XXXVI. Dodici rintocchi

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"Più dolce sarebbe la morte se il mio sguardo avesse come ultime orizzonte il tuo volto, e se così fosse... mille volte vorrei nascere per mille volte ancor morire"
-William Shakespeare.

Ivàn si rigirò il pugnale tra le mani, sorridendo trionfante.
-Ora la morte sono io- sussurrò probabilmente leggendo la scritta sulla lama.
Nunc mors mea.
-No...- sussurrai mentre una lacrima mi solcava il viso.
Avevo fallito.
Non ero riuscita a fermarlo, e ora Ivàn era diventato padrone della morte.
Però avrei potuto fare ancora qualcosa.
-Guarda Rose- mi sussurrò Justin dietro di me -tra pochi istanti sarai per sempre mia-
-Justin...- sussurrai -mi stai facendo male-
Ed era vero in parte, la sua stretta durante il rituale era diventata più pesante però io non sentivo il dolore, troppo intenta a capire come impedire il peggio.
-Per favore- continuai -potresti allentare un pochino la presa?-
Feci un finto colpo di tosse.
-Non riesco a respirare-
Il ragazzo lasciò immediatamente la presa.
-Oh scusami Rose, davvero mi dispiace- si scusò -perdonami-
-Ti ho già perdonato una volta- dissi dandogli una gomitata nell'addome -non compirò di nuovo lo stesso errore-
A Justin mancò il fiato cadendo a terra.
Mi tuffai su di lui prendendogli la bacchetta e puntandogliela contro.
-Mi ero fidata!- gli gridai contro -Credevo fossimo amici! Merlino sono stata una stupida-
Chiusi gli occhi e poi li riaprii, mentre lui era già in piedi.
-Ivàn!- gridò in cerca di aiuto -È il momento! Fa' l'incantesimo! Fa' in modo che mi ami!-
-Veramente non è mai stata mia intenzione accontententarti, Corner- commentò l'altro senza distogliere gli occhi dal pugnale
-Rose, se vuoi affatturarlo, fai pure. Mi serviva solo per tenerti ferma. Ma ora non sei più un pericolo, ho ciò che voglio. O almeno, lo avrò fra qualche istante-
Non solo Ivàn era un potenziale assassino, non aveva neanche un briciolo di onore.
Mi aveva dato il permesso di fare quello che volevo della persona che lo aveva aiutato per tutto l'anno.
Che immaginavo considerasse suo amico.
Ma io avrei dovuto metterlo fuori gioco lo stesso.
-Stupeficium!- urlai contro Justin che venne colpito dalla forza dell'incantesimo e andò a sbattere contro una siepe, cadendo poi a terra svenuto.
Mi voltai di scatto verso Ivàn puntandogli la bacchetta contro.
-Getta a terra il pugnale- ordinai con voce fredda -e metti le mani in alto-
Lui inarcò un sopracciglio divertito.
Mi venne voglia di togliergli il sorriso a suon di schiaffi.
-Rosie non puoi farmi niente- disse -però una cosa la puoi fare. Vedermi ricongiungere con mia madre-
Con il pugnale in mano, si chinò e cominciò a tracciare dei segni sul terreno.
-Manca poco mamma- continuava a sussurrare -tra poco sarai di nuovo con me-
-No, fermati!- urlai.
Non avevo idea di cosa stesse facendo, ma ero convinta stesse per evocare qualcuno.
Probabilmente sua madre.
Ma non potevo permetterlo.
-Impedimenta!- urlai facendo un gesto con la bacchetta.
Però l'incantesimo non andò a colpire Ivàn, ma mi rimbalzò contro come se sul ragazzo si fosse alzata una barriera invisibile.
Forse chiunque diventi padrone della morte diventa invulnerabile.
Capendo che usare la magia era inutile, mi lanciai contro di lui, tentando di colpirlo con pugni, calci e schiaffi.
Ma appena provai a toccarlo, si alzò la barriera di prima che mi fece volare all'indietro.
Sbattei la testa a terra.
Credo di essere svenuta per qualche istante, perché quando riaprii gli occhi avevo la vista sfocata.
Sentivo un dolore pungente alla testa e portai una mano in alto, sfiorando il punto che mi doleva.
Quando la ritrassi, le dita erano macchiate di sangue.
-Non è il modo giusto Ivàn!- mormorai con un filo di voce.
-Tu cosa ne sai, eh Rose?- sibilò lui senza voltarsi e continuando a incidere simboli a terra -Mi è stata strappata via! Lei non c'è più! Ma ora tornerà da me, dal suo bambino!-
E in quel momento mi ricordai su ciò che mi aveva detto al Ballo del Ceppo.
Tutto aveva senso.
-Non hai mai desiderato poter rivedere per qualche istante qualcuno che non c'è più?-
-Io... veramente non ci ho mai pensato...-
-Parlare con lui un'ultima volta... vedere almeno un'ultima volta il suo viso-
All'improvviso, egli si alzò e si allontanò di qualche passo da ciò che aveva disegnato.
Era un pentacolo, una stella a cinque punte.
E sotto di esso c'era scritto un nome.
Non era sua madre quella che voleva evocare.
Riuscii ad alzarmi, tremante, e mi costrinsi a muovere qualche passo.
I piedi però mi sembravano pesanti come mattoni.
Un passo Rose, mi ripetevo, ancora uno.
Mancava poco.
E quando fui abbastanza vicina da leggere il nome sotto il pentacolo, una figura comparve all'interno di esso.
Lo stesso ragazzo del mio sogno, con i capelli biondi chiaro.
-Maestro...- esalò Ivàn e capii che era la prima volta che lo vedeva di persona.
Chinai lo sguardo e lessi il nome, e rimasi senza fiato.
Gellert Grindelwald.
Il mago oscuro più potente di tutti i tempi, secondo solo a Lord Voldemort.
E Albus Silente lo aveva sconfitto.
-Abbiamo compagnia?- fece lui, inarcando un sopracciglio e guardandomi -Argh meglio. Ho sempre voluto avere del pubblico che potesse vedermi mentre prendevo il potere-
Ma il suo sguardo mosse qualcosa in me.
Era come se si aspettasse di vedermi lì, e non di vedere qualcuno in generale che avrebbe potuto tentare di fermare Ivàn, ma come se aspettasse proprio me.
-Mia madre...- esalò Ivàn con voce roca.
Grindelwald si stava guardando intorno con occhi famelici come se assaporasse ciò che lo circondava.
-Vent'anni- stava sussurrando -Morto da vent'anni e ora eccomi qua! Di nuovo giovane e forte!-
-Mi avevi promesso... avevi promesso che se ti avessi evocato avresti riportato qui mia madre!-
-Calma ragazzo. Tutto a tempo debito-
-Ma io non ho tempo! Io voglio rivederla subito!-
Grindelwald socchiuse gli occhi.
-Maestro...- tentò ancora Ivàn -per favore, io ho rispettato la mia parte dell'accordo, ora tu devi rispettare la tua-
-Uhm ragazzo, preferirei mi chiamassi...-
Lo interruppi, parlando per la prima volta da quando era stato evocato.
-Magister...- sussurrai -Il termine latino per Maestro-
La verità sul mio sogno era divenuta lampante.
Come le tessere di un puzzle che finalmente tornano al loro posto.
Egli girò la testa per guardarmi e sorrise divertito.
-Quindi hai capito- commentò.
-Il sogno me lo hai inviato tu!- gridai puntando minacciosamente un dito di lui -Lo hai fatto apposta! Ma certo-
Nonostante non fosse il momento più opportuno di tutti, sorrisi e poi mi voltai verso Ivàn.
-Lui voleva che tu e Justin veniste scoperti!- spiegai -Altrimenti perché mandarmi un sogno nel quale si vedeva chiaramente che eravate voi due i colpevoli? Così vi avremmo scoperto ma non prima che tu potessi evocare Grindelwald e diventare padrone della morte-
Ivàn impallidì completamente e il pugnale che teneva nella mano destra cominciò a tremare leggermente.
-Tutto corretto- osservò il mago oscuro con sguardo divertito -tranne per il fatto che il padrone della morte sarò io. Forza ragazzo, dammi il pugnale-
-No Ivàn non farlo!- gridai tendendo le mani avanti come a bloccarlo.
Il ragazzo si rigirò l'oggetto tra le mani, con l'arma che mandava bagliori dorati.
-Non mi interessa se diventerai te il padrone della morte, promettimi che resusciterai mia madre- disse guardandolo negli occhi
-promettimi che resusciterai Magdalena Smiths-
Grindelwald tese la mano sinistra, con occhi famelici e il palmo rivolto all'insù.
-Lo prometto- lo disse come se stesse ripetendo qualcosa a memoria, meccanicamente.
Ivàn cominciò ad allungare la sua mano con il pugnale dalla parte della lama.
-Non essere stupido!- gridai -Lui non può resuscitarla!-
Gli occhi del mago oscuro saettarono verso di me.
-Stupida ragazza tu non sai di cosa parli- sibilò -se mi consegnerà il pugnale, il sarò la morte. IO! E potrò piegare a me tutte le leggi della magia!-
-Forse potrai riportarla in vita, te lo concedo- soppesai le parole, con uno sguardo di sfida
-ma, Merlino, Ivàn mi dispiace tanto dovertelo dire, tua madre non sarebbe la stessa di prima. Una specie di copia dell'originale, sbiadita dal tempo e dal peso della morte. Non sarebbe quella che ricordi! È come se utilizzassi la pietra della resurrezione, solo che usando il pugnale lei sarà qui in arte e ossa e non come un fantasma!-
-Voglio solo rivederla...- sussurrò il ragazzo, gli occhi arrossati -voglio solo rivederla un'ultima volta...-
Si era voltato verso di me, con ancora la mano con il pugnale tesa.
-Tua madre non vorrebbe lo facessi- sussurrai
-se non è tornata qui sotto forma di fantasma, se non l'hai più rivista, significa che è passata oltre. Significa che non aveva conti in sospeso. Non ne sei felice? Potrebbe aver trovato la felicità al di là del fiume che ci separa dai vivi!-
-Tutto molto toccante davvero- commentò Grindelwald con la voce vibrante di rabbia che però lui voleva far risultare naturale, per non farmi capire che io, con le mie parole, Stavo facendo tentennare la persona che lo avrebbe portato al potere -ora dammi il pugnale ragazzo. Veloce. Non mi sono fatto uccidere da Tom Riddle vent'anni fa per niente-
-No-
La voce di Ivàn era un sussurro.
-Mi hai mentito per tutto questo tempo- continuò, ora con la voce ferma -tu non hai mai avuto intenzione di riportare qui mia madre. Io ho fatto tutto per te, ti ho aiutato nel tuo piano. Ma ora non ho più intenzione di andare avanti-
-Dammi quel maledetto pugnale!- la voce di Grindelwald era salita ad un ruggito e dei bagliori dorati si erano alzati dal pentacolo.
-Mai!- Ivàn gli sorrise prima di scaraventarsi conto di lui.
Potrei giurare di averlo sentito sussurrare "Questo è per te, mamma".
Ma l'impatto con la barriera che si era alzata dal pentacolo, lo fece scaraventare all'indietro proprio come era accaduto a me minuti prima.
Vidi il pugnale scivolare via dalle mani del ragazzo e cadere a terra.
Grindelwald rise e poi, con tutta la forza che aveva in corpo, alzò la mano sinistra tentando si superare la barriera che gli impediva di uscire dalle linee di evocazione.
Cominciò ad urlare e io capii cosa dovevo fare.
Arrancai, i piedi pesanti come macigni, fino a che non caddi a terra sfinita.
In testa mi martellava il palpitare del cuore e il sangue pulsava.
Tesi la mano destra e la richiusi intorno all'elsa del pugnale.
Poi lo mossi sul terreno, sfregiando le lettere che componevano il nome di Gellert Grindelwald.
L'urlo del mago divenne un sussurro, quando alte fiamme si alzarono all'interno del pentacolo e lo avvilupparono.
Poi rimase solamente della cenere.
Cenere grigia che a causa del lieve venticello serale di maggio si era alzata ed era stata sparsa per tutto il labirinto, come coriandoli il giorno di Carnevale.
-Ivàn...- sussurrai avvicinandomi a lui, che stava riprendendo conoscenza, arrancando sui gomiti.
-Che cosa ho fatto...- sussurrò.
Mi misi in ginocchio, con la sua testa sulle mie gambe.
Sentivo le lacrime bruciare.
-Mamma... Se dov'è ora è felice, lo sono anch'io. Ha sofferto molto in vita. Mi dispiace solo aver causato così tanti problemi- continuò senza guardarmi, ma fissando il cielo ormai blu scuro sopra Hogwarts.
Fece un respiro profondo.
-L'hanno uccisa, mia madre- raccontò -dei babbani. Pensavano fosse una strega. E sai qual'è la parte più buffa? Che lei non lo era. Aveva i capelli rossi come te-
-Sei un mezzosangue?- sussurrai.
-Non lo avresti mai detto eh?-
La sua arroganza non poteva venire estinta a quanto pareva.
-Mi dispiace molto- dissi.
-Devi infrangere il potere del pugnale, Rose- tossì -è l'unico modo-
-Aiutami a farlo-
Lui mi guardò finalmente negli occhi.
-Lo sai cosa devi fare- disse con un mezzo sorriso -lo hai sempre sospettato non è vero?-
Per distruggere il potere dei doni della morte, la persona che lo possiede, deve morire. Solo così il loro potere si infrangerà.
Il mio sguardo, velato dalle lacrime, si posò sull'elsa del pugnale che avevo ancora in mano.
Nunc mors mea.
Ora la morte sono io.
-Mi dispiace- sussurrai -se ci fosse un altro modo...-
-Va bene così- mormorò lui -se lo farai te ne sarò grato. Grazie, Rose Weasley-
Quelle stesse parole, ripetutemi anche da Will Herondale durante la seconda prova del torneo TreMaghi mi perforarono il cuore.
Will avrebbe trovato la felicità, mentre a Ivàn essa era stata negata con la morte della madre.
E non avrebbe più potuto fare qualcosa per essere di nuovo felice.
L'unica cosa che meritava era Il perdono.
E io glielo avrei concesso.
Ivàn chiuse gli occhi e un sorriso sereno si dispinse sul suo volto.
Il sorriso di chi sapeva che era la fine ma lo accettava, perché spera che la vita che c'è dopo la morte sia migliore di quella che ha passato da vivo.
-Mamma, manca poco- sussurrò solo -sto arrivando-
Mi si spezzò il cuore.
Così, chiusi gli occhi e affondai il pugnale.
Ora la morte sono io.
Ave atque vale. E in perpetuo, fratello, salute e addio.
Hope... lui non è uno Shadowhunter, lo sai.
Volevo solo dire qualche parola Rose! Per una volta che non sono il sarcasmo fatto coscienza!
Una lacrima solcò il mio viso, finendo sul corpo oramai senza vita del ragazzo.
E il palpitare del cuore di Ivàn Gregorovich, venne sostituito dal enorme orologio di Hogwarts placcato in oro che scoccò la mezzanotte, scandendo dodici rintocchi.

-SPAZIO AUTRICE-

Ebbene sì.
Ivàn non c'è più.
Ma era l'unico modo, Rose ha dovuto togliergli la vita.
Inoltre abbiamo scoperto perché il ragazzo ha fatto tutto questo: voleva solo rivedere sua madre (scriverò una one shot sul giorno della sua morte, nella raccolta di missing moments).
Inoltre il pugnale ha fatto in modo venisse evocato Grindelwald che però ha sempre fatto il doppio gioco con Ivàn.
Vi è dispiaciuta la morte del ragazzo?
E Rose? Cosa accadrà? Si sentirà in colpa per ciò che ha fatto?
Buona continuazione!
P.S. Mancano due capitoli alla conclusione di questa storia.

CupidaGranger

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