XLV

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"Hey voi due, andatevene, vogliamo giocare noi a questo tavolo." Jeongguk si gira di scatto, stecca da biliardo in mano, tiro allineato dimenticato per lanciare un'occhiataccia a chiunque pensasse fosse una buona idea interromperli. Lo spettacolo che si presenta davanti ai loro occhi lo fa rabbrividire.

Davanti a loro c'erano un gruppo di uomini, più alti e decisamente più grandi di loro, il leader  torreggia rispetto agli altri, i capelli pettina all'indietro brillano sotto le luci soffuse. Il primo avvertimento è il fatto che nonostante i numerosi tavoli vuoti attorno a loro, hanno deciso di andare proprio lì, e Jeongguk sa quando qualcuno sta cercando di fare a botte. Il secondo avvertimento, nonostante odi ammetterlo, è la moltitudine di marchi neri che si aggrovigliano sui bicipiti dell'uomo e attorno al collo, non fermandosi. I suoi amici egualmente tatuati. La maggior parte delle persone, quando ricevono un marchio, cercano di coprirlo, o sotto dei vestiti o con il trucco ma ci sono dei cittadini he decidono di vantarsi dei propri marchi, l'inchiostro nero è come una medaglia per loro, un trofeo di cui vanno fieri e messo in mostra per farlo vedere a tutto il mondo.

Preoccupante è il fatto che a queste persone non importa ricevere altri marchi, anzi cercano in tutti i modi di averne di nuovi. Ancora più preoccupante è il fatto che non calcolano minimamente Jeongguk, sono tutti concentrati su Taehyung che, non avendo il cappotto addosso, ha anche lui i marchi in mostra.

'Merda.'  Gli istinti che ha perfezionato durante gli anni lo incitano a tirare un pugno sul naso di questo coglione fino ad avere le nocche rosse. Ma prima, a Jeongguk non importava di vivere o morire sul pavimento sporco di un club e non conosceva Taehyung. Ma le cose sono diverse ora, la voce dentro di sè che gli diceva di buttarsi addosso ai lupi perchè avrebbe fatto meno male ora è silenziosa e quando è con Taehyung si sente meno perso. Per quanto  voglia far del male agli uomini che ha di fronte, ha trovato qualcosa migliore e non è più l'unico ad essere colpito dalle sue azioni. Per la prima volta si ritrova a pensare a qualcun'altr oltre sè stesso e alle conseguenze delle sue cazzate.

Se gli tira un pugno, la pelle di Taehyung verrà marchiata di nuovo e Jeongguk ha fatto una promessa che non può rompere. Quindi fa una cosa che non fa da davvero tanto, tanto tempo. Prende un respiro profondo, ingoiando il "vaffanculo" che minaccia di oltrepassare le sue labbra e dice, il più calmo possibile, "va bene, il tavolo è tutto vostro." La sorpresa sui volti degli uomini sarebbe stato inestimabile se a Jungkook fosse importato qualcosa in quel momento oltre che rivolgersi a Taehyung, che lo guarda ad occhi sbarrati, dicendo "dai, andiamo." Taehyung annuisce e iniziano ai andarsene ma prima di poter arrivare lontani l'uomo più alto si mette davanti a loro, bloccando la via per la porta. Tutti gli altri uomini si spostano come un branco di lupi li circondano e Jeongguk si maledice per non essersene andato prima. Sa come andrà a finire, ma vuole che questa volta sia diversa.

"Guarda, potete avere il tavolo okay?" dice. Odia arrendersi ma non manderà tutto a puttane. "Non vogliamo avere casini." continua, facendo ridere gli uomini. "Perchè non rimanete, tu e il tuo amico, e giocate con noi?" sogghigna l'uomo e Jeongguk quasi risponde a tono. E' molto consapevole di come Taehyung sposti il proprio peso da un piede all'altro, nervoso, e non gli piace il bagliore di cattiveria negli occhi dell'uomo specialmente quando è rivolta a Taehyung. 

"No grazie," dice a denti stretti e cerca di oltrepassare l'uomo, che si muove troppo velocemente impedendo loro di passare, di nuovo. "Oh eddai," dice, spingendo una spalla di Jeongguk, "solo una partita, ragazzo. Che c'è? Hai paura?" Jeongguk sente la rabbia salire velocemente e ci vuole tutta la sua forza di volontà per non mandare al tappetto quell'uomo in quel preciso istante. "Ho detto di no, grazie," ripete, stringendo le mani in due pugni, le unghie conficcate nei suoi palmi, "ora, facci passare, perfavore." Gli occhi dell'uomo si illuminano e sorride, un brutto e storto sorriso, "e se non lo facessi?"

Jeongguk si maledice di nuovo. Ha la bruttissima sensazione di essere appena entrato nella tana del lupo di sua spontanea volontà. Non ha esperienza nel sdrammatizzare le situazioni, solo nel farle aggravare e non sa che fare ora. "Ha detto che non vogliamo problemi," dice Taehyung accanto a lui. E' ovviamente nervoso ma la sua voce non trema. "Ce ne vogliamo solo andare." L'uomo sposta il suo sguardo su Taehyung ed il suo sorriso aumenta. "Non lo so, a me sembra che stiate cercando qualcuno con cui fare a botte."

"Non ha mai detto nulla del genere, come puoi averlo capito?" chiede Taehyung e se Jeongguk non fosse stato così teso la sua bocca sarebbe spalancata, scioccato. "Sei intelligente ragazzo, sai parlare bene," ringhia l'uomo, "sarebbe un vero peccato se qualcuno ti rompesse la mascella."

L'uomo si avvicina a Taehyung e Jeongguk ha pochi secondi per pensare. Non può fare a botte, non può ridurlo ad una poltiglia insaguinata come invece vorrebbe. Con le opzioni così limitate fa l'unica cosa che gli viene in mente. Si piazza tra l'uomo e Taehyung.

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aggiornare regolarmente non fa proprio per me. mi dispiace. :(

✧ᴍᴀʀᴋs ᴏɴ ᴏᴜʀ sᴋɪɴ, sᴄᴀʀs ᴏɴ ᴏᴜʀ ʜᴇᴀʀᴛsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora