20.Casa di Giulio?

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@illmostro
“Vi ricorda qualcosa?
*allegato foto*
Non sarà mica casa di Giulio?”

Scrissi e poi postai, girandomi verso Giulio. Avevamo deciso di vederci da lui, mentre mangiavano il gelato, un paio di giorni fa.
Sinceramente stare con lui, mi piaceva, tanto, non ero così entusiasta, nemmeno quando dovevo vedere la mia ex ragazza.
Non sapevo che fare. Intendo: non ero sicuro che mi piacesse Giulio, nemmeno di piacere a lui.
E, ovviamente, per la mia carriera, non mi andava di rischiare.
«Giò, non mi sento bene.» Disse accoccolandosi sotto il mio braccio, come un gatto. Quanto diamine è carino?
Era da stamattina che stava male: mal di testa, febbre.
«Piccolo...» mi lasciai sfuggire.
«Ti prendo un'aspirina?» continuai.
«No, solo dell'acqua e zucchero.» mi disse flebile, cercando sorridermi.
Non ce la facevo più a vederlo così. Preparai velocemente l'acqua e zucchero.
Quando lo vidi raggomitolato nelle coperte, dolorante, sentì il mio cuore sciogliersi: era la dolcezza.
Gli avvicinai il bicchiere per farlo alzare. Mi guardò, sorrise, ed infilò il dito nelle mie guance. Rise piano. Cazzo. Posò il bicchiere sul comò di fianco a lui e mi fissò le labbra.
Non resistetti più e lo baciai. Era un casto bacio a stampo. Mi guardò stordito, e appoggiò la testa nell'incavo del mio collo. Lo abbracciai, stringendolo forte, per poi iniziare ad accarezzargli la schiena lentamente. Sentì la maglietta bagnarsi: stava piangendo.
«Giulio, piccolo, che c'è?»
«Dovevamo lavorare, e invece, ti ho schiavizzato, facendoti portare di tutto, e ora ti piango addosso. »
«Se vuoi, posso essere il tuo sguattero a vita.» Dissi facendogli l'occhiolino. Mi sorrise.
«Giù?»
«Mh?»
«Sei bellissimo quando sorridi.» Mi guardò negli occhi, lo vidi arrossire. Lo baciai di nuovo. Di nuovo. Di nuovo, e di nuovo ancora.
Appoggiai la fronte sulla sua.
«Non si fa così, Giorgio.»
«Cosa?»
«Sei gay, bisex?»
«Non lo so, Giulio, io voglio solo stare stare qui con te, ora.»
«Ora? E domani? E tra qualche mese? Cazzo fai, mi scarichi nel cesso?» inizia alzando la voce.
«E, cazzo, devi decidere. Non puoi lasciare stare oggi, e stare con me, poi, dopo, decidi di essere totalmente etero.»
«Giù, io...»
«Tu niente. Se vuoi, visto che è tardi, resti qui a dormire. Ma finché non decidi, evita di provarci con me.»
«Giulio.» Tentai avvicinandomi  a lui, oramai in piedi indicandomi col dito puntato verso il mio petto. Abbassai la sua mano, e lo abbracciai.
«Lollo, anche per me è difficile. Ma capiscimi: non so manco che provo.» dissi poggiando la mia mano sul suo viso. Sentì piccole scosse propagarsi dalla mia mano a tutto il mio corpo. Mi allontani malvolentieri.
«Dove dormo?» dissi riluttante. Indicò il letto di faccia noi.
«Anche se sono arrabbiato con te, non posso lasciarti dormire su quel divano scomodissimo.»
«Grazie.» Mi tolsi le scarpe.
«Ma, cazzo, Giò, ma te li lavi mai i piedi?»
«Certo!»
«Eh, cristoddio, puzzano un fottio! Vai a lavarteli. Non entri nelle mie lenzuola così.»
«Ma... Va bene.» Andai in bagno, portandomi le scarpe dietro.  Presi il sapone e mi lavai i piedi sotto lo sguardo divertito di Giulio.
«Soddisfatto?» Dissi sorridendo, mentre mi toglievo la maglietta andando nella sua stanza.
«Abbastanza.» Mi sbottonai i pantaloni, e me li tolsi, rimanendo solo con gli slip (slippini più che altro, per quanto sono piccoli). Lo guardai incuriosito, mentre frugava in uno dei cassetti del comò:
«E tu, piccolo, dove cazzo dormi?» mi c'ero abituato a quel soprannome.
«Non chiamarmi così.» L'ho detto.
«Beh, teoricamente, io dovevo  dormire con te.» continuò, girandosi. Mi guardò dall'alto in basso, e lo vidi arrossire lentamente.
«Cosa ci fai con quei cosi!? Sono indecenti! Vuoi indossare qualcosa di striminzito, bene. Ma non gli slip, sono obriobriosi.» Disse lanciandomi delle sue mutande ed uscendo dalla stanza. Le presi e le avvicinai a me, odoravano di lui. Mi tolsi gli slip e li misi in uno dei cassetti.
«Giorgio! Ti ho visto!» disse entrando nella stanza.
«Toglili subito. Sono sporche! »
«Uffa, volevo vedere la tua faccia quando li avresti trovati.»
«Sei uno sporco!» disse con un urletto poco virile.
«Prenditi una mia felpa dal cassettone. » Mi urlò dal bagno.

 Twitter; MoslowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora