Capitolo 3: Quella maledetta bistecca...

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(Sascha's pov)
Non sono riuscito a stimare quanto tempo sia passato dall'ordinazione della nostra cena, fino al suo effettivo arrivo. Forse perché ero così tanto impegnato a distrarre le bimbe, giustamente stufe di aspettare, che ho perso il conto. La faccia che hanno fatto quando è arrivata quella loro invitantissima cotoletta è stata qualcosa di teneramente indescrivibile: adoro il fatto che a loro brillino gli occhi anche davanti a queste piccole cose, come, appunto, del pollo impanato con dei cubetti di melone affianco. E, ovviamente, gli occhi non sarebbero brillati solo a loro: assieme ai loro piatti, infatti, è arrivato anche il mio, anche se... La bistecca ai ferri non mi sembra così tanto invitante. Già la colorazione mi sembra molto più strana rispetto agli standard: non so se è una mia allucinazione, oppure è seriamente tendente al verde. Ovviamente non spererei mai nella seconda opzione, ma anche l'odore non me l'ha contata di certo giusta: più la tagliavo, più le mie narici percepivano qualcosa di sinistro. Per questo ho deciso di lasciar perdere e concentrarmi unicamente sulle patatine fritte, mettendo il piatto della carne da parte. Data l'enorme quantità, infatti, penso mi possano sfamare tranquillissimamente, in caso contrario posso benissimo arrangiarmi aggiungendo un dolce all'ordinazione. Pensare che quando le piccoline avevano già finito la loro cenetta, io ero ancora a metà! E va evidenziato che Silvia ha cominciato a mangiare da sola poco tempo fa, ancora combina disastri ed è molto lenta!
"Papà, ma la carne non la mangi?" mi chiede Sara tutto d'un tratto.
"No tesoro... Lasciala lì."
"Posso mangiarla vero?"
"No, non puoi..."
"Perché no?"
"Perché ti fa male..."
"Ma non è vero che mi fa male!"
"Sì, ti fa del male. E poi hai già mangiato come un maialino. Quindi lasciala lì."
Sara non mi ha risposto per un po' di tempo, per poi implorarmi di nuovo: "Solo un assaggio..."
Sbuffando, finisco di pulire la faccia a Silvia e mi giro verso di lei. "No, neanche un assag... Sara, che cosa hai fatto?"
Vedo mia figlia ridacchiare, mentre stava masticando proprio un pezzo di quella maledetta bistecca. Nessuno capirà mai lo spavento che ho preso, pensando al peggio.
"Sputala subito!" grido, infuriato e impanicato allo stesso tempo. "Ti ho detto di sputarla immediatamente!"
Fortunatamente, almeno in questo momento, si è decisa ad obbedirmi e ha sputato il pezzo di carne avariata sul piatto.
"Se ti ho detto di non mangiarla perché lo fai? Se ti ho detto che ti fa male, perché lo fai? Vuoi farti del male da sola? Vuoi andare in ospedale? Eh?"
Sara scuote la testa, mostrandomi una faccia tristissima, e iniziando a piangere.
"Sara..." sospiro, calmando i miei spiriti bollenti. "Ascoltami. Io ti ho detto che non dovevi mangiarla per una ragione... Lo sai? Perché mi hai disobbedito? Lo sai che tu non devi disobbedirmi mai più? Perché se ti ho detto di non mangiare la carne, l'ho fatto perché era pericoloso! Perché se la mangi vai in ospedale! Tu non vuoi andare all'ospedale, vero?"
"No..."
"Allora non disobbedire mai più al tuo papà. Hai capito?"
"Sì..."
"Brava." le sorriso. "Hai mangiato solo quel pezzo?"
"Sì..."
"Meno male. Mi sono spaventato tantissimo..."
"Non voglio andare in ospedale!" grida, mettendosi a piangere di nuovo.
"No Sara... La bistecca l'hai sputata, non vai più in ospedale... Tranquilla!"
"Ok..." singhiozza, mettendosi sulle mie gambe.
