56.Solo

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Avevo già accompagnato Luca, e ora vagavo solo per la città di Roma. Guardai l'ora: erano le cinque, e qualcosa.
Pensai di ritornare a casa, incamminandomi lentamente per le vie principali.
Roma era bellissima. Guardai l'acqua dalle fontane, e mi ci rispecchiai.
Giulio non aveva nemmeno provato a seguirmi. Ben venga.
Mi guardai intorno, c'era folla, sì, ma tutto ciò che vedevo era il vuoto.
Stare solo, è sempre stata una delle cosa che ho amato fare di più.
Il silenzio, era la nota che preferivo ascoltare di più.
I miei pensieri erano la cosa che seguivo di più.
E, il mio Skate, era la cosa che amavo di più.
Ebbi un abbaglio, e corsi a casa. Presi il mio zainetto rosso, con le righe grigie. Sinceramente, ho sempre pensato che il grigio e il rosso insieme, fosse un pugno nell'occhio, ma i gusti di mio fratello Vittorio, erano davvero, ma davvero scrausi.
Lo misi in spalla e tornai al giardino dove stetti per la prima volta con Giulio. Vidi delle luci: ora lì ci abitava qualcuno. Mi fermai sulle inferriate del cancello. Stetti lì, fino alle sette, poi quando vidi il buio calare, scesi da lì, e aprì lo zainetto, controllando cosa ci fosse dentro, oltre briciole, preservativi (usati, non, bucati), fazzoletti e cartaccie. Estraetti il mio skateboard. Legno vivo e acciaio.
Quel robo non aveva un colore, lo avevo tinteggiato troppo spesso.
Presi pure una sigaretta, un accendino e posai il telefono il cui led lampeggiava, simbolo che avevo ricevuto chiamate. Non controllai nemmeno. Ora c'ero io, il mio skate, questa notte e la mia voce. Poggiai il piede sulla tavola, e feci avanti e indietro prima di salire. Mi diedi una spinta col piede destro e partì. Dove andavo? In metro.
Sarei partito.

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*Non vorrei dirlo, ma siamo quasi alla fine. Tipo manca pochissimo. Ma volevo avvisarvi, che se sarete clementi, il 15/02/18 (o anche prima uscirà) una nuova MosLow: Teddy Bear.
Sarà una dolciosezza, enorme.*

 Twitter; MoslowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora