XX. Il vuoto ad ogni gradino

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"Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue"
-Eugenio Montale, Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale.

Qualcuno disse che amare significa perdonare.
Ma come si può perdonare qualcuno che ti ha spezzato il cuore?
Un cuore spezzato si divide in frammenti che non torneranno più come prima.
Come le bacchette, una volta spezzate non si aggiusteranno mai più.
Certo, ci si può provare, ma le ferite restano.
Come per ricordarti quello che è accaduto.
Forse il cuore di tutti noi è segnato da indelebili cicatrici.
Che rimarranno per sempre.
Non mi ero accorta di aver cominciato a piangere nè di essere crollata sulle ginocchia, tra la neve.
Aveva cominciato a nevicare, leggeri fiocchi di neve si posavano sui capelli, mischiandosi alle lacrime che cadevano.
Una lenta caduta.
Come quella degli angeli dal Paradiso.
Ad un certo punto sentii delle braccia cingermi e per un folle istante pensai si trattasse di Scorpius.
Folle perché sperai fosse lui con una spiegazione a quello accaduto pochi minuti prima.
Ma non lo era.
-Non è niente- stava dicendo -passerà-
Mi lasciai cullare cercando di trattenere le lacrime, impresa ardua se non impossibile.
Non volevo piangere, non per lui, non più.
La persona che mi stava stringendo - che capii essere Justin - mi fece voltare prendendomi il mento con due dita, sollevandolo.
Mi asciugai subito le lacrime, per quanto potessi.
-Non cercare di nascondere le lacrime- disse accarezzandomi lo zigomo -non sono una debolezza, al contrario, da quando sei nata sono un segno inequivocabile che sei viva-
-Non voglio che qualcuno mi veda così- trovai la forza di dire -non sopporto di apparire vulnerabile-
-E questo lo so bene-
-Mi ero ripromessa di non piangere più, per nessun ragazzo, ed ora eccomi qui, di nuovo punto e a capo-
-Quindi si tratta di Malfoy?-
-Si tratta sempre di lui-
Mi lasciai scappare un singhiozzo e chinai la testa in avanti affondandola sul suo petto.
Non mi interessava chi fosse, poteva essere chiunque, avevo solo bisogno di qualcuno che mi lasciasse sfogare.
Prese ad accarezzarmi con sicurezza la schiena e io sentii una fitta al cuore.
Era così diverso dal tocco di Scorpius, lui mi avrebbe goffamente accarezzato non sapendo come consolare una ragazza in lacrime e poi avrebbe smorzato la tensione con un'osservazione sarcastica.
Non poteva mancarmi di già, non dopo quello che mi aveva fatto.
Justin mi scostó delicatamente da sè e mi accarezzó lo zigomo, cacciando via una lacrima.
Accadde tutto in un secondo, avevo ancora la vista annebbiata dalle lacrime.
-Non devi piangere per lui- mi aveva detto
-mai-
E si era chinato su di me e aveva appoggiato le sue labbra sulle mie.
Veloce con un colpo di vento ma abbastanza da essere considerato un bacio.
Istintivamente misi le mani davanti a me e lo allontanai di poco.
-Justin no- dissi -davvero, non è il momento-
-Hai ragione, mi dispiace, mi sono fatto prendere dal momento- si scusó.
-Non non voglio essere toccata da nessuno per ora-
-Nemmeno da Malfoy?-
Il groppo che avevo in gola si fece più stretto.
-Nemmeno lui-
Rose..., tentó Hope, ma non la ascoltai.
Justin mi posó una mano sulla spalla sorridendo mestamente.
Quel sorriso che mi aveva fatto perdere la testa.
-Fra pochi giorni c'è il Ballo del Ceppo- disse e i miei muscoli si irrigidirono.
-Non è un appuntamento- mi precedette
-penso solo che dopo quello che è accaduto tu non debba andarci da sola, tutto qui-
-In poche parole sarai la spalla sulla quale teoricamente dovrei piangere, non appena vedró Scorpius con una ragazza qualsiasi- conclusi.
Fece una risata soffocata.
-Teoricamente- replicó.
Le mie labbra si curvarono di poco in su, ma lui lo notó.
-Ti ho fatto sorridere almeno- mi disse dandomi un buffetto.
-I miei complimenti- dissi senza sarcasmo
-sono rare le persone che in un momento del genere avrebbero saputo farmi sorridere-
Una fitta mi colpì nuovamente il cuore.
Scorpius lo avrebbe fatto perché era la cosa che più amavo di lui, il suo farmi sorridere sempre e comunque.
E quella purtroppo sarebbe stata la cosa che più mi sarebbe mancata e ne ero fin troppo consapevole.

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