Capitolo 13: Difesa

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Dopo l'incontro con gli alleati, il bacio nel bagno e lo scambio dei regali, Yoongi aveva avuto la brillante idea di farmi fare un addestramento. Anche se sapevo di averne bisogno, non riuscii a non ribellarmi a quell'idea. Non volevo essere colpita di nuovo da degli sconosciuti. Era un'esperienza che non volevo ripetere mai più nella vita. E sapere che a Yoongi andava bene, mi faceva un po' stare male.

Per costringermi ad andare, mi caricò semplicemente sulle spalle e mi portò fino alla macchina. Continuò a tenermi sulle spalle anche nell'ascensore. Smisi di dimenarmi una volta che uscimmo dall'appartamento. Camminò anche sul marciapiede con me in spalla. Ero sicura che le persone ci stessero guardando male. Ma ero troppo imbarazzata per alzare lo sguardo e controllare. Mi buttò nella macchina, bloccò la portiera e mi allacciò la cintura di sicurezza. Si stava assicurando che non potessi scappare.

Rimasi in silenzio durante il viaggio in macchina, anche quando Yoongi mi fece delle domande innocenti, ad esempio se avevo mai fatto a botte con qualcuno a parte i Superiori della casa degli schiavi. Sicuramente intendeva con qualche compagna di stanza. Quando non risposi, mi minacciò di baciarmi per averlo ignorato. Spostai lo sguardo sul finestrino al mio fianco.

"Allora, hai o non hai mai fatto a botte?"

Risposi, "Una volta."

"Hai vinto?"

"Era cinque volte me. L'ho colpita un paio di volte, ma poi mi ha spinto e sono caduta. E si è seduta sopra di me."

Fece una smorfia. "Beh, non è stato un combattimento leale, no?"

Scrollai le spalle. "Quello esperto sei tu."

"Le persone fanno di tutto per vincere, soprattutto quando sanno di non poterlo fare. Forse è per questo che ti si è seduta addosso."

Aveva appena cercato di farmi sentire meglio? Perché non ero imbarazzata per aver perso il mio primo scontro. Quando gli dissi che in realtà era stata la mia prima volta, dichiarò che non me l'ero cavata tanto male se ero riuscita a colpirla più di una volta. Lo guardai. Stava davvero cercando di essere gentile. Era un po' sospetto. Continuai a guardarlo, aspettandomi una sua qualche mossa improvvisa. Che fossimo in movimento o meno, avevo la sensazione che Yoongi avrebbe potuto fare molte, molte cose anche mentre guidava.

"Siamo arrivati."

Guardai davanti a me e vidi un edificio a un piano fatto di mattoni marroni. Sembrava un vecchio negozio di alimentari abbandonato. Le finestre erano pulite, a differenza del resto della costruzione. Dava l'idea di essere fuori posto. Il cancello di ferro davanti alla porta aveva un enorme serratura che Yoongi aprì con una chiave. Tese la mano avanti per farmi entrare per prima. Sollevai un sopracciglio e gli feci cenno di andare.

"Ti stai comportando in modo strano; sei gentile. Entra tu per primo."

Roteò gli occhi e sbuffò. "In caso non lo avessi notato, non sono una persona gentile."

"Appunto."

Ci scambiammo degli sguardi finché non sentimmo un rumore provenire dall'interno. Voltai lo sguardo e lui mi spinse di lato per passarmi davanti, la pistola in mano. "Resta qui," mi disse. Diede un'occhiata in giro e tornò dopo cinque minuti con un'espressione irritata. Mi trascinò dentro e chiuse la porta dietro di lui.

All'interno del vecchio negozio non c'era nessun registratore di cassa, nessuno scaffale. Sembrava una piccola palestra. Alla destra della stanza c'era un sacco da box, qualche metro più in là una panca per i pesi e una brocca d'acqua per rinfrescarsi. Al contrario di ciò che pensavo, non c'era nessun ring. Solo un tappeto imbottito su cui Jimin e Sooyoung stavano camminando in tondo.

ɴᴇʟ ʙᴇɴᴇ ᴇ ɴᴇʟ ᴍᴀʟᴇ || ᴍ.ʏᴏᴏɴɢɪ [ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora