Capitolo 12: La Polaroid Bianca di Yoongi - YoonHye Special

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Erano passate sei fottutissime ore. SEI ORE!

Dove cazzo poteva essere quella ragazza?

Chiamai i ragazzi non appena mi accorsi che Hyemi non era nell'appartamento. Controllai anche la terrazza e il corridoio. Pensai che fosse andata al negozio di alimentari, così non ci feci troppo caso. Mi sedetti sul divano e aspettai pazientemente per almeno un'ora. Niente.

Namjoon arrivò immediatamente insieme a Jimin e V, mentre gli altri arrivarono non appena si liberarono dai loro impegni. Non riuscivo a sopportarlo. Continuavo a chiedermi se fosse successo qualcosa. Forse era andata al negozio di alimentari e qualcuno l'aveva rapita. Forse era sola e spaventata in qualche magazzino, insieme ai Seventeen che avevano in mente di torturarla. Scossi la testa a quel pensiero. Non dovevo perdere la testa.

Min Yoongi non perdeva mai la testa.

Suga rimaneva calmo.

"Dove pensi che sia andata?" chiese J-Hope.

Mi sedetti e intrecciai le dita. "Non ha importanza. Quando torna a casa ho intenzione di romperle le rotule. Così non potrà più andarsene da nessuna parte."

Namjoon roteò gli occhi. "Hyung, non puoi romperle le rotule. Altrimenti poi ti lamenterai che non farà più niente in casa. Probabilmente sarà al negozio di alimentari."

"Per sei ore, Namjoon? Davvero?" Strinsi gli occhi. "Chi cazzo fa la spesa per sei ore?"

V alzò la mano e Jin gliela spinse di nuovo giù, scuotendo la testa. Poi Jungkook aprì la bocca, "Hyung, se sei preoccupato, basta che lo dici."

"Non mi interessa se si fa male, ma se la rapiscono è un problema."

"Non ho detto che devi preoccuparti se si fa male."

I miei occhi si spostarono su di lui. "Vuoi che aggiunga altri punti alla cicatrice sul tuo braccio?" Lui scosse la testa. "Allora chiudi la bocca." Mi arruffai i capelli con le mani. "Vado a vedere. Voi ragazzi restate qui in caso torni a casa. Non fatela uscire di nuovo."

"Ricevuto," Jimin annuì. "Buona fortuna, Hyung!"

A Seoul vivevano davvero troppe persone. Era ridicolo. Ero circondato da persone. Era difficile guardare tra la folla e cercare qualcuno della statura di Hyemi. E non è che lei fosse poi così tanto piccola. È solo che si mimetizzava così bene che mi ricordava un camaleonte. Altre volte invece spiccava subito all'occhio. Non riuscivo a spiegarmelo. Era così silenziosa che non ti accorgevi che fosse nella stanza, a meno che non la guardassi. Ma ultimamente i miei occhi puntavano dritti su di lei. Anche in una stanza affollata, la trovavano senza alcuno sforzo.

Per prima cosa controllai il minuscolo negozio di alimentari in fondo alla strada del nostro appartamento. Di solito comprava tutto lì – sapone per i piatti, detersivo per la lavatrice, carta igienica, cibo, merendine. Ogni cosa che le chiedevo, la prendeva da lì. Probabilmente aveva una carta fedeltà per tutto il tempo che passava lì dentro.

Ma non era in nessuno dei dodici scomparti. Mi massaggiai il retro del collo. Mentre uscivo, mi fermai a chiedere al proprietario del negozio. Tuttavia non sembrava voler rispondere alle mie domande. Mi stiracchiai, assicurandomi di far vedere la Glock nella mia cintura. E credetemi, non uscivo mai senza prima caricarla. Non da quando Kai aveva fatto quella bravata alla cena di mio padre.

Il proprietario strabuzzò gli occhi.

"Rimani impassibile," gli dissi. Lui annuì e i suoi occhi si rimpicciolirono, ma deglutì sonoramente. Il suo pomo d'Adamo rimbalzò. "Allora, te lo chiederò un'altra volta. Hai visto mia moglie?"

ɴᴇʟ ʙᴇɴᴇ ᴇ ɴᴇʟ ᴍᴀʟᴇ || ᴍ.ʏᴏᴏɴɢɪ [ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora