Capitolo 1: Incontri

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Ho scoperto che anche il capitolo 1 in realtà era già pronto. Perciò... Perciò niente, ve lo pubblico così siete contenti... E sinceramente spero che questo periodo orribile passi in fretta, sto cercando la mia tranquillità interiore, sì, ma non è molto facile. E niente, scusatemi ancora.

(Sabri's pov)
Questa mattina Sascha sarebbe andato da mia mamma, dove abbiamo lasciato le altre due bambine, e dopo il pranzo sarebbe tornato qui con loro: muoiono dalla voglia di vedere la loro nuova sorellina, che al momento è qui tra le mie braccia, a bere il suo latte e fissarmi con quegli occhioni che ancora non hanno un preciso colore, ma che sono già belli e grandi, facendosi accarezzar da me la testolina, piena di capelli sin da subito.
"Ti piace guardarmi, vero Syria?" le sorrido, ovviamente non aspettandomi una risposta.
"Sei così bella, amore mio..." le dico dolcemente, lasciandole un bacino sulla fronte, subito dopo aver finito il suo pranzetto.
"Beh, con una madre come te non può non essere bella." sento d'improvviso la voce di Sascha. All'inizio pensavo fosse un'allucinazione, ma quando mi giro verso la porta, vedo che sulla soglia ci sta proprio lui, tenendo per mano le bambine.
"MAMMA!" gridano le due in coro, correndomi incontro.
"Ehi, ciao..." sorrido. "Ma che bella sorpresa che mi avete fatto..."
"Dov'è Syria?" mi chiede Sara, guardandomi innocentemente negli occhi.
"È questa bestiolina qui che ho in braccio..." le rispondo, carezzandole i capelli.
"Che carina!" strilla.
"Sì, ca-ina! Ca-ina! Ca-ina!" le fa eco Silvia, gridando ancora di più.
"Shh, bimbe, non urlate! Sennò si spaventa e piange..."
"Ma io non voglio farla piangere, gli voglio bene alla mia sorellina!" (nda: se ci sono delle frasi sbagliate grammaticalmente, ricordatevi che è una scelta voluta quella degli errori, perché stanno parlando delle bambine di due e quattro anni, ancora non possono sapere cosa è grammaticalmente corretto e cosa non lo è.) Sara si solleva e le da un delicato bacino sulla guancia. "Ti voglio tanto tanto tanto bene sorellina!"
"Co-e -i chiama?" mi chiede Silvia con la sua dolce vocina, ancora instabile.
"Si chiama Syria!"
"Syria!" ripete lei, sorridendo e saltellando. "Be-issimo!" urla, purtroppo facendo svegliare sua sorella all'improvviso, che, impaurita dalla voce troppo alta di Silvia, inizia a strillare spaventata.
"Oh no..." sospiro, cercando di calmarla.
"Shh, amore, amore non piangere... È la tua sorellina... Non voleva farti paura... Ti vuole tanto bene..." la calmo, dandole qualche carezza, per poi rivolgermi alla sua sorellona. "Amore, tieni la voce più bassa..." le consiglio, con calma. Non posso arrabbiarmi con lei per questo, in fondo ha solo due anni. "Hai visto che sennò piange?"
"Io..." comincia a singhiozzare e singhiozzare, per poi scoppiare a piangere a sua volta. "Scusa!" grida, correndo da Sascha e stringendosi alle sue gambe.
"Ma Silvia, amore mio... Non devi scusarti, non hai fatto niente!" la consola lui, prendendola in braccio e asciugandole le lacrime.
"Fatto piange-e..." singhiozza ancora, indicando il fagotto che ho tra le mie braccia.
"Ma no, non sei stata tu... Lei piange perché è piccola..."
"Picco-a..."
"Sì amore... È piccola..." le dico anche io, facendola venire vicina a me. "Hai capito? Tu sei una brava bambina, non fai piangere le persone..."
"Sì b-ava -a-bina."
"Esatto amore." le sorrido, lasciandole un bacio sulla fronte.
"Dai bambine, andiamo a giocare che la mamma si deve riposare okay?" sento ad un tratto Sascha rivolgersi a loro: diceva tanto di non essere tagliato per questo ruolo, ma invece io lo sto considerando un padre d'oro.
"Tu riposati amore." si rivolge a me, con un bacio sulla fronte. "Io le tengo occupate fino all'ora di cena."
***
(Sascha's pov)
"Ma io voglio fare la merenda!" sbuffa Sara, davanti alla macchinetta delle merendine sul corridoio dell'ospedale, con le mani incollate al vetro di essa, mentre guardava rabbiosa tutti quegli snack che non poteva prendere.
"Amore mio, ma tra poco è ora di cena..." le rispondo, forse per l'ottava volta in questo pomeriggio. Prima di tornare a casa, difatti, avevo promesso loro di andare a mangiare fuori, e saremmo partiti tra un'ora scarsa.
"Ma voglio la merenda!" grida, battendo violentemente un piede per terra. "Ho famissima!"
Stufo di continuare a dirle la solita cosa, ammetto che questa volta ha vinto lei: del resto non ha mangiato per tutto il pomeriggio.
"Va bene, io te la compro." le dico, mentre lei caccia un urletto di gioia.
"Ma se quando siamo al ristorante avanzi tutto il cibo perché non hai più fame... Te lo mangi lo stesso." la avviso. "D'accordo?"
"Va bene!" annuisce freneticamente lei, probabilmente tenendo poco conto della condizione, con un sorrisone stampato sul volto, per poi subito dopo tornare con lo sguardo alla macchinetta. "Allora voglio... Questa qua!" mi dice, dopo una lunga meditazione, indicando una brioche confezionata al cioccolato.
"Va bene. E che merendina sia!" sospiro, prendendola in braccio e selezionando il prodotto, che ritiro e consegno alla diretta interessata dopo pochissimo tempo.
"Grazie! Grazie grazie grazie!" sorride lei, gridando. "Però me la apri?" mi chiede, con la sua vocina.
"Dai Sara, sei grande! Dovresti imparare a farlo da sola!"
"Ti prego... È difficile... Solo per oggi..."
mi implora, però, lei, guardandomi con quello sguardo che... Porca miseria, sembra un cucciolo bastonato e mi fa sempre cedere. E, puntualmente, Sabrina si arrabbia perché dico che faccio tutto io e lei deve imparare a fare le cose da sola. Ma non ce la faccio, questa sua espressione mi fa provare sempre troppa compassione nei suoi confronti. Come si fa a dir di no davanti a un faccino così!
"E va bene." mi arrendo.
"È l'ultima volta però." la avviso, subito dopo. "Dai, da' qua."
Mia figlia mi porge la sua merendina, che non appena viene aperta, ha impiegato pochissimo a sparire dalla mia vista e finire nel suo pancino ingordo.
"Mangi come un maialino, lo sai?"
"Sì." risponde, sorridendo, lei.
"E adesso andiamo a trovare la mia sorellina? Mi hai detto che non è più con la mamma, ma l'hanno portata dove ci sono tutti i bambini!"
"Vuoi andare?" le chiedo.
"Sì sì sì, voglio salutarla ancora!"
"Dai, allora andiamo." le sorrido, portandola vicino al vetro della nursery, da dove potevamo vedere tantissimi lettini, dove dormivano tantissimi bambini appena nati, tutti uno diverso dall'altro. E in uno di quelli c'è proprio lei, Syria, la mia nuova bimba, che dorme profondamente, giocando in modo involontario con la piccola coperta che la sta scaldando.
"Guarda, è lei." la indico.
"Ciao sorellina!" la saluta dal vetro Sara. "Non vedo l'ora di giocare con te!"
"Presto ci giocherai. Non sei contenta?"
"Sì! Ma adesso ho fame."
"E adesso? Dove vuoi andare a mangiare?" le chiedo, mentre percorriamo il corridoio.
"DOVE FANNO LE COTOLETTE!"
"Va bene. Andiamo lì."

Ciuffy's Corner:
Inizialmente in questo capitolo c'era un dialogo tra Sascha e Stefano, il quale aveva avuto una figlia dalla Marina, Laura, che stava dormendo vicina alla culletta di Syria. Il punto è che ora che Stefano e Marina si sono lasciati, questa cosa non potrebbe più accadere, perciò l'ho tolta. Mi spiace :(

How Long is Your Love?||Saschina [SEQUEL]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora