XXXI. Le maggiori follie in nome dell'amore

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"L'amicizia nasce nel momento in cui una persona dice ad un'altra: "Cosa? Anche tu? Credevo di essere l'unica"."
-C.S. Lewis.

La sala da pranzo dell'Istituto era enorme, ma per nulla paragonabile alla sala grande di Hogwarts.
Sophie servì la colazione che consisteva in fette di pane tostato, marmellata e te oppure caffè.
Con mio sollievo, una volta arrivata a tavola insieme a Tessa, notai che Jem stava bene, seduto accanto a Will con il quale stava chiacchierando.
C'era anche Charlotte Branwell, con profonde occhiaie, intenta a leggere una pila di giornali e suo marito Henry impegnato a spalmare della marmellata su una fetta di pane.
Mi sedetti accanto a Will, che mi sorrise e lo stesso fece Jem, che si voltò a salutare Tessa, sedutasi accanto a lui.
-Jessamine è ancora con Nate?- le chiese il ragazzo.
Lei annuì leggermente irritata.
-Non lo lascia nemmeno per andare in bagno- disse e Jem quasi si strozzò con il suo caffè, ridendo.
-Io dico che Jessie pensa di aver trovato il mondano giusto a cui spillare i soldi- commentò Will addentando una fetta di pane.
Tessa gli scoccò un'occhiataccia.
-Beh Jessie pensa male- fece
-considerando il fatto che mio fratello non ha nemmeno una sterlina-
-Chi è Jessamine?- chiesi sorseggiando il mio te.
Ovviamente lo sapevo però non potevo darlo a vedere.
-È una Cacciatrice dell'Istituto- spiegò Jem.
Will rise piano.
-Che non sopporta la vita dei Nephilim- disse invece -e farebbe di tutto per andarsene-
Se solo avessero saputo che non se ne sarebbe mai andata.
Nel vero senso della parola, visto che il suo fantasma avrebbe dovuto proteggere l'Istituto per sempre.
-Oh Henry, avresti dovuto avvisarmi della nostra ospite!-
La voce di Charlotte si levò sulla tavola facendomi alzare lo sguardo.
-Io sono Charlotte Branwell, capo dell'Istituto e questo è mio marito- disse -voi chi siete?-
-Mi chiamo Rose Weasley, signora- dissi, sapendo già che avrebbe chiesto spiegazioni su chi fossi veramente, la notte prima mi ero impegnata a inventarmi una storia decente che potesse sembrare reale -sono una mondana con la Vista. Tutta la mia famiglia l'ha sempre posseduta, la facoltà di vedere il Mondo Invisibile-
Lei sorrise debolmente.
-La vostra famiglia lavora per qualche Istituto?- domandò.
-Oh no- le sorrisi imbarazzata.
Se avessi detto che lavoravo per un qualsiasi Istituto, avrebbe scoperto che mentito visto che lei aveva contatti con tutti gli altri capi.
-Preferiamo...- spiegai -ehm rimanere per conto nostro, in Scozia-
-Siete scozzese?-
-No, inglese. Però sono sette anni che vivo in Scozia-
E alla fine era una mezza verità.
-Mi dispiace se siete stata coinvolta nello scontro di ieri con quei congegni infernali- si scusò la donna.
-Sono io ad essere intervenuta e sono contenta di aver aiutato, per quanto possibile- dissi.
-Ti fermerai per molto? Will potrebbe farti un giro dell'Istituto-
-Solo qualche giorno-
Non sapevo come se fosse passato il tempo nella mia epoca, quanto fossi stata e sarei stata via, ma immaginavo che il tempo passasse diversamente.
Come nel Regno delle Fate.
-Sarei felice di improvvisarmi guida turistica per qualche ora- disse il diretto interessato sorridendomi -anche perché sono il migliore in quanto oratore no?-
Charlotte alzò gli occhi al cielo, come sempre quando credeva che Will facesse lo spaccone.
-Il migliore che mi ha lasciata in mezzo ad un labirinto di corridoi il mio primo giorno qui- fece Tessa senza guardarlo negli occhi
-senza darmi neanche un'indicazione-
Lui stette zitto per qualche istante.
-Ma Rose non è te- disse e poi lasciò la stanza, mentre io lo seguivo.
Sapevo che ciò che intendeva veramente Will non era ciò che Tessa aveva capito.
Con quella frase, intendeva dire che nessuno sarebbe mai stato come lei e lui non avrebbe amato nessun'altra.
Eppure, immaginai che il ragazzo sperasse che lei non capisse il vero significato di quelle parole - come tutti del resto - perché lui voleva solo proteggerla e l'unico modo che credeva possibile era farsi odiare.
Provai un così forte moto d'affetto per Will che mi fece sobbalzare.
Mi ricordava Scorpius in una maniera inspiegabile e terribilmente dolorosa.
Lo avrei aiutato, senza interferire con il destino.
-Hai detto che io non sono Tessa- dissi piano, mente percorrevano un corridoio diretti verso l'Armeria.
-Ed è così- affermò senza scomporsi -tu hai i capelli rossi mentre lei li ha castani.
Tu hai gli occhi azzurri mente lei li ha grigi-
-Will, sai che non intendevo questo-
-Io invece pensavo intendessi proprio questo-
Mi fermai guardandolo dritto negli occhi.
-A volte siamo convinti che quando qualcuno più potente di noi dice qualcosa è per forza vero, quindi ci facciamo condizionare da questa sua affermazione.
E quando ci rendiamo conto che non è mai stato così, pensiamo a tutto quello che abbiamo fatto condizionati da quella semplice frase che credevamo la verità e che abbiamo solamente perso delle occasioni- dissi.
Will mi guardò leggermente confuso.
-Di cosa stai parlando?- chiese sulla difensiva allontanandosi impercettibilmente.
-Non reprimere ciò che senti solo per paura che qualcuno possa farsi male- dissi -lasciati guidare dall'istinto e vedrai che il destino farà il suo corso. E andrà tutto bene-
Non seppi mai se avesse capito che quella frase era una chiara allusione alla maledizione che credeva di aver ricevuto, seppi solo che, mentre lo guardavo allontanarsi trafelato, sperai che con le mie parole non avessi interferito con il corso dei libri.
E con il destino.

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