Capitolo 6

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Una forte luce illumina il mio viso facendomi spalancare lentamente gli occhi. Alzo la testa dal suscino sedendomi sul letto. Stropiccio gli occhi e mi avvicino alla finestra aprendola completamente e affacciandomi di sotto. Si vede proprio che è sabato mattina, le strade dei marciapiedi sono occupate solamente dalle macchina spente e ferme degli abitanti. Il sole è talmente caldo da aver sciolto la neve che c'era fino a ieri sera. Visto che è una bella giornata, voglio portare Connor a spasso, giusto per farli sgranchire un po' le gambe e poi credo che gli farà bene prendere un po' d'aria fresca. Nonostante il sole splendi in cielo, l'aria è comunuqe fredda, così mi allontano prendendo i vestiti da indossare andando in bagno. Dopo essermi lavata e vestita, indosso cappello, sciarpa e cappotto e scendo al piano di sotto trovando il mio cagnolino che mi salta letteralmente addosso riempiendomi di coccole. Sorrido e condivido l'affetto per poi andare in cucina. Stranamente trovo tutti e due i miei genitori seduti a tavola, con quell'espressione seria in volto, che mangiano senza spiaccicare una parola. Vedo i visi di Shanoon, Camille e Leonard sconvolti e tristi. <<buongiorno Jasmijn>> saluta Olga vedendomi. <<buongiorno Olga>> ricambio io sorridendo. <<a, Jasmijn, siediti>> dice mia mamma accorgendosi della mia presenza. <<non posso, come vedi sto uscendo, ho bisogno di un po' d'aria fresca e poi non ho fame. Porto Connor con me>> rispondo a mia volta. Vedo le mie sorelline con il mio fratellino guardarmi come per dire "ti prego portaci con te". <<mamma, possono venire con me anche Shanoon, Camille e Leo?>> chiedo io con la speranza che risponda si. <<no, devono ancora finire di studiare, verranno la prossima volta>>. Studiare all'età di quattro e due anni? Ma stiamo scherzando? Posso capire Shanoon che è più grnade, ma Leo e Cami no, non possono rovinare loro la vita come hanno fatto a me. Devo salvarli, non posso concepire l'idea che facciano la fine che ho fatto io, ovvero, sedici anni, ancora sognatrice e amante delle bambole. Sconfortata saluto i miei fratelli ed esco di casa tenendo per mano il guinzaglio attaccato al collare azzurro di Connor. Cammino per i marciapiedi assaporando l'aria fresca mattutina olandese. Mi ritengo abbastanza ortunata per essere nata in questo bellissimo posto. E' un Paese magnifico che amo profondamente. I giardini verdi, le infinite campagne, i mulini a vento. Il quartiere in cui vivo non è molto grnade, anzi, è abbastanza ristretto e riservato. Ovviamente qui abitano tutti dottori, avvocati e ingegneri, gente di livello "abbastana alto" perchè i miei genitori ovviamente non potevano stare in un quartiere normale come tutti gli altri. E' un posto bellissimo e questo come negarlo, ma non ti fa sentire a tuo agio. Qui sembra tutto artificiale, non c'è niente che leghi l'uomo alla natura e questa cosa lo fa scendere molto di livello secondo il mio parere, però ai miei genitori non importa niente, basta che stanno bene loro stanno bene tutti. Così funziona la loro logica idiota ed ottusa. A questo punto mi chiedo perchè abbiano fatto cinque figli. I miei pensieri vengono interrotti dalla vibrazione del cellulare. Lo sfilo dalla tasca e leggo il messaggio appena arrivato. "ci possiamo vedere in centro? Ho urgente bisogno di parlarti, Judy". Rispondo accettando l'invito e torno a casa per portare Connor che nel frattempo si è divertito giocando con ogni cosa trovasse. Quando mi giro vedo una persona dal viso familiare. più si avvicina e più la riconosco. <<Jasmijn>> esclama lui guardandomi stupito. Oh mio dio, si ricorda il mio nome. <<Christian>> rispondo io cercando di sembrare tranquilla quando dentro di me stava succedendo l'inferno. <<cosa ci fai qui?>> domanda lui guardandomi negli occhi, con quel ciuffo stupendo che cade appena poco più sopra degli occhi verdi smeraldo che mi fanno impazzire. <<secondo te? Ci abito, e tu?>> domando io cercando di non dar a vedere l'euforia che si stava scatenando in me. <<anche io ci abito>> risponde lui. <<e da quando?>> chiedo io. Lui si irrigidice subito. <<ora devo andare, ci vediamo>> risponde lui liquidandomi senza nemmeno il tempo di salutarlo. Avrò detto qualcosa di sbagliato?

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