Capitolo 15 (+ alcune cosucce pelleh)

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ELENA

Avevo quest'ingenua speranza che se Soraya mi fosse stata vicina, Rose non mi avrebbe fatto niente.
E adesso me lo ripeto ogni giorno: ma quanto posso essere stata idiota?
Appena fuori dal salone la lupa mannara mi prese per la maglietta e mi attaccò al muro, mettendomi un braccio sotto il mento e fissandomi con gli occhi di un giallo acceso.

"Rose!" la rimproverò Soraya, avvicinandosi.

Sapevo che non avrebbe fatto molta differenza, soprattutto se non avesse usato la magia.
Sembrava la personificazione della dolcezza, bella, minuta e delicata come un fiorellino.
Rose era un incendio, soprattutto in quel momento.

"Chi ti ha fatto quelle ferite che avevi quando sei arrivata da noi? Che cosa ne hai fatto?" domandò, mentre le spuntavano le zanne.

"Non sono affari tuoi." risposi, fissandola di rimando.

Okay, sono una folle suicida, lo ammetto.

"Lo sono invece. Ti abbiamo trovato che indossavi i vestiti che avevo lasciato a Kurtham. Sei una schifosa spia di Bruce, ecco cosa sei." ringhiò.

"Non... Non è vero!" esclamai, mentre lei premeva di più contro la mia gola.

"Rose, basta." disse la ragazzina dai capelli blu, mettendole una mano sul braccio.

Sentii il corpo della mora rilassarsi impercettibilmente, mentre le rivolgeva un'occhiataccia.
Gli occhi perlacei di Soraya rimasero calmi e il suo viso esprimeva tranquillità.

"Non serve a niente." continuò.

Rose strinse le labbra e gli occhi le ritornarono color nocciola. Si allontanò di scatto, facendomi rimettere i piedi per terra.
Mi massaggiai il collo cercando di non riprendere fiato troppo rumorosamente, per non darle soddisfazione.

"Ti rendi conto per chi agisci? Quell'uomo vuole far risorgere un demone intergalattico. Ha fatto il doppio gioco per maghi oscuri ed entità malvagie, cercando di ucciderci tutti. Ha mentito a un centinaio di persone, dichiarando che noi avevamo ucciso Niall e che doveva essere vendicato." mi sputò comunque, rabbiosa. "Ti rendi conto che lo stai aiutando a schiavizzare l'universo?"

"No." ripetei.

"Come sarebbe a dire, 'no'?" chiese.

Scossi la testa, confusa.
Non mi fidavo di Bruce.
Non mi fidavo di loro.
Non mi fidavo di nessuno, in effetti.
Ma era innegabile che pensassi che stesse esagerando sul conto dell'uomo che mi stava insegnando a gestire i miei poteri e che sembrava così... In difficoltà.

(Lettore: Ecco a voi la vera Elena, gente! Datele un caso umano e lei cercherà in tutti i modi di salvarlo.)

Mi si affacciò alla mente una consapevolezza, un ricordo di me stessa.
Provavo compassione per chiunque e non sempre era un bene. Avevo la brutta abitudine di affezionarmi alle persone e di essere molto protettiva nei loro confronti. Potevo anche non fidarmi di nessuno, ma non riuscivo ad accettare che potessero far del male a Bruce. O che lui potesse farne a loro.

"Mi sono svegliata pochi giorni fa a Kurtham, senza nessuna idea di chi fossi io o da dove venissi." sospirai, mentre abbassavo lo sguardo a terra. "Bruce mi ha detto delle cose che lo facevano sembrare un eroe: cercava di impedire che voi portaste il caos nell'universo ed aveva bisogno del mio potere per risvegliare un'antica entità che vi avrebbe fermato riportando l'ordine nell'universo."

Facciamola finire beneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora