XVI. Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate

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"Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore:
fecemi la divina podestate,
la somma sapienza e 'l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate".
-Dante Alighieri, Divina Commedia.

-Voi non siete agitati?- domandai continuando a lisciarmi la tenuta che dovevo indossare per la prima prova del torneo tremaghi.
Avevo i capelli legati in una coda alta con qualche ciuffo ribelle rosso che sfuggiva da essa.
Loro scossero la testa.
-Insomma- replicai -nemmeno un pochino?-
-Spero solo che non mi si spiegazino i vestitì- rispose Geneviève.
-Di sicuro non ci sarà qualcosa che ci ucciderà- riflettè Ivàn
-immagino sia proibito dal Ministero della Magia-
-Questo torneo ha le massime norme di sicurezza, signor Gregorovich- rispose una voce entrando nella tenda, di fianco al campo di Quidditch dove noi campioni eravamo riuniti.
Mi voltai di scatto e vidi la figura della McGranitt ergersi in tutta la sua statura.
-In questa prima prova del torneo- disse avvicinandosi
-dovrete affrontare quattro creature magiche.
Una di esse sarà la guardiana di qualcosa che dovrete prendere perché vi servirà nella seconda prova-
-E cosa sarà?- domandai.
Il mio corpo tremava e di certo non per il freddo.
Per tutto il mese di novembre mi ero esercitata con qualsiasi tipo di Incantesimo in vista del torneo ma non ero pronta.
Non lo ero assolutamente.
Non riuscivo ancora ad evocare un Patronus corporeo nonostante le varie lezioni di Difesa contro le Arti Oscure.
-Lo scoprirà da sé, signorina Weasley- rispose enigmatica la preside.
-Chi inizierà?- domandò Ivàn.
-Lo stemma della scuola che estrarrò da questa busta sarà quello dello studente che comincerà-
La McGranitt frugò in essa, poi disse:
-Buona fortuna a tutti-
E tirò fuori un piccolo oggetto con il disegno di due bacchette incrociate.
Beauxbatons.
-Signorina Bèlier, la prego di seguirmi- disse la donna facendole un piccolo sorriso.
-Quanto a voi- si rivolse a me e Ivàn -il secondo, ovvero Durmstrang - mostrò lo stessa della scuola - partirà appena sentirete uno scoppio e così il terzo-
Annuimmo e la preside e Geneviève sparirono fuori dalla tenda.

******

-Perché ci sta mettendo così tanto?- pensai ad alta voce continuando a fare avanti e indietro per la tenda.
-Stai tranquilla Rose- mi consolò Ivàn -la prova è abbastanza lunga, inoltre sai che Geneviève prende le cose con molta calma-
-Ma oramai è uscita da più di mezz'ora!-
-Prova a rilassarti, vedila così: come disse Vincent Van Gogh "Che cosa sarebbe la vita se non avessimo il coraggio di correre dei rischi?" e il Torneo TreMaghi è il rischio che devi correre-
Mi fermai dopo averlo guardato negli occhi e sprofondai su una poltrona.
-È che non so che creatura aspettarmi- rivelai -e se non ne fossi all'altezza?-
-Ce la farai Rose, se sei abile con gli incantesimi come nel Quidditch non avrei problemi- disse.
Arrossii al complimento e abbassai lo sguardo.
-Va bene- constatò dopo un po' notando che avevo cominciato a torturarmi le mani -troverò il modo di farti rilassare-
Lo guardai in attesa.
-Parlami un po' di te- propose -sei la cugina di Albus Potter non è vero?-
Sospirai leggermente irritata, ogni volta che qualcuno scopriva il mio cognome la prima cosa che pensava era la famiglia Potter.
Non che mi desse fastidio in modo particolare, però io preferivo venire considerata semplicemente Rose.
-Proprio così- risposi sforzandomi di sorridere -è la prima cosa a cui tutti pensano quando mi conoscono-
-Scusa, immagino ti dia fastidio- disse sorridendo mestamente.
-Non c'è problema, davvero-
-È che so che la famiglia Potter possiede il mantello dell'invisibilità da secoli e questa cosa mi ha sempre affascinato-
-Come mai lo dici?-
-Più che altro perché mi piacerebbe vederlo, sai è uno dei doni della morte che per secoli sono stati creduti inesistenti, quando non è così-
-Ma tutte le storie sono vere- dissi sorridendo.
Vedo che adori fare citazioni, commentò Hope.
Andiamo, mi conosci davvero poco per essere la mia coscienza.
Ho altro a cui pensare, per esempio il modo di farci uscire vive dalla prova.
Il sorriso mi morì sulle labbra.
In quel preciso istante sentii lo scoppio di cui aveva parlato la McGranitt.
Ivàn si alzò.
-È il mio momento- disse.
Si avvicinò a me e mi posò un bacio sulla fronte.
-Sono fidanzata- dissi subito spostandomi e mettendo le mani davanti per allontanarlo.
-Oh, ma io non ci stavo provando con te- disse senza il minimo turbamento -era più un... esperimento-
-Esperimento?-
Lui si alzò e fece per uscire dalla tenda.
-Aveva ragione- disse sorridendo un'ultima volta -profumi davvero di rose-

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