedeva più, ma Jungkook sapeva vivere da solo, dunque non aveva grandi difficoltà ad accettarlo, anche se gli mancavano come  l'ossigeno nell'aria vuota. I suoi genitori avevano sempre rappresentato i due pilastri più importanti nella sua vita, fin da quando era piccolo e aveva deciso per la prima volta di interessarsi al mondo della moda. Perciò Jungkook aveva intenzione di raccontargli tutto quello che gli era successo in quei giorni di persona, durante la loro prossima visita. Il moro fu bruscamente risvegliato dai suoi pensieri dalla voce acuta e dolce di Jimin, che gli appoggiò una mano sul braccio.

♔ velvet & silk ♔ yoonmin, vkook, namjin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora