Capitolo 18

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Il panorama scorre velocemente davanti ai miei occhi. Vedo la mia casa allontanarsi piano piano, poi il mio quartiere e poi la mia città, fino ad arrivare osservare tutto verde. Penso alla mia migliore amica Judith, passare il Natale senza di lei sarà triste, ma ci siamo promesse che ci chiameremo ogni giorno. E poi Christian, ieri sera l'ho lasciato senza nemmeno dargli un bacio per colpa di mia madre. Perché quando si dovrebbe preoccupare di me non si preoccupa e quando non si dovrebbe preoccupare si preoccupa? Fa sempre tutto al contrario. Non capisco il perché. Domani Olga parte, ha trovato un volo per l'aeroporto di Novosibirsk alle nove di mattina, raggiungerà i suoi zii che la ospiteranno per le due settimane di vacanza. E' giusto che dopo tanti anni che è stata qui ritorni dalla sua famiglia. Nonostante la distanza da Judith e Chris, sono davvero felice di ritornare dai miei nonni. Loro mi hanno insegnato che cos'è l'amore, anche se li vedevo poche volte l'anno, ma quelle poche volte che li vedevo, mi hanno sempre fatto felice insegnandomi cose sempre nuove. E senza accorgermene guardando fuori dal finestrino, intravedo la piccola città di Nieuwveen, di soli 3.970 abitanti. Non è molto grande, però possiede immense foreste e giardini. E poi, eccola lì, la casa in mattoncini rossi mattone, ricoperta di alberi ormai spogli, ma innevati. Scendo dalla macchina e, non appena varco la soglia di casa, un'aria familiare e di protezione avvolge il mio esile corpo. Chiudo gli occhi e lascio che le mie narici vengano inebriate dal forte profumo di legno e pulito che circola nell'aria. Un altro odore particolare si mischia con i due precedenti, ma quest'ultimo, non riesco proprio a confonderlo. E' unico, inconfondibile, raro. Un profumo che riconoscerei anche nel più grande campo di erbe aromatiche che esista al mondo. Con gli occhi chiusi, seguo la scia, che mi porta proprio da lei. La trovo di spalle, con i suoi capelli lunghi e ondulati che cadono morbidi sulle sue spalle perfettamente erette nonostante l'età. <<nonna>> esclamo io felice. Lei si gira e posa i suoi occhi verde speranza su di me. <<Jasmijn>>. Apre le braccia ed io corro ad abbracciarla. Ci stringiamo in un affettuoso abbraccio, in un abbraccio che mi mancava da tempo. Osservo il suo piano da cucina e trovo <<kerststol>> esclamo io con gli occhi a cuoricino. Nonna annuisce e <<sapevo che oggi arrivavate e quindi ho pensato di prepararlo visto che è il tuo dolce preferito>> dice lei accarezzandomi i capelli. L'abbraccio ancora più forte ringraziandola. <<dov'è nonno?>> chiedo stupita anche perchè è strano non vederli insieme. <<lo trovi nel suo studio>> risponde lei sorridendo. Le bacio la guancia ed esco dalla cucina incamminandomi verso lo studio del suo nonno, che spesso lui definisce "stanza delle idee". Entro nella stanza e vengo letteralmente investita da un profumo di libri vecchi. Mi osservo intorno e, cavolo, che effetto mi fa ritornare qui. Immense librerie ricoperte di libri e enciclopedie ricoprono l'intero volume della stanza, mentre la vecchia scrivania marrone scuro, attraversa quest'ultima da un alto all'altro. E lui è lì, seduto sulla sua alta sedia in pelle scura, con la sua amata inseparabile pipa tra le labbra sottili, mentre legge il quotidiano con i suoi occhi azzurri e profondi come l'oceano. <<nonno>> esclamo facendomi spazio tra li scaffali. Lui alza lo sguardo. A differenza dell'ultima volta ha della barba sul mento. <<Jasmijn>> risponde lui con quel timbro di voce particolare, profonda e roca, in pratica indimenticabile. Mi avvicino alla sua scrivania e lo abbraccio, sedendomi sulle sue gambe proprio come facevo da piccola. Lui mi stampa un bacio sulla fronte mentre io avvolgo le braccia attorno al suo collo e poggio la testa sulla sua spalla. <<come stai?>> mi chiede lui sorridendo. <<non mi lamento, tu?>> chiedo io tralasciando l'importanza della frase. <<bene, mi sei mancata scricciola>> dice accarezzandomi i capelli. Ho sempre amato questo soprannome, mi ci ha sempre chiamato fin da quando ero piccola. Non appena sto per chiedergli come va con il suo affascinante lavoro da scrittore, la voce squillante e forte di mia nonna interrompe la conversazione. Io e il nonno lasciamo lo studiolo e ci incamminiamo al piano di sopra, ovvero, il luogo da dove proviene la voce della donna. La trovo davanti la porta della mia stanza quando veniamo qui, con lo sguardo elice, euforico. Aggrotto le sopracciglia e mi chiedo come mai abbia quell'espressione. <<allora tesoro, abbiamo apportato qualche modifica alla stanza, ci sembrava troppo banale, non adatta a te>> dice lei e così apre la porta e caspita. Qualche modifica? L'hanno rifatta completamente. Rimango a bocca aperta e a poco la mascella non cade a terra per lo spettacolo. Una piccola stanza dalle pareti rosa chiaro con un letto matrimoniale dalle coperte viola e verdi salvia al centro della stanza. Non sono da meno i bellissimi mobili lilla appoggiati alle pareti e la finestra con vista sul lungo lago Amstel, il più bello in assoluto, che unisce l'Olanda del sud con quella del nord. <<ti piace?>> domandano i miei nonni sull'uscio della porta. <<mi piace? L'adoro. E' la camera più bella che potessi avere e supera alla grande quella di casa mia. Grazie>> dico correndoli ad abbracciarli. Poi scendiamo giù e trovo Camille e Leo che giocano insieme a Connor e Erik, ovvero, il gatto rosso, peloso e morbido dei miei nonni. Shanoon legge sul divano come sempre mentre Richard si aggiusta il suo prezioso ciuffo davanti lo specchio del corridoio. Sento un vociare provenire dalla cucina. Mi affaccio e trovo i miei due genitori seduti al tavolino che parlano, anzi, litigano con i propri dipendenti al telefono. E' possibile che anche quando si è in vacanza devono pensare al lavoro? Non possono dedicarsi per una sola volta ai loro figli? Dimenticavo che loro non possono cambiare, non vogliono cambiare. D'altronde sono sedici anni che fanno questo.

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