08.03.2019
Festa della donnaDa piccola, quando ancora tenevo dei diari segreti, uno lo chiamai "Sandra".
Sandra è stata la mia salvezza quando mia madre lavorava o usciva con mio padre, Sandra la consideravo una madre e l'amavo con tutta me stessa. Nessuno avrebbe potuto sostituirla, nessuno sarebbe mai stato come lei.
Oggi l'ho rivista, dopo anni.
È stato commovente, davvero. È sempre così bella e piena di vita, nonostante le difficoltà che le calpestano i piedi, non solo da quando è arrivata qui in Italia, ma anche quando viveva in Romania. Forse lì erano ancor peggiori.
Qui ha incontrato mia nonna e la famiglia di mia madre; di conseguenza ha incontrato me ed è stato amore a prima vista. Mi conosce da sempre, è qui da quando sono nata, è con me da quando il mio pianto di neonata ha invaso le orecchie di mia madre.
La fede e la speranza le contornano gli occhi; vorrei essere come lei, vorrei non mollare mai.
Penso che abbia così tanto da insegnare. Sono queste le persone che dovrebbero istruirci sin da bambini e probabilmente è quello che lei ha fatto con me, forse è grazie a lei se sono ciò che sono.
Le devo tutto, la vita.
Mi ricordo quando mi faceva ascoltare quelle canzoni rumene che non hanno ancora abbandonato le mie memorie, o quando aspettava che mia madre uscisse di casa per farmi mangiare quello che desideravo. Ricordo che una sera siamo andate sulla terrazza del nostro vecchio appartamento e abbiamo guardato il cielo, quel cielo buio che mi fa ancora un certo effetto e che non riesco a guardare se non sono aggrappata a qualcosa, perché ho paura di cadere.
Ero così felice quando stavo con lei e mi piaceva da impazzire il suo modo di essere che, col passare degli anni, non è cambiato di una virgola.
È ancora la mia Sandra, una delle donne più forti che io abbia mai conosciuto.
Mi ha abbracciato così forte oggi, mi ha fatto sentire a casa come non mi sentivo da tanto, troppo tempo.
Mi piace che qualche volta si confonda ancora tra femminile e maschile, ma che sia anche capace di usare parole colte e dolci, al momento giusto, sottolineandone il significato.
Ricordo quella volta che andai al suo appartamento, quello che un tempo era vicino a casa nostra, e mi ricordo che mi aveva cucinato del brodo con la carne di manzo e io me ne ero innamorata.
Vorrei tornare indietro solo per poter rivivere questi momenti felici con lei e il suo profumo accogliente, che appartiene solo a Sandra e a nessun altro.
Non ho mai scritto qualcosa dedicato alla meravigliosa persona che è stata per me e per mia nonna e ora che lo sto facendo non riesco a trovare le parole per poterla descrivere. È la prima volta che mi capita, la prima volta che la bontà, la gentilezza, la generosità, la passione e la genuinità di qualcuno mi spiazzano talmente tanto da non riuscire a credere che esista davvero e che non sia solo un angelo mandato dal cielo. Il mio angelo.
La camera degli ospiti era la sua camera e, se le capitava di dormire a casa nostra, il mattino dopo era sempre una sofferenza non ritrovarla più.
La sua assenza è uno dei dolori che non mi ha mai abbandonato, ogni tanto la sento stringere forte il mio cuore tra le sue dita, allora la penso, e penso che sia l'esempio migliore che io abbia mai avuto.
Sto scrivendo in maniera così confusa e disordinata, ma giuro, non trovo le parole giuste, e non so più se sia perché sto parlando di lei o perché non scrivo da qualche mese. L'unica cosa che so è che lei c'è, che sta bene e che la posso vedere.
Mi era mancata come l'aria, mi manca ancora come l'aria, perché è apparsa per così poco da non darmi nemmeno il tempo di realizzare la sua presenza.
Voglio bene a Sandra, amo Sandra.«I'm standing in front of you»