Capitolo 9 - Paura

1.5K 116 100
                                    


[- ATTENZIONE: Il capitolo potrebbe risultare forte se sei facilmente impressionabile. Il mio modo di scrivere è molto delicato, ma è giusto avvisarti.
Il video che vedi all'inizio è il Sound Track iniziale, da cambiare quando leggerai la frase "Alcune gocce di pioggia...". Di seguito il secondo Sound Track. Buona lettura. -] -Mâg



PAURA


Quando il treno arrivò Sabrina liberò un fiume di lacrime addolorata dalla partenza di Melany, considerata come una seconda figlia, mentre Rebecca la pregava di darsi un contegno, imbarazzata dagli sguardi dei passanti. Le due ragazze avevano passato tutta la sera a chiacchierare, soffermandosi sui loro problemi di cuore, e finendo per cadere nel sonno a notte fonda. Il tempo era trascorso troppo in fretta e Melany, a malincuore, doveva rientrare a casa, quella nuova.

La stazione era gremita di gente e il convoglio, previsto per le quindici, sopraggiunse in perfetto orario.

«È così bello averti a casa. Non andartene... Non ci lasciare!» piagnucolò Sabrina, abbracciando energicamente la ragazza.

«Mamma, non sta morendo! E devo ricordarti che tua figlia sono io?» sbottò Becca, a disagio per il suo comportamento esagerato.

«Grazie davvero per l'ospitalità, Saby. Ci rivedremo presto, te lo prometto» disse Melany battendo pacche sulla spalla della donna, che non accennava a lasciare la presa su di lei.

Mentre cercava di consolare la madre della sua migliore amica, sempre troppo emotiva, scorse un anziano signore seduto sulla panchina lì vicino che, pur vestendo abiti eleganti, indossava un paio di scarpe da ginnastica rosso, verde e bianco. Lo spirito sportivo era molto radicato nel suo paese e quelle erano le scarpe ufficiali della squadra di calcio giovanile, raffiguranti i colori dello stemma: una volpe rossa, su sfondo bianco e cornice di alloro verde. Guardandosi intorno si accorse di altre persone che indossavano indumenti della squadra, cosa che lei aveva sempre considerato terribilmente trash. Non si era mai interessata alle consuetudini paesane e trovava eccessive tutte quelle attenzioni riservate a una squadra vincitrice di un solo campionato regionale; tuttavia, in quel momento, nacque in lei il desiderio di possedere qualcosa che potesse ricordargliela e si promise di acquistare almeno un souvenir, la prossima volta.

«Allora ci sentiamo per messaggio» disse Rebecca, salutando dalla banchina.

«Tranquilla, ti scrivo appena arrivo» rispose Melany, posizionando gli zaini sopra la poltrona che contrassegnava il suo posto. Continuò ad agitare la mano verso Becca e Sabrina finché poté ancora vederle dal finestrino, poi lo chiuse e si sedette, rassegnata al rientro a casa. Chiuse gli occhi e appoggiò la testa allo schienale, sospirando.

Non ebbe il tempo di rilassarsi un solo minuto perché subito distratta dalla suoneria del suo cellulare, che intonava la melodia di uno dei suoi Anime preferito.

«Sono partita in questo momento» dichiarò Melany seccamente, rispondendo.

«Bene. Volevo dirti che faccio io la spesa, però non ci sarò per cena» affermò sua madre.

«Tranquilla, non c'è problema» mormorò, già sapendo cosa le avrebbe detto.

«Se vuoi ti lascio qualcosa di pronto!»

Come una farfalla [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora