Capitolo 4

968 109 5
                                    

Questa mattina non ho sentito la sveglia. Merda merda merda.
Arrivo al chiosco con più di mezz'ora di ritardo e sono sicuro che Lorenzo mi ammazzerà.
Appena mi vede e prima che lui possa aprir bocca:
"Lore ti prego scusami, non ho sentito la sveglia, ti giuro che non succederà mai più una cosa del genere."
Scoppia a ridere.
"Cosa ti ridi cretino?"

-Hai fatto una faccia buffissima Clà!-
Continua a ridere.

-Stai tranquillo, a chi non è successo di sentire la sveglia? Non è morto nessuno e come vedi so portare avanti il chiosco anche senza il tuo aiuto-

Lo fulmino con lo sguardo.
"Stronzo!"

-Non usare questi termini con il tuo superiore e ora fila a sgobbare!-, mi dice ridendo.
Io lo seguo.

Lorenzo è proprio un amico.

La giornata va avanti tranquilla ed è alleggerita ancora di più dalle varie conversazioni con i clienti abituali.
Li conosco quasi tutti.

Tutti tranne la persona che mi interessa, ovviamente.

Una signora in particolare è molto legata a me.
Si chiama Viola.
Viene da Torino.
È una signora anziana che viene qui tutti gli anni per le vacanze estive.
Da sola.
Per questo la maggior parte del tempo lo passa al mio chioschetto e scambiamo quattro chiacchiere.
Dopo aver preso un po' di confidenza le ho chiesto come mai veniva qui tutta sola e la sua risposta è stata spiazzante.
Ma al tempo stesso dolcissima.

"Vedi Claudio, io ho sposato il mio primo ragazzo. Ci siamo messi insieme quando eravamo praticamente degli adolescenti. Potrai pensare alla solita storia ripetitiva, dove i due ragazzi del liceo non si sono mai lasciati e alla fine sono convolati a nozze. Invece no. La nostra è stata una storia strana, particolare, oserei dire unica. Ci sono state molte difficoltà: la sua carriera militare, la lontananza. Pensa che potevamo scambiarci pochissime lettere al mese e non sapevamo mai se all'uno arrivavano quelle dell'altra. Ci sentivamo e vedevamo pochissimo, ma non ci siamo mai arresi. Credevamo nel nostro amore, eravamo giovani, tu puoi capire! E alla fine, come le migliori favole, l'amore ha trionfato e ci siamo sposati. La nostra luna di miele l'abbiamo organizzata qui alle Maldive."

"E perchè allora lui non è qui?"

"Perchè una malattia me l'ha portato via anni fa. Ma mi aveva fatto fare una promessa e io non potevo non mantenerla."

"Che promessa Viola?"

"Che se un giorno lui non ci fosse stato più, sarei dovuta tornare tutte le estati nel posto in cui si era coronato il nostro amore, guardare questo spettacolo della natura e pensare a lui. Mi diceva che solo così non ne avrei sentito la mancanza, che solo così lui aveva la possibilità di starmi davvero accanto. Sto mantenendo la promessa dell'amore della mia vita."

Le scende una lacrima.
Io ho il magone.
Gli occhi lucidi.
L'unica cosa sensata che mi viene da chiederle è:
"Come si chiamava?"

"Si chiamava Angelo. Un bel nome non trovi? Lui è davvero il mio angelo che ogni giorno mi protegge."

"Doveva essere una persona meravigliosa. Come te Viola."

Esco dal chioschetto e vado ad abbracciarla.
Lei mi stringe.

"Meno male che ci sei tu Claudio, almeno mi fai un po' di compagnia. Ora ti lascio che si è fatto tardi e ti ho disturbato anche troppo. E scusa se ti ho annoiato con la mia storia!"

"Non disturbi mai Viola. E sono felice di aver sentito la tua storia. La porterò dentro di me, come tutte le altre storie che hanno toccato la mia anima. Sono un arricchimento per me."

Mi sorride ed io ricambio.

"A domani!"

In tutto questo, è l'ora del tramonto e di Mario nessuna traccia.
Non penso sia venuto ed io non me ne sia accorto.
È praticamente impossibile.

Figurati Claudio se non l'avresti notato. Di certo Mario non è un tipo che passa inosservato.

Non so quale possa essere il motivo di questa sua assenza, ma è sicuramente strano, perchè il tramonto per lui è un appuntamento fisso.

Mentre chiudo il chiosco, mi sento tirare la maglietta.
Un bambino.
Mi piego per essere alla sua altezza.

"Ciao piccolino, ti sei perso?"

Lui mi apre la mano, ci poggia un biglietto e corre via.

'Domani alle 22 qui sulla spiaggia. Nè un minuto in più né uno in meno, altrimenti ti perdi tutto lo spettacolo.'

Non era firmato.
Ma non serviva.
Avevo capito perfettamente che il mittente del biglietto era Mario.

Tornai in stanza più leggero e felice.

Al tramonto noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora