5: "Mi dispiace, suppongo"

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Alla fine Spettro aveva fatto ritorno alla stanza dell'interrogatorio accompagnato dal Soldato d'Inverno ed io ero stata gentilmente portata fuori da Tony. A quanto pareva né Steve né Fury volevano che rimanessi ad ascoltare le confessioni del mio compagno, ma nessuno dei due mi diede una vera e propria motivazione.
«Non sentirti in colpa, non hai fatto niente di male a parte usare il tuo trucchetto di magia» cercò di consolarmi Stark mentre mi accompagnava verso una zona non ben identificata dell'edificio. Avevano forse un paio di celle pure qui?
«Infatti non mi sento affatto in colpa» risposi, guardandolo con la coda dell'occhio. Lo vidi sogghignare e scuotere la testa.
«Immagino tu sia stanca, dopotutto hai combattuto contro James Barnes in persona, no?»
«Non lo sopporti proprio quel tipo, eh?»
Mi ritrovai stupidamente a sorridere, la battuta di Tony grondava di sarcasmo e mi ricordava Fort. Chissà cosa stava facendo lui in quel momento: era steso sul letto pieno di ferite? O era riuscito a rimanere illeso? Stava pensando a me e a Spettro?
I primi giorni nell'organizzazione erano stati un vero inferno: avere la memoria resettata mi aveva fatta disperare perché ero consapevole che non ci sarebbe stato più nessuno a tenermi aggrappata alla realtà. Vedevo tutte le altre persone allenarsi come dei dannati, mirare ai bersagli e centrarli ogni singola volta, utilizzare dei poteri che non credevo potessero esistere nelle persone comuni e così nacque la voglia di essere come loro, di poterli uguagliare e superare. Bastarono un paio di mesi e Alpha mi inserì nella Sezione Rossa, da quel momento in poi a farmi da mentore fu Fort, la prima persona ad avermi rivolto una parola gentile quando ero arrivata.
«Ti pare? Un soldatino di ghiaccio dal muso lungo e le grida facili che è sempre appiccicato a Steve, ottima compagnia!»
«Non è tipo ricercato dal governo? Dallo SHIELD?» buttai lì, cominciando ad apprezzare la complicità che si stava creando senza troppi problemi.
«Non dovrei neanche ascoltarti, ma sì, un paio di persone aspettano di mettergli le mani addosso.»
«E tu lo proteggi tenendolo qui, anche con la complicità di Fury. Allora non siete solo supereroi, avete pure un cuore!»
«Oh ti prego, evitami questi discorsi» rispose con uno sbuffo e decisi di ascoltarlo, non sembrava piacergli molto la piega che stava prendendo il discorso. Rimanemmo quindi in silenzio finché Tony non si fermò davanti ad una porta, due piani più in alto rispetto a dove ci trovavamo prima. «Sono le sei di pomeriggio, scegli tu se dormire fino a domani o provare ad affrontare la cena con noi questa sera.»
«Penso rimarrò qui, grazie per l'idea» risposi, abbozzando un sorriso. Ad una prima occhiata la camera sembrava piuttosto confortevole, c'era perfino una televisione! Tony annuì appena e fece per andarsene, ma lo fermai strattonandogli la giacca. «Perché sei così gentile con me?»
«Non lo so, sarà la vecchiaia che mi gioca brutti scherzi» buttò lì con un'alzata di spalle. Mi sorrise e senza aggiungere altro se ne andò.
Chiusi la porta alle mie spalle e con un sospiro mi lasciai cadere sul letto.

Dormii pressoché quindici ore quel giorno, era da tempi immemori che non mi facevo una dormita simile. La televisione, che ero certa d'aver acceso, la ritrovai spenta, così come la luce: questa abitazione super tecnologica metteva i brividi.
Avevo ancora addosso la divisa e sentivo un assurdo bisogno di farmi una doccia, me l'avrebbero concessa? E poi, potevo fidarmi di uscire dalla camera e chiedere a qualcuno dov'era la cucina? Mi sarei accontentata anche di un pezzo di pane pure di riempire il vuoto che avevo nello stomaco.