"Ora andiamo a pagare e usciamo, dai..." sospiro, poggiandola delicatamente a terra e dirigendomi alla cassa, per poi tornare a casa, dove ho concesso alle piccole di dormire con me nel letto matrimoniale. È stata una nottata tranquilla, e sinceramente mi ha fatto uno strano effetto sentire che mi hanno avvolto delle braccia diverse da quelle di Sabrina. E non brutto, parliamoci chiaro. Mi ha fatto tanto sorridere, pensare che quelle due minuscole braccine che mi avvolgono sono comunque della bimba che lei ha messo al mondo, e onestamente non potevo chiedere di meglio se non fare in modo che la bimba di Sabrina fosse anche mia figlia. Mia figlia che, però, il mattino dopo mi ha fatto spaventare, e non poco. Non usciva più dal bagno, e mentre era seduta sul gabinetto mi ha implorato di portarle un catino, in preda a dei terribili conati.
"Sara..." le chiedo cortesemente, poggiandole il recipiente sulle gambe. "Dimmi la verità... Ieri l'hai mandata giù, quella bistecca?"
Sara scoppia a piangere di nuovo, e i miei occhi hanno assistito a una scena alquanto raccapricciante: assieme ai singhiozzi, infatti, degli enormi rigurgiti hanno riempito in un attimo la bacinella, colorando la faccia della mia piccola completamente di bianco, un po' come un cencio.
Se solo non fosse stata mia figlia...
"Sara... Dai calmati... Non piangere e respira..."
Sono in preda al panico, alzarmi per tenerle la fronte e la schiena, purtroppo, è il massimo che io possa fare. Ho solo come l'impressione che ieri abbia mangiato quella bistecca più del dovuto... Ho bisogno di saperlo, perciò quando l'ho riportata sul letto, sono stato costretto a chiederle un po' di cose.
"Amore... Giuro che non mi arrabbio..." comincio, dolcemente, per fare in modo che non si disperi di nuovo, carezzandole anche la testolina. "Però dimmi la verità... Ieri la carne l'hai mandata giù?"
"Sì... Volevo assaggiarla..."
"Ma hai visto che ti ha fatto del male?"
"Sì..." tira su con il nasino. "Scusami... Non lo faccio mai più..."
La sua risposta mi ha reso molto triste: mi fa male vederla soffrire così. Tuttavia non posso fare a meno di lasciarle un piccolo bacio sulla fronte, si è resa conto che non deve più farlo.
"Ti passerà in fretta, vedrai..."
"Ho mal di pancia forte..." continua, mentre torna di nuovo a piangere, probabilmente dal dolore. Sono disperato.
Giuro che se solo trovo chi ha voluto 'avvelenare' la mia bambina gli apro il deretano in un modo che se lo ricorderà per tutta la vita.
"Shh, adesso ti faccio un bel massaggino e passa tutto..."
"Ho malissimissimo..."
"Pensa a qualcos'altro, Saretta..."
"E ho anche sete..." aggiunge, disperata.
"Amore ti porto subito l'acqua... Stai tranquilla..."
Non so più che fare. So per certo che è stata quella maledetta bistecca, e giuro su Dio che chiunque l'abbia cucinata farà una brutta, bruttissima, fine. Sentire Sara piangere come una disperata dal dolore è qualcosa che davvero mi devasta. Oltretutto, più le davo da bere, più sembrava aver sete.
A questo punto non avevo proprio alternative: l'avrei dovuta portare in ospedale, ovviamente dopo aver lasciato Silvia da mia suocera. Non ha preso molto bene la notizia: nonostante le abbia detto che in ospedale sarebbe guarita e non avrebbe più sentito dolore, lei continuava a piangere e piangere. E dopo una serie di controlli, tra cui una bella emocoltura, esame delle feci e chi più ne ha più ne metta, avrei voluto piangere anche io, solo al sentire due precise parole.
Lavanda gastrica.

Ciuffy's Corner:
Finalmente è arrivato il capitolo. Ci ho messo una vita a scriverlo e ammetto che non è uno dei migliori. Spero comunque lo apprezziate :)
E niente, ciao.

How Long is Your Love?||Saschina [SEQUEL]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora