IX

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La nonna di Jeongguk è sorpresa ma contenta di vederlo, mentre si nasconde fuori il suo negozio e gli da il benvenuto con un sorriso felice e sdentato, dicendogli quanto è bello vederlo e ricordandogli che non la visita nemmeno la metà di quanto dovrebbe. Già, non è un buon nipote.

Jeongguk si siede, un po' a disagio, mentre la nonna inizia a preparare del tè per entrambi; intanto i ricordi riaffioriscono nella sua mente, ricorda di quando era un bambino e passava pomeriggio interi in quel negozio a guardare sua nonna lavorare rassicurando le persone che qualcuno li avrebbe amati prima o poi oppure che quel nuovo marchio nero che era comparso era dovuto a quella volta in cui avevano fumato una sigaretta dietro la scuola o avevano vandalizzato qualcosa quando erano più giovani e stupidi. Anche allora cominciava a capire che erano tutte bugie, o almeno, lo erano quando si trattava di lui.

Ai bambini veniva insegnato che dovevano essere buoni e comportarsi bene, altrimenti quando sarebbero cresciuti i marchi avrebbero iniziato ad uscire e tutti avrebbero saputo quanto erano cattivi.

All'inizio Jeongguk aveva paura, come tutti i bambini d'altronde, e aveva aspettato per molto tempo che i marchi comparissero e rivelassero tutte le cose cattive che aveva fatto ma realizzò lentamente che sulla sua pelle non sarebbe comparso proprio nessuno marchio,

A tutti gli altri bambini, con il passare del tempo, iniziarono a comparire i vari segni. Piccoli segni bianchi, lampi di tatuaggi neri mentre si cambiavano nello spogliatoio della scuola, l'accenno di qualcosa di scuro sotto il colletto ma non per Jeongguk, la sua pelle rimase limpida e senza macchie, come sempre.

Non aveva senso e ad un certo punto Jeongguk ha perfino iniziato a sperare che qualche marchio comparisse, così che potesse mescolarsi con il resto delle persone, tutti i suoi amici li avevano quindi perchè lui no?

Ovviamente essendo un adolesente voleva ribellarsi, per spingere questo strano fenomeno il più lontano possibile. Con la minaccia dei segni non più un problema Jeongguk iniziò ad uscire fuori di testa.

Da bambino era costretto a comportarsi bene, timoroso di essere segnato, ma da adolescente ha ceduto all'impulso di scatenarsi e di comportarsi male. Le cattive abitudini sono comparse rapidamente ma i segni no.

Era diventato quasi un gioco, per Jeongguk, vedere fino a che punto avrebbe potuto cavarsela, prima che venisse punito. La risposta, alla fine, gli risultò chiara: poteva fare qualsiasi cosa lui volesse. Qualsiasi reato tu possa pensare lui l'ha commesso, qualsiasi problema in cui un adolescente confuso ed annoiato potesse mai cacciarsi, Jeongguk l'aveva fatto. Non aveva limiti.

Jeongguk ha fatto cose a cui ora preferisce non pensare, cose che preferisce tenere nascoste e con nessuno marchio sulla sua pelle a ricordagli dei suoi sbagli lui riesce a vivere la sua vita in modo innocente e spensierato.

Il suo comportamento è migliorato rispetto a quando era più piccolo, ma di poco. Non spinge più i suoi limiti, come faceva prima, non ce n'è bisogno, è fiducioso nella sua capacità di sfuggire alla colpa. Deve essersi perso nei suoi pensieri perchè sobbalza al suono del suo nome.

"Cosa?" mormora e sua nonna ride, passandogli una tazza fumante di tè. "Nulla. Nulla" mormora lei in un modo che implica che c'è sicuramente qualcosa. "Sembri solo più pensieroso del solito, tutto qui." Jeongguk non riesce a pensare ad  una risposta quindi scrolla semplicemente le spalle.

"Quindi, cosa porta il mio nipote preferito a farmi visita così all'improvviso?" chiede sua nonna con una piccolo sorriso mentre sorseggia il suo tè. A Jeonggukk non è mai piaciuto il sapore del tè alle erbe ma si constringe a berne un sorso per far felice la nonna.

✧ᴍᴀʀᴋs ᴏɴ ᴏᴜʀ sᴋɪɴ, sᴄᴀʀs ᴏɴ ᴏᴜʀ ʜᴇᴀʀᴛsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora