Una settimana. Dovetti aspettare sette lunghissimi giorni prima che Alpha si decidesse a parlarmi di nuovo. Da quando eravamo tornati dalla missione mi aveva rivolto la parola solo per comunicarmi che il mio comportamento era stato inaccettabile e meritavo una punizione.
Non pensavo che un pugno a Steve Rogers potesse portarmi a tale conseguenza: certo, per quella serata non avrei dovuto alzare neanche un dito, ma l'istinto aveva prevalso sulla ragione come mai prima d'allora.
Alcuni avevano colto l'occasione per denigrarmi come al solito, probabilmente sicuri di riuscire a convincere Alpha a cacciarmi via e, in poche parole, uccidermi. Non riuscivo proprio a capacitarmi del loro odio, non avevo fatto nulla contro di loro da quando ero stata arruolata e ogni volta che provavo a chiedere spiegazioni ottenevo sempre dinieghi.
«A quanto vedo siete sempre più uniti voi tre» apostrofò Alpha non appena misi piede dentro l'abitazione che fungeva da base segreta. A seguirmi c'erano Fort e Spettro, le prime persone di cui avevo memoria da quando ero entrata nell'organizzazione.
La donna si voltò con un sorriso inquietante a incurvarle le labbra rosse come ciliegie mature. Tra le mani aveva un grosso plico di fogli e il camice bianco che indossava non prometteva nulla di buono, voleva forse farmi assistere alla cancellazione della memoria dei fratelli Delta? Era questa la sua punizione?
«Accomodatevi pure, dopotutto abbiamo ancora un po' di tempo» disse Alpha indicando con un cenno del capo la tavola posta al centro della cucina. Esitai un istante, tutta quella gentilezza stonava moltissimo con l'espressione dura che le segnava il volto, e alla fine mi sedetti nella sedia più lontana da lei. Alpha rimase in piedi. «Cosa ci fate voi due qui?»
«Temevamo che non seguisse gli ordini» rispose prontamente Spettro. Sentii la sua mano tastare la mia seduta e subito intrecciai le mie dita con le sue, non amava il contatto fisico ma sapevo che quel gesto lo aiutava a tranquillizzarsi.
«Fingerò di crederti. Ora dimmi, perché pensi di essere qui?» proseguì Alpha piuttosto scocciata, questa volta fissando lo sguardo nel mio. Sorprendentemente, non s'intromise nei miei pensieri.
«La punizione» mi limitai a rispondere, abbassando lo sguardo. Tutto questo essere pacati cominciava a preoccuparmi e probabilmente me lo si leggeva in viso dato che Spettro cominciò ad accarezzarmi il dorso della mano con il pollice. Gli lanciai un'occhiata e vidi che aveva lo sguardo fisso su Alpha, così come Fort.
«So quanto fremi dalla voglia di conoscerla, ebbene ora te la svelo.»
Cominciò a sfogliare il plico di carte che teneva in mano e non appena trovò ciò che le interessava quasi me lo lanciò addosso. Sciolsi la presa dalla mano di Spettro e raccolsi i fogli graffettati che ora giacevano scompostamente davanti a me. Provai a capire cosa c'era scritto, ma erano citati procedimenti assurdi e composti chimici che neanche immaginavo potessero esistere.
«È un gentile regalo da parte di alcuni conoscenti, non ti sembra fantastico?» disse con una sogghigno. La guardai perplessa, non sapevo neanche di cosa parlassero quei fogli e pretendeva un mio apprezzamento? «Oh, forse non hai capito!»
Mi tolse i fogli dalle mani con uno strattone, non più l'ombra di un sorriso campeggiava nel suo viso. Alpha cominciò a smanettare con lo smartphone e non le tolsi lo sguardo di dosso neanche per un istante, stranamente Spettro e Fort quasi non si muovevano.
«Osserva» disse la donna porgendomi il telefono. Premetti play al video che illuminava lo schermo: c'era una ragazza rinchiusa in una cella, sembrava sfinita, e una leggera aurea rossa le circondava le dita. Mosse violentemente le mani e la sedia posizionata davanti a lei si divise letteralmente a metà. Ripeté lo stesso gesto e le parti della seggiola divennero quattro.
Perché farmi vedere un video simile?
«Sarai la prossima e diventerai proprio come lei» sbottò, improvvisamente arrabbiata, e mi sentii mancare. Non ero pronta a diventare la sua cavia, pensavo avessero la precedenza tutti i membri dell'organizzazione con più esperienza di me! Guardai i miei due accompagnatori e li scoprii a braccia incrociate, lo sguardo vacuo e fisso su Alpha. Erano diventati marionette.
«Se tu avessi tenuto le mani a posto tutto questo non sarebbe mai successo!»
«Come potevo non fare nulla quando mi aveva presa in spalla per portarmi chissà dove?» urlai, battendo i palmi sul tavolo in un moto di incontenibile rabbia. Capii subito d'aver sbagliato, non servì nemmeno alzare lo sguardo verso il viso di Alpha.
«Devo forse ricordarti che posso entrare nei tuoi pensieri? So per filo e per segno cos'è successo!» sbraitò, non l'avevo mai sentita così profondamente arrabbiata. Rimasi con lo sguardo basso, gli occhi incollati alle mie mani intrecciate e posate sulle gambe tremanti. Da quando perdevo il controllo di me stessa così velocemente? «A differenza degli altri, hai la certezza di sopravvivere, dovresti solo ringraziarmi! Senza contare che sarai molto potente, altro che quei bambocci degli Avengers!»
Perché non potevo rimanere me stessa? Anche senza alcun potere riuscivo a cavarmela egregiamente nei combattimenti, sia corpo a corpo che con le armi. Non serviva, non serviva!
«Il dolore di cui ti hanno raccontato non ha nulla a che fare con quello che proverai tu. Fort, Spettro, prendetela e seguitemi.»
Le due persone di cui mi fidavo di più al mondo mi presero di peso per le braccia e cominciarono a trascinarmi fuori dalla cucina, diretti verso la porta nascosta.
Scalciai, urlai, ma fu tutto inutile.
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Ombre alla deriva »Bucky Barnes
FanfictionErano passati quasi due anni da quando Hecate era stata arruolata nel MOS, un'organizzazione criminale segreta, e aveva perso ogni ricordo del suo passato. Bastarono soltanto un paio di mesi per abituarsi a quella nuova vita fatta di armi, esperimen...