(Sascha's pov)
"Diciamo che non è che ha fatto, ma che potrebbe fare." vedo Violet sorridere nervosamente, asciugandosi con un avambraccio la fronte, probabilmente imperlata di quel classico sudore freddo che caratterizza questo tipo di sensazione.
"Ok, allora illuminami d'immenso, Violet."
"Bene..." accentua il sorriso, torturandosi nervosamente una pellicina sull'indice destro. "Allora, diciamo che..."
"Alice è incinta e potrebbe metterti nei casini facendo credere che tu sia il padre." prende improvvisamente la parola Sabrina, ponendo fine a tutto l'esitare della nostra amica.
"Come scusa?" spalanco gli occhi, un po' in stato di shock per la notizia appena ricevuta. "Oh no, non esiste proprio." cambio dopo poco l'espressione, accompagnando la mia frase con un gesto della mano. "Quella ci deve solo provare, poi voglio vedere quante ne passerà! Di cotte e di crude! E non me ne frega un fico secco se finirò io nel torto, ma non si deve azzardare a mettermi in beghe di cui io non faccio minimamente parte!" esclamo, inviperito. "Soprattutto se questo compromette la mia vita familiare." aggiungo, realizzando di starmi irritando ancor di più. Stringo così i denti, cercando di non sbottare davanti a loro, e, dopo un respiro che avrebbe dovuto calmarmi un minimo, lascio subito Syria a Sabrina, congedandomi:
"Scusatemi, devo calmarmi."
"Non farti il problema." alza le spalle Violet, mentre salgo nuovamente in camera mia. Odio quella laida, la odio da morire, la odio sempre di più. Deve uscire dalla mia vita, il prima possibile, lei mi rende furioso, nervoso, incapace di stare tranquillo non solo con me stesso, ma anche con la mia consorte, con i miei colleghi e amici, addirittura con le mie figlie e nella vita familiare! Forse dovrei smetterla di dare peso a queste cose, ma quando si tratta dei miei affetti, purtroppo, o per fortuna, non riesco a stare così calmo. Ho preso molto a cuore la mia nuova vita, quella dopo il matrimonio, e, se circolasse una voce simile, soprattutto in questi anni che è inaspettatamente tornata quella vera e propria sacralità del matrimonio e quella ferrea conservazione e importanza del valore della famiglia, non penso che la nostra reputazione continui ad essere buona, soprattutto la mia. Al di là di Sabrina, che in cuor suo sa che in qualità di buon marito, e non solo, dal momento che lei è certamente la mia sposa, ma anche una sorta di migliore amica, di amante e di sorella, e, in quanto tale, è mio dovere rispettarla, non la tradirei mai, nemmeno con il pensiero, la gente non mi vedrebbe certamente di buon occhio, se sapesse, pur quanto sia una bufala, che io abbia messo incinta un'altra donna, che per di più odio. Da morire.
E con la testa che pesa per tutti questi tormenti, piano piano riesco ad abbassare le palpebre ed in qualche modo riposarmi.
"Amore..."
D'improvviso riconosco una voce familiare provenire da lontano, che spontaneamente mi fa sorridere.
"Amore mio..."
Sembra che la sua voce si stia avvicinando sempre di più, ma ancora non capisco da dove venga.
"Amore svegliati!"
"Eh? Cosa?"
"Stai dormendo da tutto il giorno! Sai che sono le sei di sera, vero?"
"Le sei di sera?"
"Eh sì amore, controlla tu stesso." conferma, piantandomi davanti al naso il suo cellulare, che segnava le 18:04. Automaticamente impreco.
"Tra l'altro devi sbrigarti, ho promesso a Sara che stasera saremmo andati in pizzeria..."
"Per che ora?" le chiedo, portandole una mano alla schiena e facendola sedere, di fianco a me.
"Alle otto in punto." risponde.
"Ma allora! Suvvia amore, rilassati, non allarmarti!" sorrido, portandola dolcemente sopra di me. "C'è ancora tutto il tempo del mondo!"
"Forse hai ragione..."
"Io ho sempre ragione..." sorrido di nuovo, sollevandomi sui gomiti per poterla baciare.
"Forse però hai ragione anche tu." aggiungo, una volta separatomi dalle sue labbra, alzandomi dal letto, soffermandomi per un momento ad ammirarla in tutta la sua bellezza, nonostante sia solamente vestita con una semplice camicetta di jeans, ancora slacciata all'altezza del seno, avendo, probabilmente, appena finito di allattare, (nda: so bene che ha le protesi, ma suvvia, se quelle americane sono le migliori, avranno anche tenuto in considerazione questa eventualità) e dei normalissimi pantaloni neri e traslucidi.
"Comunque sei splendida oggi, amore." ammicco, congedandomi subito dopo: sento assolutamente il bisogno di darmi una rinfrescata, magari anche per togliermi di dosso tutti i pensieri della giornata.
Non avevamo la più pallida idea di dove andare, stasera. Abbiamo girovagato per tantissimo, difatti siamo riusciti a trovare una destinazione abbastanza allettante molto tardi. Forse è stata una pessima idea uscire per le otto: l'unica pizzeria ancora non completamente affollata, una nuova apertura in via della Moscova, sappiamo che é costosissima. Ma una promessa rimane sempre una promessa, perciò spendere qualche soldino in più rispetto al solito non è certamente un reato, anche perché, diciamocelo, non ci si può tirare indietro, davanti a una pizza, creatrice di una serata in famiglia all'insegna delle risate e dell'allegria. Tra l'altro non abbiamo nemmeno trovato fan, eccetto per una ragazza ormai sui venticinque anni, che conosciamo e sappiamo del suo ex-status di fan, a cui però abbiamo solamente lanciato un saluto, in quanto era evidente fosse impegnata: il suo Mac portatile e il suo frenetico digitare non potevano lasciar intendere nient'altro. Ma c'è un ma.
Nonostante ciò, infatti, di incontro ce ne é stato uno comunque. Insolito, per l'esattezza.
Con la vescica che implorava pietà, subito aver trovato un tavolo, sono corso ai servizi, dove ho visto, attraverso lo specchio, uscire da uno dei bagni un giovane dall'espressione abbacchiata e allo stesso tempo tormentata.
Noto, con uno strano senso di inquietudine, che si sta avvicinando al lavandino affianco al mio, probabilmente anche lui per lavarsi le mani. Ma da quel che sembra, sempre in merito di mani, sembra avere un feticismo per le mie, che ha continuato a fissare mentre le insaponavo e, subito dopo averle asciugate, me le ha afferrate.
"È una fede quella?" mi chiede, guardando l'anello che porto sull'anulare sinistro.
"Sì... Perché me lo chiedi?"
"Sei sposato quindi."
"Direi di sì..."
Questo interrogatorio si sta rivelando abbastanza imbarazzante.
"Scommetto che tu hai anche dei figli."
"Ehm... Sì..."
Non so seriamente il perché di queste strane domande, dovrei avere paura?
Forse no, dal momento che il ragazzo è scoppiato in lacrime.
Toccante, come scena, oserei aggiungere. Non mi è mai capitato di vedere un perfetto sconosciuto piangere come un disperato e usarmi come consulente nella toilette di una pizzeria, visto e considerato che probabilmente non saprà nemmeno chi sia io.
"Va tutto bene?" domando, un po' spaesato dallo scenario.
"Lo sapevo! Lo sapevo!" grida, poggiando le mani ai bordi del lavabo.
"Ma che succede, se posso chiedere?"
"Ah già, non sai la storia..." risponde lui, asciugandosi le lacrime. "Tranquillo, adesso te la racconto."Ciuffy's Corner:
Ci ho ammesso TANTISSIMO a far uscire sto capitolo, lo so. Ma come sapete, il tempo non è dalla mia parte. Non posso promettervi di velocizzarmi, perché so che non terrei fede alla cosa, ma posso assicurarvi che la ff non la interromperò per nessun motivo!
P.S. Scusate l'orario
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How Long is Your Love?||Saschina [SEQUEL]
Fanfiction[INTERROTTA PER OVVI MOTIVI 🦌] Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio: non sempre le persone sono capaci di mantenere la parola data, e la situazione si aggrava quando di mira viene presa un'intera famiglia. Ebbene, purtroppo a volte ritornano... E...