Qualcuno bussò alla porta e in punta di piedi mi avvicinai, aprii e rimasi perplessa nel ritrovarmi davanti la ragazza di cui ancora non conoscevo il nome.
«Ti ho svegliata?» domandò con una gentilezza tale che mi chiesi se davvero si ricordasse che, fino a prova contraria, ero una nemica. Scossi la testa, mi sentivo assurdamente in imbarazzo.
«Ti va di fare colazione? Saremmo solo noi due e nel caso arrivasse qualcuno...» lasciò la frase in sospeso e mi mostrò una mano, le dita erano circondate di una nebbiolina rossa. L'avrebbe cacciato via con la forza, capito. Non avrei voluto essere causa di nuovi dissapori, però.
«Sto letteralmente morendo di fame» risposi, uscendo dalla stanza e chiudendomi la porta alle spalle. Lei rise e senza dire altro mi fece strada verso la cucina. Durante il tragitto non incontrammo nessuno e tanto bastò per farmi guadagnare un po' di fiducia, alla fin fine non potevano mica uccidermi!
«Il tuo nome?» domandai, stufa di doverla associare soltanto al video che Alpha mi aveva fatto vedere. Chissà lei cosa stava facendo adesso, magari organizzando un'altra missione per recuperare me e Spettro?
«Wanda. Vuoi del caffè?»
Le risposi con un cenno d'assenso e mi concessi la possibilità di guardare fuori, riuscii a vedere Barton e Wilson correre, evidentemente tutti avevano già cominciato la loro routine giornaliera. Mi ritrovai a sorridere quando Sam fece uno sgambetto al compagno, se non li conoscessi non avrei mai pensato fossero dei supereroi, sembravano così poco seri! Forse, alla fin fine, un po' di allegria serviva sempre per affrontare le continue e nuove minacce che sbucavano dal nulla.
«Penso tu abbia capito che non vogliamo farti nulla, dopotutto l'interrogatorio è venuto piuttosto male» cominciò Wanda, facendomi voltare. La trovai poggiata contro il piano della cucina con una tazza e un biscotto in mano, accanto a lei c'era un'altra tazza fumante. Mi avvicinai senza levarle gli occhi di dosso, ero piuttosto perplessa, e presi il caffè.
«Cosa intendi?» domandai, mettendomi davanti a lei e studiandola attentamente.
«Forse non dovrei dirti nulla, ma Fury è convinto di sapere chi sei davvero.»
Questa ragazza riusciva a mettermi sempre più dubbi, mi faceva quasi paura. Come poteva uno sconosciuto sapere chi ero prima di diventare Hecate? Da quando era cominciata l'ultima missione, tutto stava andando tremendamente storto e potevo ben intuire che quest'ultima novità avrebbe portato solo ulteriore scompiglio.
«Non credo sia possibile visto che -» risposi, ma fui interrotta da Barnes.
«Hecate, devi seguirmi, Fury ti vuole parlare» disse tutto d'un fiato, senza neanche degnarsi di entrare nella stanza. Guardai lui, poi Wanda, e quando quest'ultima sorrise e mi fece cenno di andare, mi decisi a raggiungere il Soldato d'Inverno.
Il tragitto fu breve e e silenzioso, l'unico suono che si sentiva era il rumore dei nostri passi che sembrava echeggiare tra le pareti del corridoio. Essendo dietro Barnes, lo scoprii zoppicare appena, evidentemente i due proiettili di Fort avevano provocato un paio di seri danni. L'unica sua parte che riusciva ad incutermi paura era la protesi: con una sola mano sarebbe stato capace di uccidermi come fossi una ragazza qualsiasi, senza alcun tipo di allenamento alle spalle.
Entrammo in una stanza, questa volta sembrava un vero e proprio ufficio, e ad aspettarci c'erano Fury, Tony e Rogers. Ricordandomi la gentilezza con cui mi aveva trattata la sera prima, sorrisi ad Iron Man. Ero una prigioniera, ma non mi dispiaceva affatto stare per un po' di tempo lontano dalle grinfie di Alpha.
«Barnes, puoi andare» disse Fury, facendo un gesto verso l'uomo che stava al mio fianco. Incrociai il suo sguardo e poi se ne andò, forse un po' scocciato per il tono con cui era stato congedato.
«Penso tu abbia dormito abbastanza, no?» mi chiese sarcasticamente Tony. In tutta risposta sbadigliai e scoppiò a ridere. Rogers, d'altra parte, aveva lo sguardo fisso su Fury, come ad incitarlo a zittirci.
«Ho un impegno tra poco, quindi andiamo subito al dunque.»
Steve parve illuminarsi di luce propria nel sentire quelle parole, in qualche modo aveva raggiunto il suo obiettivo! Incrociai le braccia al petto, sempre rimanendo piuttosto in disparte, e attesi che Fury proseguisse con il suo discorso.
«Penso sia chiaro che tu e il tuo compagno non tornerete mai più all'organizzazione» riprese e quasi mi sentii mancare: sapevo che non me ne sarei potuta andare senza problemi, era una cosa logica, ma sentirlo dire con tale asprezza mi aveva fatta precipitare dolorosamente nella realtà. Le altre Ombre erano pur sempre diventate la mia famiglia. «Sorge quindi il dubbio di dove lasciarvi, no?»
Sentii lo sguardo di tutti e tre addosso e annuii, aveva senso lottare? Oppormi ad una decisione che, perlomeno, mi teneva in vita? No, non in quel momento.
«Tu e Spettro siete giovani e lontani da ogni tipo di controllo mentale che prima potevate ricevere, ci sono buone probabilità che possiate reintegrarvi nella società, ma se i vostri desideri dovessero vertere verso l'organizzazione... c'è la prigione. Spettro verrà con me, provvederà a fornirci informazioni più dettagliate su tutte le missioni fatte e su quella attuale. Tu no.»
Lo guardai a bocca aperta, cosa intendeva? Perché io dovevo finire a priori in qualche squallida gattabuia? Pur di salvarmi la pelle potevo accettare il tentativo di essere inserita nuovamente nella comunità, ma ciò non voleva dire finire in una stanza tre per tre. Neanche per sbaglio avrei accettato un simile destino.
«Porterei anche te tra gli agenti dello SHIELD, ma credo che qui tu possa essere più utile. Penso che a qualcuno sia tornato il buon umore ed è davvero un'ottima novità» disse vago, guardando spudoratamente verso Tony. «I tuoi poteri sono molto simili a quelli di Wanda, potreste aiutarvi a vicenda e imparare una dall'altra. C'è poi James che, avendo un trascorso simile al tuo, potrebbe decidersi a fare nuove conoscenze. Un altro buon motivo per farti rimanere ce l'hai qui davanti.»
Spostò lo sguardo su uno scioccato Steve, evidentemente non si aspettava di esser preso in causa. Sorrisi vedendo l'incertezza farsi spazio sul suo viso, ora sembrava così innocuo e preoccupato che mi venne il dubbio se la persona in cui ero incappata io fosse solo una misera maschera del vero Steve Rogers o meno.
«Non puoi proteggere il tuo amico per sempre, non puoi farti nemici i suoi nemici, devi lasciarlo vivere la sua vita da solo e lei penso sia un ottimo monito» terminò Fury, ora rivolto al Capitano. Quest'ultimo boccheggiò un attimo, sconvolto, ma non osò dire nulla. Mi rifilò un'occhiata velenosa, comportandosi proprio come un bambino, e poi sorrise. «Non parteciperai a nessun tipo di missione e sappi che ti tengo comunque d'occhio. Ora vado, non appena avrò le coordinate precise della loro base ve le comunicherò.»
L'uomo se ne andò con una strana espressione in viso, sembrava al contempo soddisfatto e preoccupato. Non appena uscì dalla porta, Steve e Tony si guardarono e mi bastò poco per capire che stavano per litigare. Da una parte le braccia incrociate e lo sguardo severo del Capitano, dall'altra il ghigno sarcastico e le mani sui fianchi di Iron Man non promettevano nulla di buono.
«Ti conviene uscire» bisbigliò la voce di Barnes, alle mie spalle. Mi voltai e lo trovai appoggiato allo stipite della porta: volevo assistere al litigio, ma stare fuori dalla loro portata era senza dubbio un'ottima idea. Feci quindi un paio di passi indietro, cercando di non dare troppo nell'occhio.
