A quanto pareva c'era qualcuno che ancora non si fidava di me e ciò mi portò ad avere tre incontri settimanali con la dottoressa Gill, almeno finché facevo parte della "Missione Presidente". Non che la situazione mi disturbasse più di tanto, dopotutto significava avere qualcuno disposto ad ascoltare ogni mio pensiero, ma era deludente sapere che continuavano a vedermi come una seria minaccia.
Fatto sta che quando entrai nello studio della psicologa, fui accolta da una delicata melodia di sottofondo mentre una tenue fragranza d'arancio impregnava l'ambiente.
«Buongiorno, Hecate!» salutò Rachel, smettendo di digitare sulla tastiera del computer. Mi regalò uno dei suoi soliti sorrisi pieni di gioia e con un gesto della mano mi invitò a sedere sul divanetto di tessuto chiaro, cosa che feci senza pensarci due volte. Mormorai pure un saluto, ma non a voce troppo alta. «Ti vedo stanca, va tutto bene?»
«Sì, l'allenamento di ieri mi ha sfinita, ma niente di nuovo.»
«So che hai preso molto seriamente la tua prima missione. Tony mi ha riferito che ti sei detta disposta ad allenarti con loro per migliorare la tua tecnica di combattimento in squadra.»
Non era andata proprio così, ma era inutile discuterne con lei. Aspettai che si accomodasse davanti a me - la solita cartellina stretta tra le mani - e soltanto poi mi decisi di risponderle.
«Considerando che c'è in gioco la mia libertà, impegnarmi al massimo è l'unica scelta possibile e plausibile. Sapere che sono al meglio delle mie possibilità mi aiuta ad avere fiducia in me stessa, cosa che immagino servirà molto non appena rivedrò Alpha.»
Sapevo che se avessi rivisto la mia vecchia burattinaia, non le sarebbe servito molto per avermi ai suoi piedi. Ero ben consapevole che non sarebbe bastato voltarmi dall'altra parte per evitare che riprendesse il controllo sui miei pensieri e ciò significava che dovevo essere pronta a qualsiasi evenienza, compreso un eventuale scontro.
«Non devi preoccuparti di lei, nessuno le permetterà di avvicinarti. Con Tony e James sei in buone mani e la protezione del presidente è l'unica cosa su cui ti devi concentrare.»
«Cosa che può essere difficile senza l'appoggio dei miei poteri» risposi, confessando quel piccolo dubbio che mi tormentava da giorni. Come potevo essere davvero d'aiuto se dovevo limitarmi a controllare la folla?
«Prima di avere questi poteri, eri comunque un'assassina formidabile, o sbaglio? Non credere che il tuo compito sia inutile, tutt'altro!» cercò di rassicurarmi la dottoressa, al che le risposi con un debole sorriso, non ancora convinta del tutto. «Penso tu senta parlare di questa missione fin troppo, ti va di raccontarmi un po' meglio dell'uscita con Peter Parker?»
I ricordi di quel primo pomeriggio di libertà mi tornarono velocemente alla memoria, facendomi sospirare di sollievo. Da quel giorno era cominciata una sorta di amicizia a distanza con il giovane Spider-Man dato che, a quanto pareva, Tony non voleva vederci insieme nello stesso posto.
«È stata una bella novità, sì. Mi ha portato in un affollatissimo Disney Store ed è riuscito a farmi sentire a mio agio nonostante la calca e i miei turbamenti. Poi abbiamo fatto un salto da Starbucks dove mi ha raccontato un po' dei suoi poteri ed è sembrato molto curioso nel conoscere i miei. Devo ammetterlo, mi hanno fatto piacere le sue attenzioni e gli avrei pure raccontato tutto se non se ne fosse andato. Sì, insomma, è stato davvero un bel pomeriggio in cui mi sono sentita una persona qualsiasi e non... Hecate. Verrebbe volentieri al Complesso ogni tanto, ma Tony non si fida di noi due insieme» raccontai, incapace di levarmi il sorriso dalle labbra. E quello stesso sorriso lo vidi riflesso nella dottoressa Gill che scriveva velocemente su un foglio della cartellina che stringeva tra le mani.
«So che il tuo rapporto con James è migliorato, centra questa uscita?» chiese lei, focalizzando lo sguardo sul mio viso. Boccheggiai, colta alla sprovvista, e mi mossi sul divanetto a disagio: non sapevo bene per quale motivo mi sentissi così in imbarazzo nel parlare di lui e, per il momento, mi sarei accontentata di ignorare il problema.
«Direi di sì, ha senza dubbio contribuito il nostro ritorno da soli al Complesso.»
«Nient'altro da dire?» domandò Rachel, forse in modo un po' subdolo. Scossi la testa, decisa a non pronunciare neanche una parola di troppo sulla nostra relazione un po' turbolenta e imbarazzata.
«Va bene» mi concesse, senza però nascondere un sorriso sornione. «Hai per caso ricordato qualcosa di nuovo?»
«Il mio primo incontro con Alpha, nulla di troppo sconvolgente però. I visi di alcuni miei compagni delle superiori e certi momenti passati con mio padre, purtroppo di mamma ancora nessuna traccia. Devo ammetterlo, certe volte mi sembra che quasi non l'avessi una madre.»
«Quando hai ricordato la morte di tuo padre hai fatto riferimento a lei, quindi ce l'avevi una madre» ribatté la dottoressa, con una convinzione tale da farmi quasi pensare che lei sapesse più di quanto faceva intendere.
«Posso farle una domanda che non centra nulla con tutto ciò?» le chiesi, sviando il discorso da quell'argomento piuttosto scomodo e triste. L'ultima cosa che volevo era deprimermi pensando ai miei genitori,
«Certo, tutto quello che vuoi.»
«Quando potrò sapere qualcosa di certo sulla mia vecchia vita? Qualcosa tipo sport, scuola, famigliari, amici... il mio nome, magari.»
«Aspettavo questa domanda da settimane, effettivamente. So che Fury sta lavorando a un dossier con tutte le possibili informazioni sul tuo passato e credo potrai averlo anche prima della missione in Italia. So qual è la prossima domanda, ma no, non so proprio nulla, mi dispiace.»
Sospirai appena, passandomi una mano tra i capelli in un chiaro segno di frustrazione: era difficile sapere d'esser stati qualcun altro ma non avere la possibilità di scoprire chi ed ora sembrava anche peggio dato che erano state raccolte delle informazioni di cui non potevo essere ancora a conoscenza. Chissà se con la scoperta del mio vero nome avrei ricordato qualcosa di più importante e significativo o se il riscoprire amici di vecchia data mi avrebbe aiutato a ricongiungermi con la mia giovinezza perduta.
D'altra parte, era rassicurante sapere che da lì a pochi giorni avrei ricevuto delle reali risposte a tutte le domande che mi frullavano nella testa.
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Ombre alla deriva »Bucky Barnes
FanfictionErano passati quasi due anni da quando Hecate era stata arruolata nel MOS, un'organizzazione criminale segreta, e aveva perso ogni ricordo del suo passato. Bastarono soltanto un paio di mesi per abituarsi a quella nuova vita fatta di armi, esperimen...