Melany rimase immobile per qualche istante di fronte alla porta di quell'aula, la stessa del giorno precedente. Aprirla avrebbe significato rivivere la sensazione d'impotenza sotto le angherie di quei pazzi fuori di testa, e del teppista feticista che le aveva annusato i capelli. Tuttavia, c'era anche la possibilità di rivedere quel ragazzo, Ren, il quale, forse, sarebbe intervenuto ancora una volta in suo favore. Sperando in quell'ultimo pensiero, prese un profondo respiro e aprì la porta con cautela.
Di fronte a lei, sulla cattedra, erano seduti due ragazzi che armeggiavano con il cellulare, mentre sulla destra il suo peggior nemico sembrava intento a disegnare graffiti su un banco. Infine, eccolo lì. Coperto come sempre dal cappuccio della felpa, Ren stava ascoltando la musica seduto in fondo alla stanza. Lo vide sollevare lo sguardo su di lei, la quale, colta da una strana sensazione di disagio, voltò il capo altrove.
Il sedicente artista di strada interruppe la sua opera e subito le si avvicinò, a braccia aperte e con un gran sorriso.
«Melanite, piccola! Quanto mi sei mancata!» Cercò di abbracciarla, ma lei si scostò di lato prima che potesse farlo.
«Melany, mi chiamo Melany!» precisò d'istinto, irritata dal suono di quel nome. Un attimo dopo venne di nuovo invasa dalla sensazione d'inquietudine. «Perché mi avete fatta chiamare?» mormorò a disagio, spostando lo sguardo su Ren che, però, era tornato a concentrarsi sul dispositivo che reggeva in mano.
«Mi spezzi il cuore quando parli così. Pensavo che fra noi fosse nato qualcosa dopo l'incontro di ieri» rispose il ragazzo moro, posandosi le mani sul cuore. «In ogni caso, io e i miei amici abbiamo sete. Prendici qualcosa da bere, piccola» ridacchiò e si girò per raggiungere gli altri ancora seduti sulla cattedra.
"Ma che vuole? E perché cavolo mi chiama piccola?" lamentò nella mente, disgustata da quell'appellativo. Poi si concentrò sull'effettivo problema.
«E perché dovrei andare io?»
«Perché abbiamo sete, te l'ho appena detto. Non ci senti? Forza, su. Va'!» rispose, indicando con un gesto della mano l'ingresso alle sue spalle.
Possibile che stesse parlando sul serio? Avevano chiamato il suo nome in filodiffusione per avere da bere? Perché nessuno li aveva fermati? Tuttavia, il vero problema era un altro.
«... e i soldi?» domandò Melany. Poteva anche prenderle quelle benedette bibite, se avesse significato uscire da quella assurda situazione, ma davvero si aspettava che pagasse lei? E come? Non certo con l'unico euro che aveva portato con sé per comprare i tarallini.
Il ragazzo socchiuse gli occhi a fessura, rivolgendole una smorfia, e le si riavvicinò.
«Davvero mi stai chiedendo i soldi? Credevo fossi coraggiosa, non stupida».
Melany arretrò. «Non ho soldi...» ammise riluttante, allarmata dalla brutta piega che avrebbe potuto prendere quella situazione.
«Tu, stai dicendo a me che una ragazza ben vestita come te non porta dei soldini con sé?» disse puntandole il dito contro il petto, sfiorandola. Scoppiò a ridere, poi la spinse contro il muro e con una mano le tirò il collo della maglietta. «A chi credi di prendere per il culo? Eh?» inveì rabbioso.
Melany era pietrificata, fulminata dal suo sguardo aggressivo. Provò a controbattere, cercando di ragionare su quale fosse la risposta giusta da dargli per evitare che si infuriasse ancora di più, ma non riusciva a ragionare con lucidità.
In quale terribile guaio si era cacciata?
D'improvviso entrambi sobbalzarono e la loro attenzione venne catturata da un forte rumore proveniente dal fondo della classe.
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Come una farfalla [Completa]
RomanceUn incontro inaspettato attende Melany Rose nella nuova scuola. Nessuno dovrebbe conoscerla, eppure lui sa il suo nome. Ma chi è? Ha degli amici, poco raccomandabili, ma preferisce star solo; non torna a casa dopo la fine delle lezioni; passa il tem...