«Vuoi seriamente tenerla qui?» sbottò Steve, dopo un silenzio che era parso infinito. A quanto pareva non accettava proprio l'idea di avermi sotto il suo stesso tetto e non voleva neanche aspettare che io fossi lontana per far presente la cosa.
«È un ordine e non mi pare abbia altro posto in cui vivere al momento» fu la risposta di Tony. Mantenni lo sguardo su di lui sperando di riuscire a placare il nervoso che mi stava salendo a causa di Rogers, se avessi perso il controllo in quel momento gliel'avrei soltanto data vinta.
«Da quando segui gli ordini?»
«Da quando tu hai portato qui Barnes per proteggerlo da tutti quelli che lo vogliono morto» rispose aspramente Tony, puntando il dito verso di noi. Con la coda dell'occhio vidi il Soldato d'Inverno ritrarsi, come se volesse nascondersi dalla rabbia con cui veniva accusato; dell'espressione fredda e spietata con cui mi aveva affrontata precedentemente non c'era più traccia. Sembrava quasi triste. «Hanno entrambi ucciso persone innocenti e se lui può stare qui senza problemi, per lei deve valere lo stesso.»
«Bucky era sotto il controllo dell'HYDRA, non ha ucciso volontariamente!»
«Certo, dopotutto Hecate ha solo perso ogni singolo ricordo del suo passato, finendo probabilmente in un baratro di falsi racconti!»
Mi morsi il labbro nel tentativo di rimanere zitta: forse Tony aveva ragione, dall'inizio Alpha mi aveva raccontato così tante storie assurde che oramai non riuscivo più a distinguere la verità dalla finzione. Era riuscita a rigirarmi come un calzino senza fare nemmeno troppa fatica ed ora che ero lontana da lei come avrei fatto a sopravvivere?
In quel momento mi sentii una vera stupida e non potei far altro che abbassare lo sguardo.
«Perché tu riesci pure a crederle? Non si è neanche pentita delle sue azioni!»
All'improvviso, in modo totalmente inaspettato, sentii le lacrime salire agli occhi. Mi stava uccidendo con così poche parole!
Tony non rispose subito, a quanto pareva Steve era riuscito a far girare il discorso a suo favore e, poco ma sicuro, non si sarebbe fermato.
«Steve, stai riversando tutta la tua rabbia repressa su di lei e non ha senso» s'intromise James, questa volta mettendosi esattamente davanti a me. Alzai la testa e mi passai una mano sugli occhi, incredula. Mi stava difendendo. Vidi l'espressione del biondo vacillare alle parole dell'amico e trattenni il respiro, stava forse tentando di calmarsi?
«Tu dici?» domandò quasi sussurrando. Guardò prima me e poi James, ora sembrava davvero smarrito. Ciò fu la conferma alla mia ipotesi: Steve non era la persona cattiva che mi voleva far credere.
«Certo che lo dice, non hai capito?» sbottò Tony, questa volta più tranquillo.
«Mi dispiace, suppongo» disse Steve, abbozzando un sorriso sincero. Mi aspettavo una stretta di mano - o un bacio sulle nocche come al nostro primo incontro -, ma si limitò a guardarmi, chiaramente dispiaciuto.
«Sei poco lunatico, vero Rogers?» domandai sarcastica, prima di essere trascinata via da Tony.
Fu come sentirmi a casa, la mia vera casa dimenticata, e non potei fare a meno di sorridere alla nuova sensazione: era da troppo tempo che mi sentivo strana, fuori posto.




Angolo autrice.
Siccome ho preso la stesura di questa storia piuttosto seriamente, ho realizzato che le serviva anche una buona cover... ed eccola qua!
Tralasciando ciò, che ve ne pare del capitolo? Devo ammettere che ho adorato scriverlo, soprattutto la parte in cui Tony e Steve si sono messi a litigare.
D'ora in poi Hecate vivrà a stretto contatto con gli Avengers... chissà cosa combineranno!

Ombre alla deriva »Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora