47. Quanta fretta

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Quando ero piccola pensavo che il matrimonio tra mia cugina e suo marito fosse uno dei migliori mai esistiti. Li vedevo baciarsi, sorridersi, amarsi infinitamente ed ero felice che ci fossero l'uno per l'altra.
Ma come si dice; crescendo si scoprono tante cose, crescendo ci si aprono un po' gli occhi e la realtà decide che è arrivato il momento di prenderti a schiaffi in faccia.
Al marito di mia cugina non piaceva avermi in mezzo ai piedi, anche se, in realtà, col tempo questo non è cambiato.
Mi diceva, quando mi capitava di dormire a casa loro, cose del tipo: "ma tu non stai mai a casa tua?" oppure voleva sapere quando i miei mi sarebbero venuti a prendere.
Da piccola non ci facevo molto caso, anche se un po' ci rimanevo male, ma appunto, crescendo, compresi che il tono con cui mi parlava non era affatto gentile, anzi.
Quando si cresce è un po' come soffiare su un castello di carte; tutto crolla e la verità ti trascina all'inferno con sé.
Lui mi sta davvero antipatico, non perde occasione per commentare ciò che dice o fa la mia prozia (madre di mia cugina), perché tanto è sorda, tanto non sente.
Non vuole nemmeno lei in mezzo ai piedi, non vuole nessuno.
È disgustoso, poi, davvero tanto.
Ero piccola, ma quell'episodio fu il primo leggero soffio al mio fragile castello.
Lo beccai a guardare dei porno mentre mia cugina non c'era e la mia prozia stava dormendo.
Ammetto che rimasi scioccata al tempo, perché lo vedevo diverso dal modo in cui lo vedo attualmente.
È avido, perfido e, per una seconda volta, disgustoso.
Dimostrò di esserlo anche quella volta in cui mia nonna si affidò a lui per pubblicare il suo libro di poesie in veneziano e lui non le diede nemmeno un centesimo dei soldi ricavati dalle vendite.
Così, possiamo dire, che è anche inaffidabile e stronzo. Un grandissimo stronzo.
Ed è brutto da sentire, da vedere.
È come una maschera di carnevale; bello ed elegante all'apparenza e schifoso, orripilante quelle volte in cui se la toglie.
Con questo, mi sono resa conto che, per quando la famiglia di mio padre possa sembrare (ed è) rovinata e disastrata, anche quella di mia madre ha molti anelli deboli, molte doppie facce, molti inganni e bugie.
E forse, il fatto che sembri così perfetta, rende il tutto ancora più triste e deprimente.
Ecco perché il mio posto non è qui, da nessuna parte, con nessuno di loro. Non sostengo tutto questo, non ricostruirò più il mio castello di carte, non qui, non nel bel mezzo di una bufera senza fine, non dove le parole contano quanto una giornata a far niente.

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