Capitolo 28: Ti riempio la faccia di sberle.

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(Sabri's pov)
"Non è possibile!"
Non capisco il motivo per cui abbia scelto la metropolitana. Ok, la macchina non parte, devo portarla dal carrozziere il prima possibile, ma potevo pur sempre chiamare un taxi! Eppure sembra che le gambe si siano mosse da sole. Hanno sceso quelle scale sotto la M rossa senza che io lo stessi effettivamente pensando. E solo nel bel mezzo del tragitto, brulicante di di fan, ma di cui solo un paio mi hanno chiesto la foto (mi meraviglio del rispetto della privacy che molti mantengono al giorno d'oggi!), mi sono accorta che avrei dovuto cambiare tre volte. Così è stato. Ma nel momento in cui la stazione sotterranea si è colorata di blu, ho visto sullo schermo un avviso che per me è stato un colpo.
Primo treno tra dieci minuti.
Questa cosa mi irrita. Quanto mai non ho chiamato sto benedetto taxi! No, sono scesa in metro mentre quel cretino di Tudor si è perso con mia figlia!
"Sabrina?"
Improvvisamente sento qualcuno dietro di me.
"Possiamo fare una..."
Di scatto mi volto, trovando una bionda ragazzina dagli occhi color nocciola, che vestiva con una delle mie ultime magliette.
"Sì. Ma perché il treno arriva tra dieci minuti." gli rispondo, prendendo il suo cellulare e sorridendo alla fotocamera interna. "Sono nervosissima..." le dico poi, stringendola in un forte abbraccio.
"Come mai?"
"Tudor è un cretino, mi ha perso Sara in un parco e ora devo andare a riprenderli. Ma si può?"
"Wow!" ride la ragazzina, mentre le faccio cenno di sedersi su una delle panchine di fronte alle barriere anti-suicidio che dividono la banchina dai binari, iniziando una chiacchierata lunga dieci minuti. Mi ha raccontato la sua vita, la sua morte e i suoi miracoli e personalmente è qui che ho riscoperto cosa vuol dire far stare bene delle persone: colei che ho scoperto si chiama Laura mi ha trasmesso una felicità che riesco a descrivere poche volte. Forse è la stessa quando vedo Sascha. O quando vedo le mie bambine venirmi incontro a braccia aperte e gridando il mio nome. Immagino ora come stia bene sta ragazza. Come, una volta scesa da quel treno blu prossimo ad arrivare, sia la ragazzina più felice del mondo, solo per aver scambiato quattro chiacchiere con me. Amo tantissimo i miei fan, sono felice di essere riuscita a mantenere in tutto questo tempo un rapporto più quieto e meno stressante rispetto ai primi anni, forse dovuto dal cambiamento radicale dato dalla mia imminente gravidanza nel 2020, e oltre. Questa cosa mi rende soddisfatta di me stessa, e ovviamente felice. Come mi rende felice essere finalmente arrivata in quel benedetto parco, dove non ci ho messo quasi niente a trovare Tudor e mia figlia, che mi è subito venuta incontro facendo quasi cadere la sua stecca di zucchero filato, ma piazzandola subito dopo davanti alla mia faccia. "Lo zio mi ha comprato questo! Assaggialo!"
"Io allo zio faccio fare una fine tremenda." rido, prendendo un po' della sua merenda, come richiesto. "Altroché." mi rivolgo poi a Tudor. "Ti riempio la faccia di sberle."
"Così fai paura..."
"Ma come puoi perderti a Milano con una bambina di quattro anni? Che c'è pure una metro qui a due metri?" (nda: oddio ho realizzato solo ora il gioco di parole che ho fatto, aiut.)
"Eh te l'ho spiegato."
"Sei inaffidabile, Tudor. Lo sei."
"Eh, che ci vuoi fare..." alza le spalle lui, con quella faccia a cui davvero vorrei tirare una sberla e lasciargli il segno addosso per giorni.
Magari anche con la fede, che è pure peggio.
"Muoviti, hai già creato troppi casini." gli dico, prendendo per mano Sara e portandolo nel posto da cui sono arrivata. "Ora ci vorrà un po'..." sorrido a Sara, prendendola in braccio. "Sei pronta a prendere un po' di treni?"
"Oh, che bello!" sorride, mentre scendiamo di nuovo le scale che portano verso casa. Nel mentre mi sono fatta raccontare come è andata la sua giornata e ho approfittato anche di parlare con Tudor e accettare le sue scuse .
"Secondo te Sascha se la starà cavando?"
"Perché, che è successo?"
"Ma no, nulla di che... Ho soltanto chiesto lui di tenere un attimo le bambine... Non oso immaginare da solo cosa stia facendo... Voglio dire, non riesco nemmeno a gestirle io da sola..."
"Io invece gli do fiducia, lo sai?" mi guarda Tudor, abbozzando un sorriso. "Mi sembra davvero preso!"
"Quello è vero... L'ho notato anche io." constato, mentre Sara si gira per darmi la sua stecca di zucchero filato ormai priva dell'alimento. Un secondo di tempo per vedere il suo visino ridente e mi accorgo di quanto uguale sia a Sascha. Mi sembra di rivederci davvero lui: stessi occhi, stessi lineamenti, stesso sorriso. Quel sorriso che tanto si vergogna a fare davanti agli altri, ma che non si è mai risparmiato di rivolgermi. Sono così contenta di avere lui al mio fianco e questa cosa la penserò sempre. Ma davvero sempre. È la classica persona che non si è mai tirata indietro e si è data sempre da fare, scommetto che con le bambine starà facendo un bellissimo lavoro, come al solito, e sono davvero molto fiera di lui...
Ancora penso a quando non voleva figli. Mi sono sempre immaginata come sarebbe stato vederlo padre: magari nullafacente, che avrebbe lasciato tutto lo stress della famiglia a me, senza curarsi del post parto o quant'altro. Sarebbe potuto essere! Eppure mi ha dimostrato tutto il contrario. Mi è proprio vicino in questi momenti e sono davvero felice della persona che è diventata e che continua ad essere, giorno per giorno, cercando di non affaticarmi mai e mettendosi in gioco ogni volta che serve.
Non è un caso il fatto che in questo momento, dopo aver salutato Tudor e raggiunto la porta di casa, sono piena di aspettative. Scommetto che starà andando alla grande! Non ho neanche tanta ansia ad aprire, perché so già di veder tranquilli tutti e tre.
"Amore, siamo a casa!"
"Ehm... Ciao amore... É tutto sotto controllo."
"Sascha... Oh Dio mio."

Ciuffy's Corner:
weee ogni tanto riesco ad andare avanti

How Long is Your Love?||Saschina [SEQUEL]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora