XXXIII. Come solo io posso amarti

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"Se leggi questi versi, dimentica la mano che li scrisse: t'amo a tal punto che non vorrei restar nei tuoi dolci pensieri, se il pensar a me ti facesse soffrire"
-William Shakespeare all'amata.

Per la prima volta in vita mia, in quel momento, invidiai da morire Roxanne e tutti i passaggi segreti del castello di Hogwarts che conosceva grazie a zio George.
Mi sarebbero stati utili per trovare Scorpius.
Invidiai anche Albus che possedeva la Mappa del Malandrino, presa in prestito, come diceva lui, a zio Harry.
Io sospettavo che lo zio avesse scoperto che gli mancava la pergamena magica ma non avesse detto niente perché infondo sapeva che a mio cugino sarebbe servita molto più che a lui.
Dopo aver parlato con Camille, lei mi aveva invitata a sbrigarmi, quindi una volta raccolte le mie cose, ero corsa fuori dall'Infermeria alla ricerca del ragazzo che amavo.
Poi, improvvisamente, dopo aver svoltato un corridoio, intravidi un'inconfondibile chioma bionda.
Sorrisi tra me e me e gli corsi incontro.
-Scorpius!- gridai e lui si voltò, confuso, probabilmente non aspettandosi di sentire la mia voce.
Sembrava anche... sollevato.
Come se gli avessero tolto un peso dal cuore e lui non si aspettasse l'avrebbero fatto.
Certo che è sollevato, fece Hope, perché è ovviamente ancora innamorato di te!
Spero tu abbia ragione Hope.
Mentre giravo il castello alla ricerca di Scorpius mi ero immaginata più e più volte la scena.
La mia confessione e poi qualunque cosa sarebbe successa in seguito, e ogni volta, mi ritrovavo a provare paura.
E se lui non mi avesse creduta?
Ma in quel momento, l'unica sensazione che provavo, era una sorta di impazienza che mi faceva fremere il corpo.
E questa stessa impazienza, fece in modo che mi avvicinassi a lui e mi tuffassi fra le sue braccia, abbracciandolo.
Mi strinsi a lui, rendendomi conto solo in quel momento di quanto sentissi non solo la sua mancanza emotiva, ma anche fisica.
La mancanza delle sue possenti braccia che mi stringevano a sé, senza preoccuparsi di fare piano come per paura che fossi di porcellana e mi rompessi, ma con violenza perché sapeva che ero forte quanto lui.
Delle parole che mi sussurrava accarezzandomi delicatamente i capelli.
Mi mancava lui, in tutto e per tutto.
In tutte le sfumature che componevano la sua anima.
Scorpius mi strinse a sé.
-Se non sai ancora cosa provi- mormorò tra i miei capelli -non dovresti fare certi gesti-
Sentivo che avrebbe voluto allontanarmi da sé ma non ci riusciva, come se io fossi una calamita e lui il metallo che veniva attratto.
-Scusa- sussurrai -non avrei dovuto abbracciarti, non dopo tutto il male che ti ho fatto-
Si staccò da me, lentamente, come a voler assaporare ancora quegli attimi.
-Io l'ho detto per te, non volevo che abbracciarmi ti confondesse ancora di più le idee- disse piano.
Nonostante tutto, feci una breve risata.
-Semmai questo mi avrebbe aiutata a fare chiarezza- replicai -anche se non ce n'è più bisogno-
Feci un respiro profondo, incatenando i nostri sguardi.
-Mi sono resa conto - anche se forse lo sapevo già - che i sentimenti che l'altra Rose provava per Justin in realtà non erano veri- dissi -quei sentimenti io li provo per te-
Non potei aggiungere altro, perché qualcuno mi fece voltare prendendomi per le spalle.
Sentii le guance in fiamme al solo pensiero che qualcuno avesse potuto ascoltare ciò che avevo detto a Scorpius, ma ogni mio pensiero svanì quando lo vidi.
-Dovete aiutarmi!- supplicò Albus -Non lo trovo più! Non lo trovò più!-
Notai che era sconvolto, con la fronte imperlata di sudore, segno che aveva corso per venire a cercare me e Scorpius.
-Calma Al- fece il biondo, lanciandomi un veloce sguardo di scuse -respira e poi racconta-
Albus obbedì.
Chiuse gli occhi e quando li riaprì, vidi che su di essi era calato un velo di terrore.
-Il mantello dell'invisibilità- sussurrò -non lo trovò più-
Mi portai le mani alla bocca.
-Oh Al dobbiamo trovarlo!- esclamai -È uno dei doni della morte! E appartiene ai Potter da secoli!-
-Lo so, Rose! Lo so!-
Si passò le mani tra i capelli neri, disperato.
-Non ricordi dove lo hai messo l'ultima volta?- ragionò Scorpius.
-Perfettamente, al solito posto- spiegò Al -e lì non c'è-
-Te l'hanno rubato, è l'unica spiegazione-
Non so perché dissi quella frase, era la prima cosa a cui avevo pensato.
Dentro di me sentivo come un presentimento, come se sapessi che c'era qualcosa sotto.
E di solito su questo non mi sbagliavo.
Come non mi ero sbagliata quella volta.
-Rose ha ragione- Scorpius mi guardò negli occhi per la prima volta da quando era arrivato Albus -io e te andiamo nel nostro dormitorio a cercare possibili indizi, Al-
-E io vado nel mio e vedo se trovo Camille- dissi ricambiando lo sguardo -vorrà aiutarci-
-Nel tuo dormitorio... certo-
Vidi qualcosa brillare nei suoi occhi di ghiaccio, qualcosa che però non riconobbi.
Si mosse di lato, per raggiungere Albus, e mi sussurrò delle parole all'orecchio provocandomi dei brividi.
-Ho sempre detto che eri intelligente quanto Elizabeth Bennet-

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