4: "MOS, Modified Organization of Shadows"

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A quanto pareva, se si trattava di Avengers diventavo una calamita per i guai. All'organizzazione non ero ben voluta e ciò mi faceva ben intendere che dovevo arrangiarmi se volevo tornare a casa. Però c'era un problema: come potevo svignarmela se ero legata ad una sedia e sorvegliata a vista da Bruce Banner e Tony Stark?
Alzai la testa e un fastidio impressionante mi percorse il collo, da quanto ero in quella posizione? Ad una prima occhiata, capii di trovarmi in un laboratorio e tanto bastò per farmi tornare in mente il giorno della mia operazione. Ma certo, potevo utilizzare il mio potere!
«Fossi in te, non peggiorerei la situazione» disse Stark, alzando lo sguardo da uno degli schermi che illuminava la stanza. Banner smise di leggere il foglio che aveva in mano solo per rifilarmi un'occhiata incuriosita, chissà che pensieri frullavano in quella testa da scienziato pazzo.
«Sai, c'è ben poco da peggiorare» sbottai, distogliendo lo sguardo dal suo viso per concentrarmi sugli schermi. Non riuscivo a leggere pressoché nulla e quelle poche parole che distinguevo non avevano alcun nesso logico. Chissà se stavano controllando che informazioni erano state rubate.
«Non hai mai visto lui perdere la pazienza allora» rispose Stark indicando il collega che lo stava guardando piuttosto male. Alzai gli occhi al cielo, quanto poteva essere stupido?
«Per quale motivo sono qui?»
«Perché, a quanto si dice, non sei una giornalista» continuò Tony. Lasciò perdere gli schermi e si avvicinò a me guardandomi con quell'aria di superiorità che tanto lo caratterizzava. Avrei voluto sputargli in faccia, ma se volevo andarmene al più presto dovevo mantenere un minimo di cordialità. «Poi... siete entrati in una proprietà privata senza permesso, avete appiccato un incendio e ferito alcuni dei nostri.»
«Non mi riferivo a questo» sbuffai, alzando di nuovo gli occhi al cielo. Stark era davvero considerato un genio? «Perché sono qui? Voglio dire, mi aspettavo un interrogatorio o qualcosa di simile e questo non è affatto il posto ideale.»
Il mio discorso aveva attirato l'attenzione di Bruce che, piano piano, si era avvicinato, pur rimanendo alle spalle del compare. Non ero stupida, sapevo che avrei ricevuto innumerevoli domande e tutti quei computer e schermi non servivano a nulla in questo frangente.
«Dovevamo fare degli accertamenti» mi rispose Bruce, il tono di voce così pacato che sembrava stesse parlando ad un conoscente anziché ad un nemico. Lo guardai perplessa, che tipo di accertamenti si facevano sugli sconosciuti? Stavo per domandarglielo quando la porta si aprì di botto, rivelando l'imponente figura di Steve Rogers.
«Mi serve lei, adesso» sbottò il Capitano rifilandomi un'occhiataccia. Non aveva la minima intenzione di dimenticarsi del nostro primo incontro, peccato!
«Ora avrai il tuo tanto agognato interrogatorio» disse Tony, cominciando a slegare velocemente tutti i nodi. Sembrava parecchio divertito e per un istante sperai che venisse anche lui, almeno ci sarebbe stato qualcuno a contenere l'ira del Capitano o a fare da garante per la mia incolumità. «Ti conviene non usare i tuoi trucchetti di magia, qualcuno qui è parecchio incazzato.»
Mi massaggiai i polsi segnati e raggiunsi il biondo che mi aspettava alla porta, senza troppe cerimonie mi prese per un braccio e cominciò a trascinarmi per il corridoio. Lo lasciai fare nonostante mi stesse stringendo un po' troppo, provai a non lamentarmi ma alla fine dovetti farglielo notare.
«Mi fai male.» Nessuna risposta. «Davvero Rogers, mi rimarranno i lividi.» Ancora silenzio. «Cos'è tutto questo astio? Non vuoi più portarmi in un posto sicuro?»
Mi strattonò così forte che quasi caddi a terra, alzai la testa per incontrare il suo sguardo e lo vidi davvero incazzato. Deglutii a vuoto, consapevole che avrebbe potuto uccidermi senza troppe difficoltà e che lo stavo pressoché istigando a farlo.
«Risparmia il fiato che hai molto a cui rispondere.»
E detto questo mi scaraventò dentro un'altra stanza, molto più spoglia e con solo una grande scrivania, due sedie e dei plichi di carte. Appoggiato alla scrivania c'era Nick Fury, le braccia abbandonate lungo i fianchi e lo sguardo fisso proprio su di me. Dietro di lui vidi la ragazza del video e Barton, avevo pure gli spettatori, che bella cosa!
Rimasi immobile, le mani già pronte per difendermi, e ricambiai lo sguardo di Fury. La situazione cominciava ad essere imbarazzante.
«Come ti chiami?» parlò l'uomo.
«Hecate.»
«Intendo il tuo vero nome» replicò corrugando appena la fronte, come se avesse appena cominciato a comprendere qualcosa.
«Questo è il mio vero nome» brontolai incrociando le braccia al petto, già non mi convinceva più questo interrogatorio. Rogers mi afferrò per un braccio, stringendo dolorosamente la presa. Mi liberai con uno strattone e feci un passo avanti, avvicinandomi a Fury e alla scrivania su cui era poggiato.
«Capitano, se alzi di nuovo le mani sarò costretto a buttarti fuori. Ora dimmi, Hecate, da quanto fai parte di questa organizzazione?» domandò mellifluo l'uomo, piegando la testa di lato. Lanciai un'occhiata ai due Avengers che gli stavano alle spalle e vidi Clint con una pistola in mano. Che ingenuo, mi sarebbe bastato un minimo movimento per distruggerla!
«Un anno e mezzo, più o meno» risposi pacata, abbassai lo sguardo sulle mie mani e cominciai a picchiettare i pollici tra loro.
«Sbaglio a dire che alcuni di voi hanno subito delle modifiche genetiche?»
Rimasi in silenzio, questa era un'informazione che non volevo divulgare. Finché le domande si focalizzavano su di me potevo essere d'accordo, ma stava andando troppo oltre e la cosa non mi piaceva affatto.
Vidi la ragazza muovere le mani e subito le puntai il dito contro.
«Non azzardarti ad entrare nella mia testa» quasi gridai. La vidi ritrarsi di un passo e Barton mi puntò la pistola al petto, non mi ero nemmeno accorta d'aver fatto levitare una delle due sedie. La lasciai ricadere con un tonfo sordo, guadagnandomi un sorriso d'approvazione da parte di Fury.
«Passiamo alla prossima domanda, a cosa vi servivano quelle informazioni?»
«Non so nulla su questo.»
Fury stava per fare un'altra domanda quando la porta si aprì di colpo, facendoci voltare tutti. Il disturbatore era Wilson e sembrava decisamente su di giri.
«Ha detto che risponderà a tutte le domande solo se gli dimostriamo che lei è viva e vegeta» parlò in fretta, entrando e afferrandomi per un polso. Lo guardai confusa, chi altro era stato preso? E soprattutto, perché aveva deciso di rivelare tutte le informazioni segrete?
«Wilson, sa camminare da sola, fai strada» disse Fury, levandomi l'impiccio di allontanare Sam con uno spintone.
Tutti e cinque seguimmo Falcon in una stanza lì vicino, solo in quel corridoio riuscii a contare sette porte identiche. Non appena la porta fu aperta, rimasi di sasso: seduto su una sedia e ammanettato ad essa c'era Spettro.
Alzò a malapena la testa verso di noi e non appena incontrai il suo sguardo mi pentii di non avergli più rivolto la parola dal giorno dell'operazione: sembrava così profondamente triste che, se ne avessi avuto la possibilità, sarei andata a stringerlo in un abbraccio.
Avrei voluto dargli dello stupido, fargli capire che se avesse parlato sarebbe morto per mano di Alpha nel giro di poco tempo, ma Fury prese parola impedendomi di aprir bocca.
«Come ti chiami?» domandò, guadagnandosi un'occhiata sbigottita da parte di metà degli Avengers lì presenti. A quanto pareva, aveva un modo tutto suo di interrogare i criminali.
«Spettro» cominciò a rispondere, distogliendo lo sguardo dal mio viso. Sperai avesse compreso che non approvavo la sua decisione, si poteva intuire che Alpha centrava qualcosa con la sua cattura, ma questo non era il modo adeguato per fargliela pagare.
«Da quanto tempo fai parte di questa organizzazione?»
Mi guardai intorno, all'appello c'erano quasi tutti gli Avengers e gli unici assenti erano Visione, il dottor Banner, Thor e il Soldato d'Inverno, tale James Barnes. Non che quest'ultimo fosse uno dei Vendicatori, dopotutto aveva ucciso tante di quelle persone che non riuscivo a concepire perché non fosse rinchiuso in qualche cella dello SHIELD.
Mi poggiai contro la parete quando una fitta mi percorse il petto, la costola era ancora lì, bella e dolorante. La Romanoff colse il mio movimento e non mi levò gli occhi di dosso finché Spettro non rispose.
«Quattro anni, circa.»
«Come si chiama questa organizzazione?»
Ecco la prima delle tante domande fatali: se avesse risposto a questa, dopo non lo avrebbero più lasciato andare, volendo informazioni sempre più specifiche e particolareggiate.
«Non dirlo» m'intromisi, provando a raggiungerlo. Mi trovai la strada sbarrata da Fury stesso. «Una volta raccontato tutto avranno due possibilità: ucciderti perché sei un nemico o lasciarti andare cosicché ti uccida Alpha. Ragiona!»
«Sono qui per colpa sua, che mi uccida pure se vuole!» sbottò Spettro, alle spalle di Fury. Tutti gli altri avevano gli occhi puntati su di noi, come a voler cercare anche il minimo segno di finzione in quel teatrino.
Tornai contro la parete scuotendo la testa, che senso aveva affrontare Fury in una stanza piena di persone pronte a uccidermi?
«MOS, Modified Organization of Shadows.»
«Siete affiliati a qualche altra organizzazione?»
Provai a mordermi la lingua, a stare zitta, ma era una domanda troppo allettante a cui rispondere.
«La stessa a cui appartiene lei» sbottai, indicando la ragazza che voleva leggermi il pensiero quando ero rimasta zitta.
«HYDRA» disse lei, spostando lo sguardo da me a Spettro e viceversa. Sembrava dispiaciuta, quasi colpevole, di ciò che stava succedendo.
«Certo che non muoiono mai, eh» parlò Barton. Lo vidi alzare gli occhi al cielo e sbuffare, detto così sembrava avessero affrontato l'HYDRA una ventina di volte.
«Ottimo, a cosa vi servono le informazioni rubate?»
Spettro mi lanciò un'occhiata e poi abbassò lo sguardo verso le sue mani ammanettate, ripeté questo gesto altre due volte e poi compresi: voleva che usassi il mio potere per rompere le manette e farlo scappare, ma io? Avrei dovuto rimanere lì intrappolata?
Aveva un piano, doveva avercelo se voleva sfidare in questo modo gli Avengers.
Le manette furono circondate da una debole nebbiolina blu e poi si ruppero: il tempo che tutti gli altri si rendessero conto della situazione e Spettro era già diventato invisibile.
«Ho un piano, abbi fiducia» lo sentii sussurrare vicino a me.
«FRIDAY individua le sorgenti di calore a circa novantanove gradi Fahrenheit ed escludi quelle conosciute» prese subito il controllo Stark, tirando fuori lo smartphone dalla tasca dei pantaloni. Sorrisi appena, non lo avrebbero mai trovato così.
«Mi dispiace, nessuna sorgente di calore sconosciuta» rispose una voce computerizzata femminile. Era una cosa oltremodo inquietante.
«Non può essere già fuori, come cazzo ha fatto?» sbottò Stark, fissando lo sguardo su di me.
Qualcuno mormorò "Linguaggio", ma l'attenzione era ormai focalizzata su di me. Ero nella merda, poco ma sicuro. Alzai le mani sopra la testa, come a voler dire che non avevo più alcuna cattiva intenzione, e mi ritrovai un paio di pistole puntate contro.
«Non uccidetemi» mormorai chiudendo gli occhi e allungando le mani in avanti.
«Steve e Rhodey cercate il ragazzo qui dentro. Sam e Clint occupatevi dell'esterno» ordinò Fury, dandomi il coraggio di riaprire gli occhi. Osservai gli Avengers uscire in fretta e furia, dir loro che non avevo alzato le mani per attaccarli mi avrebbe sicuramente risparmiato un po' di noie.
«Che poteri ha il tuo amico?» domandò allora Tony, invitandomi con un gesto della mano a sedermi sulla sedia abbandonata da Spettro.
«Invisibilità.»
«Il calore corporeo verrebbe comunque individuato, indossa vestiti normali?»
«Certo che no, hanno sviluppato un tessuto speciale che riflette la temperatura dell'ambiente, impedendo così che eventuali telecamere termiche possano individuarlo. O comunque qualcosa del genere, non mi intendo di queste cose» risposi leggermente in imbarazzo, ammettere che c'erano cose che non conoscevo non era mai una mia priorità. Inoltre, era la prima volta che parlavo così tanto con degli sconosciuti.
Gli occhi di tutti i presenti erano ora incollati su Tony, che sembrava totalmente immerso nei suoi pensieri. Non c'era alcuna possibilità che riuscisse a bypassare quella tuta, era stata inventata appositamente per Spettro e per evitare che fosse trovato durante le missioni in incognito!
«Mi costa ammetterlo, ma è un'idea geniale. Come ho fatto a non pensarci?» esclamò Stark, scrivendo qualcosa sul suo smartphone. «Devo assolutamente incontrare chi l'ha inventata!»
«Tony, stiamo probabilmente parlando del leader di questa assurda organizzazione» parlò Natasha, scuotendo il capo rassegnata. Quasi mi incantai a guardarle i capelli, erano di un rosso spettacolare!
«Non ho mica detto che avrò intenzioni pacifiche» rispose lui con un'alzata di spalle, facendo ridacchiare la ragazza di cui non conoscevo ancora il nome.
E questo doveva essere un interrogatorio per estrapolarci tutte le informazioni possibili e immaginabili riguardo la nostra organizzazione? Mi ero decisamente montata la testa, nemmeno Fury sembrava più così interessato a farmi delle domande.
«Il signor Barnes ci tiene a far sapere che ha catturato il fantasma» parlò la voce computerizzata, facendomi pressoché saltare dalla sedia. Lo sapevo che non sarebbe riuscito a farla franca e la sua azione gli avrebbe sicuramente portato delle dure conseguenze.
«Per favore, comunica a Barnes che potrebbe anche alzare il culo e portarci qui il fantasma.»
«Qualche dissapore con Barnes? Posso sempre portarlo via con me» disse Fury, guardando Tony con un sorriso divertito. Vidi le due donne guardare preoccupate Stark, come se la proposta appena fatta fosse la peggior cosa al mondo. Riflettei un attimo: probabilmente se il Soldato d'Inverno fosse stato portato via, l'ira di Rogers sarebbe salita alle stelle, erano migliori amici dopotutto.
«Scordatelo, già lei l'ha fatto incazzare per bene, non voglio affatto peggiorare la situazione.»
Ero davvero riuscita a farmi catturare da questa banda di squattrinati?

Ombre alla deriva »Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora