Oggi sul cancello della scuola stava appeso il nome di un ragazzo morto il 15 febbraio 2018 per ragioni a me sconosciute.
Aveva sedici anni, le sue ali piumate brillanti di bianco inesistente infinito dovevano ancora formarsi sulla sua giovane schiena.
Le scapole erano ancora all'interno del suo corpo, l'esperienza doveva ancora attraversargli l'anima, ma se n'è andato lo stesso.
Chiedere perché non avrebbe senso ormai.
Forse aveva un fratellino, forse amava i suoi parenti così tanto da rinunciare ad uscire per poter passare del tempo con loro, forse era il più bravo della classe, forse amava i colori dell'arcobaleno.
Tutto questo non ha più importanza.
Siamo tutti uguali ai piedi della terribile attraente morte.
Nessuno viene risparmiato.
Nonostante sia ingiusto, lei non guarda in faccia nessuno.
Siamo nella merda fino al collo.
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