Capitolo 23 (pt.2)

580 33 69
                                    

BEASTBOY

Mi piacciono le fragole, voglio dire, mi piacciono davvero tanto.
Mi piace parecchio anche il colore che hanno le fragole, dà un senso di vitalità.
Ero chino su una Raven inerme cercando di capire se fosse stata percorsa da un fremito o se fossi solo io che tremavo avvicinandole lentamente le mani alla testa.

"Rae." chiamai, con voce rauca e lamentosa.

I rumori attorno a me mi sarebbero dovuti giungere come attutiti secondo la logica che mi imponeva di dare più importanza alla ragazza stesa davanti a me che a tutto il resto, invece sentivo chiaramente Iella ripetere il mio nome insistentemente, mentre Neve entrava per aiutarla e gli altri combattevano rumorosamente fuori dalla cella.
Le appoggiai una delle mie mani verdi sulla pelle pallida del suo volto, fredda come sempre ma con un che di dolorosamente sospetto. Sbilanciandomi in avanti e senza più tremare avvicinai il mio volto al suo, rivolgendole il mio orecchio.
Quando fui a solo un paio di centimetri dal suo naso compresi con terrore che non emetteva nemmeno un respiro, che aveva smesso di produrre qualsiasi suono.
Un velo gelido si depositò su di me, avvolgendomi completamente, quasi pietrificandomi in quella posizione.
Mia sorella mi afferrò per il braccio cercando di riscuotermi nonostante la ragazzina tentasse di trattenerla, palesemente esausta seppur preuccupata, ma io non mi smuovevo di un centimetro. Dopo meno di un secondo riuscii a voltare la faccia, sfiorando il suo naso con il mio e guardando il suo spento volto emaciato.

"Rae." chiamai di nuovo, flebilmente, come se quella parola potesse essermi portata via da un momento all'altro e dovessi quindi utilizzarla con parsimonia.

Non sapevo bene come avrei dovuto comportarmi in quella situazione, non sapevo nemmeno cosa provare di preciso.
Dopotutto, accettando di mantenere il segreto sapevo che sarebbe morta. Sapevo che con il mio silenzio l'avrei uccisa.
Tuttavia non riuscii a capire se dovessi sentirmi in colpa, perché non mi era passato nemmeno per la testa che forse era stato meglio essere amato da lei per quelle settimane ed averla persa piuttosto che essere odiato per tutta la vita per aver fatto la spia, cosa che prima sarebbe successa.
Mi aveva cambiato, almeno un pochino, mi aveva fatto essere meno superficiale. Mi sentivo grato, non in colpa.
Non aveva riempito un vuoto nel mio cuore, l'aveva reso solo pieno fino a scoppiare, cosa che pensavo mi avrebbe ucciso. Invece era lei quella a non respirare.
Spostai di poco la mano, nello stesso istante in cui Cyborg venne scagliato contro le sbarre della cella, e le passai un pollice sulle labbra esangui.
Mi piace un sacco il colore delle fragole ed avrei voluto con tutto me stesso che quello della sua pelle vi somigliasse anche solo lontanamente, per dimostrarmi che era viva.

"Rae, no." riuscii a dire, sentendo distintamente la voce di Robin che chiedeva se ci fossero problemi. "Rae ti prego, non essere morta. Non lasciarmi da solo."

Aveva gli zigomi piuttosto sporgenti e, cosa che mi aveva spiegato essere di cattivo presagio, la gemma incastonata sulla fronte di un colore spento, non pieno di vita come al solito.
Allungai il collo e le posai un bacio sulla gemma.

"Mi hai dato troppe cose, non può portarti via ora." sussurrai, rimanendo immobile in quella posizione mentre Iella si accorgeva del fatto che la mezza-demone non si muoveva.

Non può chi? Non avrei saputo dirlo.
Suo padre.
Il suo essere un demone.
L'universo.
Il destino.
Tutti erano contro di noi.
Nessuno sosteneva la BBRae.

"Rae." chiamai un'ultima volta, disperatamente.

Rimasi ad osservarla per pochi istanti prima che la gemma sulla sua fronte riprendesse un colore più vivace e qualcosa nel mio petto cominciasse a martellare nervosamente contro l'interno della mia gabbia toracica.
Lentamente nello spazio che separava i nostri corpi cominciò a formarsi una debole luce bianca, una piccola sfera candida della grandezza di una biglia, che andò a sfumare la propria immagine aumentando l'intensità della luce, costringendomi a chiudere gli occhi ancora appoggiato alla ragazza dai capelli viola, mentre un forte calore mi avvolgeva.
Improvvisamente la luce sparì e riuscii ad aprire gli occhi, osservando il volto inerme della mezza-demone.
Poi, come se si fosse risvegliata da un incubo, spalancò gli occhi e si tirò su di scatto, dandomi una violenta testata ed annaspando in cerca di aria.

Facciamola finire beneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora