Cap 6

9.9K 416 12
                                    

Quando giunse a destinazione non fu difficile trovare il Lagoon, visto che era praticamente a pochi passi dalla metropolitana.
Era difficile immaginare il locale così vuoto quando la sera prima regnava il caos, una volta entrato notò al bancone il barista che la sera prima l'aveva servito.
"Siamo chiusi" disse quello non alzando gli occhi da quello che stava facendo.
"Ehm.... ciao"Noah si avvicinò, il ragazzo lasciò perdere ciò che stava facendo per posare gli occhi sulla sua figura.
"Ehi tu sei il ragazzo carino di ieri" sorrise mentre Noah arrossì leggermente, il ragazzo che aveva di fronte era molto più che carino.
"Cosa ti porta qui?"
"In realtà sono venuto perché ieri ho perso una cosa importante"
"Di cosa si tratta?"
"Una collana."
"Baby, mi sa che dovrai arrenderti"
Noah sospirò affranto.
"Era molto importante?" Noah annuì triste, aveva perso l'unico ricordo che avesse di sua nonna, è vero era solo una collana ma per lui era davvero importante.
"Kylie ti avevo detto che potevi andare".
Noah fu costretto a ritornare alla realtà, riconobbe quella voce, infondo come avrebbe potuto dimenticarla.
"Ho quasi finito" disse il barista.
Noah si girò verso l'uomo che ieri sera l'aveva tratto in salvo, questo parve riconoscerlo perché un piccolo ghigno si formò sulle sue labbra.
"Ma guarda un po' chi si vede" ma Noah non rispose, poi però quell'uomo non smise di fissarlo.
"Seguimi" fece cenno verso Noah, il più piccolo diede un ultima occhiata al barista che era ritornato a sistemare il bancone e seguì l'uomo.
Lo fece entrare nella stanza che Noah riconobbe subito. Vista di giorno questa pareva più come una sorta di ufficio.
"È strano, non credevo di rivederti così presto. Già ti mancavo?"fece sedendosi sul enorme divano in pelle.
"Sei venuto a chiedermi scusa?"
Noah rimasto ancora sulla soglia della porta desiderò solo prendere a schiaffi quel uomo arrogante.
"Non sono venuto qui per perdere tempo. Cercavo una cosa, che evidentemente non c'è." Fece per andarsene. Quando l'uomo lo attirò a se in uno scatto. Noah cozzò la sua schiena contro il suo petto. Stava per ribattere quando qualcosa di luccicante gli penzolò davanti agli occhi. Era la sua collana.
"Ma come..." sussurrò
"Sai credevo non saresti più venuto" gli disse quello sussurrandogli all'orecchio
"Tu..l'avevi presa tu". Si girò
"Ti era caduta nel corridoio. L'ho solo presa e devo dire che questa volta la fortuna è stata dalla mia parte". Disse ridendo
"Ridammela" fece per prenderla, ma i suoi gesti vennero bloccati dall'uomo
"Non così in fretta." Lo avvicinò attirandolo con un braccio. Erano faccia a faccia. Noah di statura risultava più piccolo rispetto all'uomo che lo sovrastava. Si ritrovò a fissare le labbra del suo interlocutore che così carnose si chiusero in un sorriso malizioso.
"Voglio qualcosa in cambio"
"Sei meschino" disse Noah cercando di allontanarsi ma l'altro non era del suo stesso avviso. Lo bloccò tra il suo corpo e la parete. Il suo viso era a pochi millimetri dal suo, un brivido lo percosse, stare così vicino a quell'uomo non gli piaceva. Ma questo gli si avvicinò all'orecchio. Noah chiuse fortemente gli occhi.
"Un appuntamento."Noah sbarrò gli occhi.
"Com..COSA...?"
"Ti sto invitando a cena." Disse quello scostandosi da lui.
"Ma ti vedo troppo sconvolto. Ti aspettavi facessi altro Noah?."
"Cosa..no assolutamente no, e questo vale anche per il tuo pseudo invito. Scordatelo."
"Ma come credevo ci tenessi a questa"
"Sei uno stronzo e stammi lontano"
"Piccolo ti sei eccitato solo avendomi vicino e mi chiedi di starti lontano." Noah abbassò lo sguardo e vide che cazzo si era un po' eccitato alla vicinanza di quell'uomo.
"Concedimi questa cena." Noah voleva solo andare via , uscire da quella stanza che ora gli pareva così stretta e calda. Era imbarazzato dalle emozioni che stava provando. Così cedette sperando che lo lasciasse andare
"Va bene" sussurrò affranto
"Bene . Ti verrò a prendere domani sera alle otto."
Che arrogante presuntuoso che era. L'aveva ricattato.
"Che scortese non mi sono presentato sono Shane Anderson il proprietario del Lagoon." Noah rimase pietrificato, lui era Shane Anderson , quello Shane di cui tutti parlavano che fosse immischiato in giri poco raccomandabili.
"Allora?".
"Si... io devo andare adesso". Racimolò le sue cose e scappò via.
In che guaio si era cacciato questa volta.

SAVAGE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora