XVII. Finché è degno del tuo amore

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"Si può amare qualcuno senza essere corrisposti, finché è degno del tuo amore.
Finché lo merita"
-Cassandra Clare, Shadowhunters - L'Angelo.

Mi alzai traballante e cercai tracce dell'ultima creatura magica da dover affrontare.
Ad un certo punto vidi un corpo a terra, immobile, come se fosse morto.
Aveva una camicia bianca, constatai in lontananza, con qualcosa di verde, come una cravatta.
Improvvisamente un terrore sordo si impossessò di me e senza sapere come, cominciai a correre.
Ti prego no, pensai, non può essere lui.
Mi avvicinai al corpo con il fiatone e appena lo riconobbi, caddi in ginocchio.
-Ma come è possibile?- sussurrai sentendomi le lacrime pungermi gli occhi.
Non può essere.
Continuavo a ripetermi quelle parole come un mantra, sperando di renderle reali, mentre continuavo a scuotere il corpo inerme di Scorpius.
-Svegliati, per favore- lo supplicavo.
Come poteva essere qui?
Doveva essere sugli spalti, al sicuro, circondato da Albus, Lorcan e Zabini.
Non doveva essere nella prova del torneo, senza vita.
Eppure era lì, non era una visione, era li in carne ed ossa.
Il mio urlo squarciò la bolla di silenzio che si era creata intorno a me.
Non poteva avermi abbandonato, non poteva essersene andato senza che avessi potuto confessargli la verità.
E cioè che lo amavo.
Poi la trovai.
Nella tasca interna della camicia c'era una piccola chiave, d'oro, con la parte finale fatta di ghirigori.
Ed in quel istante capii, come se un cassetto della mia mente si fosse aperto permettendomi di vedere la realtà.
Mi alzai di scatto infilandomi la chiave in tasca.
Risi, di una risata folle.
-Ci ero quasi cascata!- dissi a nessuno in particolare estraendo la bacchetta -sono abbastanza stupida se consideriamo il fatto che sto parlando con un molliccio-
La mia più grande paura era vedere Scorpius morto o ferito.
Puntai la bacchetta verso la forma che il molliccio aveva assunto e urlai:
-Riddikulus!-
In quel momento, la cupola che mi aveva isolato dal resto del campo da Quidditch - e dal mondo - calò e vidi le persone sugli spalti applaudirmi.
Mi avvicinai alla figura della McGranitt che mi veniva incontro, con il cuore più leggero.
-Signorina Weasley- mi disse -è arrivata seconda, sono fiera di lei-
Mi sciolsi in un sorriso, non importava il risultato, importava soltanto che la prima prova fosse finita.
E io l'avevo superata.
-Sta bene?- domandò la donna.
-Si professoressa- risposi
-nonostante il Dissennatore mi abbia destabilizzata e non poco-
-Sua madre sarebbe fiera di lei, ha evocato uno splendido Patronus, una leonessa, coraggiosa come lei-
-La ringrazio-
-Signorina Weasley, ora andiamo in infermeria- mi disse Madama Chips prendendomi per il braccio.
-Madama Chips, non c'è bisogno, sul serio, sto bene- cercai di spiegare.
-Non si discute cara, ti visiterò: volente o nolente-
-Rose!- riconobbi immediatamente la sua voce.
Mi voltai di scatto.
In qualche modo mi liberai della stretta della donna e mi tuffai tra le braccia di Scorpius.
Lo strinsi a me come se ne dipendesse della mia stessa vita perché dentro un abbraccio puoi fare di tutto.
Sorridere e piangere.
Rinascere e morire.
Oppure fermarti a tremarci dentro.
Come fosse l'ultimo.
Ma non lo sarebbe stato.
-Ehi, perché piangi?- mi domandò con una voce così dolce che mai aveva avuto, accarezzandomi delicatamente con il pollice lo zigomo.
-Perché sono felice tu sia qui, credi sia poco?- sussurrai affondando il viso nell'incavo del suo collo.
Forse amare è essere completi con quella persona perché il peso della propria anima combacia con il peso di un suo bacio sulle proprie labbra.
E se amare significa quello, molto probabilmente io ero molto più che innamorata di Scorpius.

*****

-Signorina Weasley, c'è qualcuno che vuole vederti- mi disse Madama Chips.
Sbattei le palpebre, precedentemente chiuse, e mi misi a sedere sopra lo scomodo lettino dell'infermeria di Hogwarts.
-E chi è?- chiesi.
-Chi dovrebbe essere Rossa?- rispose una voce spalancando la porta.
-Io vi lascio ragazzi- disse la donna facendo per entrare nel suo studio.
Prima ci guardò severamente, poi si rivolse a me:
-Lo conosco bene, lui- disse indicando con un cenno del capo Scorpius -quindi, quando torno, spero siate solo voi due qui, e non in tre-
Dopo avermi fissato per un istante il grembo, se ne andò.
Mi voltai verso il mio ragazzo con la fronte corrugata.
-C'è da dire che quella donna non ci ha completamente visto giusto- commentò.
-Cosa intendi?- domandai.
-Ovviamente io non ti metterei incinta, userei degli incantesimi anticoncezionali!-
-Certo che voi ragazzi pensate solo a quello!-
Nonostante tutto sorrisi.
Scorpius si sedette accanto a me e io mi voltai verso di lui.
Mi guardó in volto per un istante poi si mosse.
Con una mano, spostò un ciuffo ribelle dietro l'orecchio e poi mi baciò la tempia.
-Cosa ti è successo oggi Rose?- sussurrò con voce roca al mio orecchio.
-Cosa intendi?- chiesi conoscendo già la risposta.
Ma ricordare non era una mia prerogativa in quel momento.
-Rose...-
Io mi voltai per far combaciare le nostre labbra, ma lui si spostò.
-Dobbiamo parlare Rose- continuò.
-Questo non è il momento di parlare, almeno per adesso- dissi tentando di baciarlo nuovamente ma lui me lo impedì.
-Prima voglio la verità- disse allontanandosi e guardandomi severo.
Sospirai.
-L'ultima creatura che dovevo affrontare era un mollicio- raccontai -ma io non ne avevo idea-
Le lacrime mi pungevano gli occhi, ma non potevo mostrarmi debole.
Non volevo.
-E che forma ha preso?- chiese allora lui senza immaginare la risposta.
-Te- dissi semplicemente
-a terra, senza vita-
Lui trattenne per un istante il fiato e poi mi attirò a sè.
Mi diede un delicato bacio sulla testa prese ad accarezzarmi i capelli.
-Pensavo di averti perso- dissi senza riuscire a fermare le lacrime.
-Non mi perderai mai, hai capito?
Io ci sarò sempre per te, non importa cosa accadrà.
Non importa a quali famiglie apparteniamo, cosa c'è in un nome?
Ciò che chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, sarebbe pur sempre lo stesso dolce profumo-
Sorrisi nell'abbraccio.
-Romeo e Giulietta- affermai.
-Proprio così- confermò.
-Forse sono un po' come noi, si amano ma hanno le loro famiglie che proibiscono il loro amore-
-Non credo, personalmente penso che i personaggi detto libri che ci assomigliano di più siano Darcy ed Elizabeth Bennet-
-Orgoglio e Pregiudizio... per lo meno la loro non è una fine tragica-
-Esattamente, nonostante il libro non sia tra i miei preferiti, la loro storia d'amore è molto simile alla nostra-
-Dovresti rileggerlo, cercando di immedesimarti nei personaggi-
-Forse dovrei-
Lui sorrise e poi rimase a fissarmi come se volesse dirmi qualcosa, ma dalle sue labbra non uscì una parola.

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