A nulla erano servite tutte le mie gentili richieste per permettere a Peter di farmi visita ogni tanto; ogni volta che tiravo fuori l'argomento in assenza di Tony c'era sempre qualcuno che sviava il discorso, invitandomi ad aspettare il suo ritorno e ciò significava avere zero possibilità di incontrare nuovamente Peter.
Essendo nell'era digitale, fin dal primo incontro rimanemmo in contatto tramite messaggi e videochiamate, ma parlare faccia a faccia era senza dubbio la cosa migliore: vedere le espressioni cambiare sul viso dell'altra persona non poteva esser minimamente paragonato a delle emoji a fine frase. Certe volte se ne usciva con delle scemenze assurde che proprio mi invogliavano a dargli un bello spintone, ma da una tastiera cosa potevo fare se non mandargli il dito medio?
Avevo già preparato un ultimo e imponente discorso per convincere Tony, ma quest'ultimo non si presentava al Complesso da tre giorni, facendomi al tempo stesso preoccupare e arrabbiare. Era forse un segno del destino che mi invitava a desistere da quest'ultimo tentativo?
«Ehi, Peter» salutai allegramente, sventolando una mano davanti alla fotocamera interna del cellulare.
«Millicent» urlò lui in risposta, per poi scoppiare a ridere divertito. Da quando gli avevo rivelato il mio vero nome era solito urlarlo a mo' di saluto.
«Smettila, è come se io ti urlassi Spiderman» risposi con un sorriso, abbassando la voce il più possibile, consapevole che forse sua zia ancora non sapeva nulla del suo alter ego.
«Tutte scuse, lo so bene quanto ti piace il tuo nome» rispose lui, alzando gli occhi al cielo. Ecco, questo era uno dei casi in cui gli avrei volentieri dato uno spintone.
Nonostante Peter fosse più piccolo di me di qualche anno, ero lo stesso a mio agio nel chiacchierare con lui. Forse perché entrambi condividevamo una realtà diversa dalla maggior parte delle persone, riuscivo a raccontargli i miei dubbi e le mie ansie senza sentirmi in difetto o sotto giudizio. Certo, c'erano anche tutti gli Avengers - o quasi - a darmi supporto, ma sapere che Peter, un ragazzo di neanche vent'anni, voleva stare al mio fianco era qualcosa di nettamente meglio.
«Hai forse visto qualche strano insetto?» chiese divertito Peter, facendomi tornare alla realtà. Lo guardai perplessa e lui ridacchiò. «Stavi fissando non so cosa, tutto qui.»
«No no, mi ero persa un attimo nei miei pensieri.»
«Del tipo? Mica ti fai ancora le fisime sulla missione in Italia, vero?» disse, assumendo la solita espressione che significava "adesso ti faccio un interrogatorio completo". La stessa che assumeva spesso Bucky quando mi vedeva giù di morale, soltanto che con lui il risultato era un po' diverso.
«Pensavo a noi due, al fatto che sei mio amico, tutto qui.»
«Oh cielo, tutto molto tragico!» esclamò divertito Peter, lasciandosi cadere sul letto con così poca attenzione che riuscii a sentire perfettamente il crack che fecero le doghe. «Ammettilo che sono un tuo pensiero fisso!»
«Ti sogno pure di notte, infatti» risposi con una risata, armeggiando sulla scrivania con un paio di tomi per far stare in piedi il telefono senza doverlo tenere in mano. «Solo che sei sotto forma di bruttissimo ragno gigante.»
Mi rifilò un'occhiataccia a cui, se fossimo stati faccia a faccia, sarebbe sicuramente seguito un gestaccio e gli feci una linguaccia, abbozzando un sorriso del tutto sarcastico.
«Come procede con l'intercettazione di cui mi hai parlato l'altro giorno?» cambiò discorso lui, spostando lo sguardo verso un punto indefinito della sua stanza - forse la porta, dato che, gesticolando, invitò qualcuno ad uscire.
«Ciao May» gridai, quasi certa si trattasse di lei. Era capitato che scambiassimo qualche parola durante le videochiamate, ma nulla che potesse creare il minimo imbarazzo a Peter. La donna mi salutò di rimando, senza però essere inquadrata, e ricevetti l'ennesima occhiata di fuoco dal giovane supereroe. «Lo so che mi vuoi bene! Comunque, sembra stia andando tutto bene: è stato scelto un agente della CIA specializzato in missioni sotto copertura ad alto rischio che raggiungerà la nuova base grazie all'ingenuità di Fort. Che Alpha poi se la beva o meno non c'è dato saperlo, anche se temo verrà fuori un disastro.»
Come poteva un uomo qualsiasi, benché esperto nel suo mestiere, fuggire alle grinfie di un strega? Le sarebbe bastato uno sguardo per leggere ogni suo pensiero, per comprendere ogni sua paura e per renderlo la sua ennesima marionetta. Non si poteva nemmeno escludere la possibilità che venisse crudelmente ucciso.
«Avete individuato il luogo d'arrivo?»
«Non lo so, a quanto pare tenermi aggiornata sulle novità non è una loro priorità» borbottai, incassando la testa nelle spalle. Un po' mi sentivo esclusa, ma cercavo di non pensarci troppo per focalizzarmi solo sui miei allenamenti: preparazione da non trascurare affatto dato che ogni secondo che passava mi trascinava irrimediabilmente alla resa dei conti - "appuntamento" pressoché confermato dato tutto il dispiego di forze in atto.
«Avranno i loro motivi, dai! Sei sempre a lamentarti pero, eh!»
«Io che mi lamento? Ma fammi il piacere!» brontolai, corrugando la fronte indispettita. Non mi lamentavo così tanto! Un po' sì, non si poteva negare, ma avevo sicuramente il diritto di esprimere il mio disappunto nel vedermi trascinata in una realtà opposta a quella a cui ero abituata!
«Millicent...» cominciò Peter con lo stesso tono di un genitore che si prepara a rimproverare il figlio, ma fu bloccato dal tonfo sordo che produsse la porta della mia stanza aperta senza alcuna delicatezza. Mi voltai di scatto, pronta a scacciare il disturbatore a suon di oggetti lanciati, e scoprii Tony a guardarmi dispiaciuto. «Salve signor Stark!»
«Bimbo ragno, Millicent» salutò frettolosamente l'uomo, senza però fare alcuna allusione riguardo la nostra videochiamata. Cosa davvero sospetta. «Potete venire in salotto? Cioè, tu vieni e Peter rimane in linea.»
Lanciai un'occhiata veloce a Peter e lo trovai con un'espressione a metà tra il meravigliato e il dubbiosa, miscuglio alquanto improbabile. Risposi con un «Come vuoi» piuttosto tirato, ancora infastidita per la sua assenza prolungata senza nemmeno un avviso, e lo seguii nell'altra stanza.
In salotto c'erano tutti gli Avengers, a partire da Clint fino a tale Scott Lang di cui avevo solo sentito parlare ogni tanto - ero stata casualmente informata di come avesse battuto Sam sul tetto del Complesso e a primo impatto avevo riso per cinque minuti buoni.
«Qualcuno sa come spedire un invito fino ad Asgard?» domandò scherzosamente Tony, attirando l'attenzione di tutti i presenti. Più lo guardavo, più mi sembrava preda dell'ansia e non riuscivo proprio a trovarne un motivo plausibile: stava forse radunando tutti per comunicare il piano d'attacco contro il MOS? Era solo uno stupido scherzo per passare un po' di tempo insieme? Mi mancava qualche tassello del puzzle e per questo non riuscivo a comprendere la realtà dei fatti?
Cercai di incrociare lo sguardo di Bucky - che si trovava dall'altra parte della stanza -, ma fu piuttosto inutile dato che sembrava concentratissimo su Tony.
«Forse chiamarvi tutti qui è stata una mossa piuttosto stupida, ma per giustificarmi posso dire che non l'ho formulata io questa idea. Sarebbe stato molto più facile limitarsi a degli inviti, ma, anche qui, mi sono visto costretto a cedere» cominciò Tony, racimolando confidenza parola dopo parola. Rhodey lo invitò, piuttosto divertito, a velocizzare il discorso con un ampio gesto delle braccia che gli fece guadagnare l'approvazione di Scott Lang. Che poi, quest'ultimo era davvero un Avenger?
«Insomma, riassumendo, io e Pepper abbiamo deciso di rendere ufficiale la nostra relazione e per festeggiare questo lieto evento» il sarcasmo con cui calcolò "lieto" sembrò rendere il tutto uno scherzo, ma lo si poteva ben dire dalla sua espressione che era l'assoluta verità, «abbiamo deciso di organizzare una piccola festicciola il prossimo sabato, a casa nostra.»
Non fece in tempo a terminare il suo discorso, se così si poteva considerare, che partì un fragoroso applauso. E se lo meritava tutto: non solo per il passo avanti nella sua relazione, anche per tutti gli avvenimenti possibilmente catastrofici che aveva affrontato, per avermi accolta nella sua casa nonostante fossi tutto tranne che una persona di cui fidarsi. Mezzo pianeta gli doveva la vita, a lui e agli altri Avengers, e se la meritava un po' di serenità.
«Tony, scusami un attimo» prese parola Natasha, accigliandosi appena. «Questi annunci non li si dovrebbe fare in coppia?»
«Romanoff, chiudi quella boccaccia! La mia signora ha i suoi impegni!»
La rossa fu la prima a scoppiare a ridere e pressoché tutti la seguirono a ruota. Solo in quel momento riuscii a incrociare lo sguardo di Bucky e quando vidi un sorriso incurvargli le labbra non potei far altro che imitarlo, praticamente incapace di non essere condizionata da lui. Era una sensazione strana che nasceva dritta nello stomaco e sembrava raggiungermi il cuore come mille bollicine frizzanti che mi davano un'assurda tranquillità.
«C'è decisamente troppo amore nell'aria! E voi due smettetela di guardarvi così che mi sento a disagio!» sbraitò Peter dall'altro capo del telefono, attirando la mia attenzione sulla sua espressione schifata.
«Ringrazia di non essere al mio fianco, Parker.»Non passarono neanche ventiquattro ore dall'invito alla festa di fidanzamento che Wanda mi invitò per un tranquillo pomeriggio in giro per negozi. A primo impatto quasi declinai, adducendo al fatto che non mi era permesso abbandonare il Complesso, ma poi realizzai che ero ufficialmente una persona libera e come tale non avevo più alcun obbligo da assolvere - a parte, forse, non tornare nelle fila del MOS.
L'obiettivo dell'uscita era trovare qualcosa di carino da indossare alla festa e nonostante lo shopping non fosse una delle mie più grandi passioni, mi ritrovai ad apprezzare l'idea.
«Che ve ne pare?» domandò Natasha, sbucando dalla tenda azzurra di un camerino e dovetti trattenere un sorriso nel vederla così stranamente timida e impacciata. Sembrava che si fosse trasformata in tutt'altra persona rispetto all'abile spia capace di atterrare tre Ombre in pochi minuti.
«Questo blu è definitivamente il tuo colore!» esclamò meravigliata Wanda, battendo le mani come una bambina.
«A Bruce verrà un colpo, sei davvero l'agente più elegante che abbia mai visto» concordai con un occhiolino, alzando pure il pollice in segno di approvazione. La rossa abbozzò un sorriso e si guardò allo specchio, lisciando la gonna appena svasata.
«Non mi stupirei nel vederli tutti cascare ai tuoi piedi!» rincarò la dose Wanda, accennando un piccolo ghigno. Poi sembrò realizzare qualcosa d'importante, tant'è che spalancò gli occhi e le sfuggì un'esclamazione sorpresa, e si voltò verso di me con un sorrisino melenso. «Eccezion fatta per Bucky, ovviamente! Lui è solo tuo, Millie.»
Boccheggiai presa alla sprovvista da quell'insinuazione che, se da una parte mi faceva piacere, dall'altra mi metteva decisamente in imbarazzo. La mia reazione fece scoppiare a ridere entrambe le compagne cosa che, se possibile, mi fece sentire ancora più a disagio: non ero abituata a sentire certe allusioni riguardo me e Bucky né a vedermi oggetto di divertimento.
«Sembrate due schifosissimi adolescenti innamorati, fattelo dire» disse Natasha, tornando la donna spregiudicata che avevo imparato a conoscere. Risposi con un'alzata di spalle e concentrai la mia attenzione sul vestito che tenevo stretto tra le braccia come a invitarle a non fare alcuna domanda. «Tralasciando ciò, dovresti provare quello rosso.»
«Penso di essermi affezionata a questo rosa» risposi, scuotendo la testa. Non amavo indossare abiti lunghi, corti o gonne ed era già tanto se quel piccolo miracolo rosa pastello m'aveva conquistata. Non era nulla di troppo elaborato e mi arrivava sotto le ginocchia, dandomi la possibilità di muovermi a mio piacimento senza rischiare di far vedere le mutande a mezzo mondo. Sì, la mia vena di pessimismo non mi abbandonava mai, neanche durante un tranquillo pomeriggio fuori dal Complesso.
«Dovresti cominciare a metterti un po' in gioco, Millicent, se capisci cosa intendo» sussurrò Wanda, ammiccando.
«Dov'è finita la mia compagna di allenamento che quasi comincia a balbettare quando incontra Visione?» borbottai esasperata, senza nascondere il sorriso sfacciato che mi aveva automaticamente incurvato le labbra. Voleva giocare sporco? Non mi sarei tirata indietro! «E che dire della mia rossa preferita sempre in tuta da ginnastica che quasi si imbarazza nel vedersi in un vestito così elegante?»
«Sai essere perfida, a quanto pare! Ne terrò conto e fidati che ho un'ottima memoria» fu la risposta di Natasha, seguita da una risata divertita. A primo impatto, il cambiamento d'espressione nei visi delle ragazze m'aveva preoccupata - subito pensai d'averle offese -, ma a quanto pareva avevano intuito che la mia voleva essere soltanto una replica scherzosa e per nulla degradante.
«Fidati, non scherza» disse Wanda, accennando un sorrisino d'intesa con la rossa.
«Oh Cielo, muoio di paura!» esclamai teatralmente, portandomi una mano al cuore per fingermi quasi ferita.
Avessi potuto esprimere un solo desiderio, avrei chiesto che il tempo si fermasse in quell'istante per lasciarmi vivere la nuova vita che m'ero creata negli ultimi tre mesi: sebbene mancassero all'appello gran parte dei miei ricordi, avevo trovato delle valide persone con cui condividere le mie giornate e non volevo che venisse tutto rovinato. Purtroppo, sapevo perfettamente che la resa dei conti non sarebbe stata una passeggiata e che, in un modo o nell'altro, Alpha avrebbe cercato di rovinarmi di nuovo l'esistenza. Era solo questione di tempo.Angolo autrice.
Non sono molto contenta di questo capitolo - lo trovo piuttosto noioso -, ma avevo bisogno di mostrare una Millicent legata a qualcuno di diverso dalle persone che le stanno/stavano intorno tutti i giorni, mi serviva un valido motivo per dare una festicciola e per rendere Tony un uomo con una solida (e ufficiale) famiglia - per un motivo che si scoprirà più avanti, ovviamente. Poi volevo che le ragazze avessero il loro ben meritato riposo tutte insieme, così da far sentire a Millicent il calore di una vera amicizia al femminile.
Questa Wanda che ammicca e fa allusioni mi piace da morire, forse perché assomiglia all'idea che mi sono fatta di suo fratello!P.S. piano piano ci stiamo avvicinando alla fine della storia così come al primo passo avanti della relazione Millicent\Bucky, quindi stay tuned!
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Ombre alla deriva »Bucky Barnes
FanficErano passati quasi due anni da quando Hecate era stata arruolata nel MOS, un'organizzazione criminale segreta, e aveva perso ogni ricordo del suo passato. Bastarono soltanto un paio di mesi per abituarsi a quella nuova vita fatta di armi, esperimen...