54. Piccole persone danno Grandi consigli

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Io, Giulio e Luca, andammo in un ristorante mangiare qualcosa. L'erezione, per colpa di Giulio, che faceva cose non proprio pure quando il bambino non guardava, non mi era ancora passata. Poi, ci si metteva pure Luca, che ogni tanto, tastava e giocava col mio membro.
«Luca, ma quanti anni hai?» Chiesi all'improvviso. Ma, porco il pene, questo proprio non capisce che è un cazzo?
«Ne ho sei.» disse mostrandomelo sulle dita. Spostai la sedia di Giulio, intorno al nostro tavolino rotondo, più vicino a me, e poggiai la mia testa sulla sua spalla. Chiusi gli occhi per un secondo, e mugolai qualcosa, avvertendo il calore della sua pelle, che filtrava dalla sua felpa. Luca si girò, e sentì la mano di Giulio fare su e giù sulla patta dei miei pantaloni.
«Oddio, Giulio! Smettila...» Sussurrai, in modo che il bambino non mi sentisse. La grande testa di cazzo, di fianco a me, però mise la mano nei miei boxer, e iniziò a giocarci. Il tavolo, aveva una di quelle tovaglie lunghe che arrivano fino a terra, quindi, nessuno oltre noi due, sapeva cosa stesse succedendo.
Sentendo uno dei miei gemiti, Luca si girò.
«Tutto bene Gioggio?» disse pronunciando male il mio nome.
«S-sì. Non preoccuparti.» balbettai e Giulio tolse la mano dai miei boxer per riprendere a mangiare normalmente. Feci una smorfia disgustata. Lo notò tant'è che mi disse:
«Senti, è roba tua. Se ti fa schifo, abbiamo un problema.» disse calmo, spostandomi dalla sua spalla.
«Siete chey?» Mi ci volle un pò per elaborare la risposta, ma Giulio, appena iniziai a parlare, mi zittì.
«Piccolo, sai che vuol dire?» chiese Lollo gentile.
«Sì, che voi vi amate e non siete uno femmina. » Iddio, ma insegnategli la grammatica!
«Esatto.» Rispose il MIO piccolo, mentre io lo guardavo. E credetemi: più lo guardavo e più me ne innamoravo. Sempre di più.
M'innamoravo dei suoi ricci.
Dei suoi nei.
Dei suoi occhi marroni.
Delle sue labbra grandi e rosa.
Delle sue guance a culo di bimbo.
Della sua pelle morbida.
Di come quello che indossasse gli stesse una meraviglia.
In pratica, di tutto lui.
«Dalla sua faccia, si capisce che vi piacete.» Disse poi Luca a Giulio. Probabilmente si erano detti altro. Ma che cazzo m'importava. Io volevo avere il mio Lollo solo per me.
«Cosa?»
«Ho spiegato a Luca che noi due stavamo insieme.»
«Esatto.» Concordò dolcemente.
«E perché vi siete lasciati?» aggiunse poi.
«Perché ho- ho tradito la sua fedeltà. Ho baciato un altro.» Anche se non mi andava di parlare di quello, almeno Giulio aveva smesso di provocarmi con seghe , lecca lecca acquistati solo per farmi eccitare, gesti poco fraintendibili, steccate al suo, di membro, e tante, ma proprio tante cose che mi eccitarono quasi di nuovo.
«Perché lo hai fatto?» chiese ingenuamente.
«Ho pensato ch- No, cazzo, non ho pensato a nulla. Giulio, mi dispiace.» Mi scusai pure col piccolo per la parolaccia.
«Secoddo me, non state bene. Vi amate. Tornate insieme.»
«Noi vorremo, ma Luca, Giorgio mi ha fatto essere triste.» disse per farsi comprendere al meglio.
«Ma che vuol dire!? Siete troppo belli.» disse congiungendo le mani. Io guardai la scena. Muto. Pensavo a come reagire. E feci la prima cosa che sapevo avrebbe reso felice i due piccoli. Baciai Giulio. Fu un bacio a fior di labbra. Mi staccai subito e lo abbracciai.
«Visto? Vi amate. Ma non fatelo più! Bleah!»

 Twitter; MoslowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora