Sembrava che i pezzi di puzzle che componevano la mia vita stessero piano piano tornando al loro posto, lasciandomi con una spensieratezza del tutto nuova.
D'altro canto, benché sperassi nel meglio, ero consapevole che qualcuno mi avrebbe ben presto messo i bastoni tra le ruote perché, purtroppo, finché il MOS continuava ad esistere, io ero un loro bersaglio.
«Millicent?» mi richiamò Bucky, pungolandomi la spalla con l'indice. Spostai lo sguardo dal soffitto a lui e non potei fare a meno di sorridere nel vederlo al mio fianco. «Tutto okay?»
«Sì, mi sono solo persa nei miei pensieri» mormorai, lasciandomi avvolgere dal suo braccio destro. Con l'orecchio poggiato al suo petto, riuscii a sentire senza problemi le pulsazioni tranquille del suo cuore.
«Dai, dimmi cosa ti affligge» insistette e poggiò la testa sul cuscino del letto, regalandomi l'ennesimo sorriso. Era stata una mia idea quella di chiuderci in camera per passare un paio di orette in assoluto relax senza nessun Avengers a lanciarci occhiate ammiccanti, mentre Bucky stesso aveva optato per il letto.
«Non credo che tutto questo sia destinato a durare.»
«Noi due?» domandò e avvertii distintamente il suo cuore accelerare il battito, cosa che mi fece tirare un sospiro affranto: lui credeva davvero nella nostra storia. Annuii e basta, lasciandogli la possibilità di parlare. «Ti riferisci ad Alpha, vero? Be', non devi preoccupartene, farò di tutto affinché non ti sfiori neanche con un dito.»
«No! Ti ucciderebbe, ne sono sicura» esclamai, alzandomi sui gomiti e sciogliendo così la sua stretta su di me. Non volevo che gli facesse del male, non ora che Bucky occupava una parte importante della mia vita e sentirlo pronunciare quella frase aveva fatto scattare un campanello d'allarme.
Lo vidi alzare gli occhi al cielo con un tenero sorriso in viso, poi allungò la mano artificiale verso il mio volto e prima di toccarmi tentennò appena, come avesse paura di farmi del male. Fui io a far aderire il suo palmo alla mia guancia, cosa che mi fece rabbrividire data la differenza di temperatura, e senza aspettare altro tempo Bucky colmò la distanza che ci separava. Fu un bacio lento, colmo di un amore che non ricordavo d'aver mai provato prima, e avrebbe portato sicuramente ad altro se qualcuno non avesse bussato alla porta.
«C-Chi è?» domandai, quasi a corto di fiato, mentre Bucky si rimise in piedi. Mi misi seduta sul letto a gambe incrociate, cercando in tutti i modi di sistemarmi i capelli, e quando il disturbatore aprì la porta senza permesso mi ritrovai a trattenere il fiato.
«Dovevo immaginarmelo» brontolò Tony con l'espressione più contrariata mai vista prima. Rilasciai un profondo respiro di sollievo, ben consapevole che non mi avrebbe fatto alcuna ramanzina. Non adesso, perlomeno. «Comunque, dovreste venire in sala conferenze, abbiamo una missione da portare a termine.»
Borbottai un veloce "Ai suoi ordini" e, dopo aver lanciato un'occhiata a Bucky, raggiunsi Tony, per poi seguirlo lungo i corridoi del Complesso.
«Io e te, sappilo, abbiamo un discorso da finire» mi sussurrò James all'orecchio, lasciando poi un veloce bacio sul collo. Adoravo quando era così tenero e premuroso, mi faceva sentire così amata che quasi dimenticavo ogni problema.Quando entrammo nella sala conferenze, il mio sguardo fu immediatamente attratto da un certo uomo mai visto prima al Complesso, ma di cui conoscevo l'identità senza ombra di dubbio. Per sconfiggere Alpha serviva davvero l'aiuto di Thor, un dio norreno? Mi ritrovai a bocca aperta e neanche la tirata di manica che mi diede Bucky bastò per trattenermi dall'avvicinarmi all'Avenger.
«Un dio?» domandai, più a me stessa che ai presenti, passando probabilmente per una mezza scema. L'uomo interruppe la sua conversazione con Bruce e Steve per voltarsi verso di me e nonostante il mio metro e settantacinque abbondante mi sentii oltremodo piccola davanti a lui.
«Così dicono. Tu devi essere Millicent, no? Thor Odinson, al tuo servizio» si presentò lui, porgendomi una mano che prontamente strinsi. Sembrava davvero una persona a modo, niente che comprendesse strani complessi di superiorità o manie di protagonismo tipiche di coloro che sapevano d'essere qualcuno di importante.
«Vi direi di prendere posto, ma sono sicuro sarebbe inutile» parlò Steve, interrompendo ogni possibile conversazione tra me e il dio norreno. Lanciai un'occhiata al lungo tavolo e senza ulteriori indugi occupai una delle sedie che davano le spalle alle imponenti finestre, Bucky si accomodò esattamente davanti a me. Ben pochi Avengers seguirono il nostro esempio, preferendo rimanere in piedi.
«Quindi qual è il piano?» domandò Scott Lang con un'espressione fin troppo allegra. Tony, al mio fianco, sbuffò appena, quasi non sopportasse l'idea di ritrovarselo davanti.
Bastò la sua richiesta, però, per attirare l'attenzione di tutti i presenti che prontamente si zittirono.
«L'idea sarebbe quella di colpire su due fronti distinti: un gruppo raggiungerà la nuova base individuata grazie all'agente Jones, oggi assente, mentre un altro si occuperà del presidente, attirando quindi una parte del MOS stesso. Opinioni?» sintetizzò Steve, invitandoci tutti ad esprimere il nostro parere. Detto così, sembrava un piano piuttosto sensato e si basava sulla teoria che avrebbe visto alcuni componenti dell'Organizzazione rimanere alla base per, eventualmente, difenderla. Non era affatto una cattiva idea, ecco.
«Immagino non verrà davvero coinvolto il presidente Ellis» appuntò Visione, risultando piuttosto dubbioso riguardo la proposta di Steve.
«Ovviamente no, si potrebbe organizzare un finto e improvviso viaggio d'affari così da attirarli fuori perché andare in massa alla base è un'idea pressoché irrealizzabile.»
«Se tu avessi firmato gli Accordi...» brontolò a bassa voce Tony, attirando la mia attenzione ma non quella del diretto interessato. Gli lanciai un'occhiata perplessa, non riuscendo a comprendere la sua allusione, e in cambio ricevetti un sorrisino divertito. Poi proseguì, alzando la voce. «E dimmi, Steve, come pensi di dividere questi gruppi? Perché sembra tu abbia già pensato a tutto.»
«A dir la verità, hanno contribuito anche Fury, Natasha e Rhodey, per questo ho chiesto se qualcuno ha idee diverse» sbottò il Capitano, alzandosi di scatto dalla sedia con gli occhi ridotti a due fessure indiavolate. Qualcuno - non riuscii a distinguere la voce - gli sussurrò di tranquillizzarsi perché in quel momento era inutile litigare.
«Millicent» mi richiamò Steve, la voce ridotta ad un sibilo innervosito, e rizzai subito la schiena. Non lo avevo mai visto arrabbiato e di certo non ci tenevo affatto a provare sulla mia pelle una sua eventuale filippica. «Dove credi andrebbe Alpha?»
«Il suo seguito ha fallito fin troppe volte perché lei rimanga con le mani in mano, sarei pronta a scommettere non rimarrà per nessun motivo alla base, non questa volta» ragionai, già immaginandomi la furia con cui si sarebbe abbattuta contro gli Avengers.
«Perfetto, allora tu sarai nel gruppo che si occuperà di stanare chi è rimasto indietro» concluse Tony, precedendo qualsiasi cosa volesse dire Steve, e non potei far altro che sentirmi un po' a disagio: non volevo alcun trattamento speciale, era ingiusto nei confronti di tutti gli altri.
Poi seguirono venti minuti di totale caos in cui rimasi in silenzio, seduta sulla mia sedia, pronta a rispondere a qualsiasi domanda precisa riguardo il MOS. A quanto pareva, riuscire a formare quei due gruppi era un'impresa ardua e per me anche divertente visto che non mancarono prese in giro, spintoni e insulti a mezza voce.
Ebbi modo di ragionare sul piano formulato da Steve: compresi che mancavano molti, forse fin troppi, dettagli e che probabilmente non li avrei mai saputi. A quanto pareva, era il loro modo di fare, sembrava non ci tenessero mai ad informarsi di tutto in una sola volta, preferendo lasciare spezzoni qua e là. Chi avrebbe informato Alpha del viaggio del presidente? Come avremmo fatto a fingere il tutto senza destare i sospetti della stampa nazionale e del MOS stesso? C'erano troppi interrogativi per poter dire che sarei stata completamente al sicuro.
«Ad occuparsi del "presidente"» quasi urlò Steve per richiamare all'ordine gli Avengers, mimando pure le virgolette, «saranno: Wanda, Thor, Bucky, Tony, Bruce e Clint. Tutti gli altri andranno alla base.»
In un gesto del tutto spontaneo, cercai lo sguardo di Bucky e lo vidi assai dispiaciuto, come se fosse lui il colpevole della nostra separazione sul campo. Cercai di abbozzargli un sorriso, ma tutto ciò che riuscii a fare fu abbassare la testa e immergermi nei miei pensieri. Nonostante cercassi di convincermi che era soltanto l'ansia a parlare, avevo l'orribile presentimento che qualcosa sarebbe andato storto.
Tick tock, la resa dei conti si stava avvicinando.
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Ombre alla deriva »Bucky Barnes
FanficErano passati quasi due anni da quando Hecate era stata arruolata nel MOS, un'organizzazione criminale segreta, e aveva perso ogni ricordo del suo passato. Bastarono soltanto un paio di mesi per abituarsi a quella nuova vita fatta di armi, esperimen...