XXXV. Nunc mors mea

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"Il vostro è il genere di amore che potrebbe innalzare il mondo alla gloria o ridurlo in cenere"
-Cassandra Clare, Shadowhunters - Città degli angeli caduti.

-Sei nervosa?- mi chiese Scorpius, posandomi le mani sui fianchi e attirandomi a sé.
-Potresti darmi un bacio e allora forse non lo sarò più- suggerii tentando di mascherare la paura.
Lui mi baciò piano, mentre io gli mettevo una mano sulla guancia.
-Rose...- disse facendomi sentire il suo fiato caldo sulle labbra -Sai che puoi dirmi se hai paura-
E come facevo a non averla?
Era il pomeriggio della terza prova, che si sarebbe svolta di sera, un mese dopo l'incontro in biblioteca.
Il sole stava calando e questo significava che tra poche ore ci sarebbe stata la luna piena e quindi io avrei dovuto fermare Ivàn, per impedirgli di compiere il rituale che lo avrebbe reso padrone della morte.
Per tutto il mese avevo finto di non sospettare nulla con Ivàn, durante gli incontri che avevamo fatto per discutere della terza prova, e lui si era comportato normalmente.
Avevo anche pensato che forse Justin in realtà non avesse sentito niente la volta in biblioteca e quindi non avesse detto niente.
Non sapevo quanto mi sbagliavo.
-Ho paura- sussurrai -tanta paura-
Scorpius mi strinse a sé.
-Se vuoi possiamo pensare ad un altro modo per fermarlo. Se non te la senti non devi per forza essere tu a combatterlo- tentò accarezzandomi i capelli.
-Devo essere io Scorpius. Sono l'unica che può affrontarlo nel labirinto. La paura non mi fermerà-
-Non l'ha mai fatto-
Sospirò, allontanandosi da me.
-Promettimi di stare attenta- disse guardandomi serio -e che se avrai bisogno del mio aiuto non esiterai a creare delle scintille con la bacchetta e io in qualche modo accorrerò da te. A costo di dover schiantare la McGranitt-
-Uhm non credo che lei te la farebbe passare liscia poi. Va bene scusa. Te lo prometto. Lo sai che ti amo vero?-
Mi strinse una volta la mano.
-Anche io ti amo. Non dubitarne mai-
Poi mi lasciò andare al punto d'incontro con i campioni del torneo, il campo da Quidditch.
Mi misi accanto ad Ivàn, rabbrividendo come tutte le volte che lo incontravo.
-Benvenuti alla terza prova del Torneo TreMaghi- esclamò la preside con la bacchetta puntata alla gola per amplificare la voce.
-I nostri campioni hanno ottenuto un indizio su questa prova con la pergamena contenuta nello scrigno della seconda prova- continuò -e ora vi sveleremo cosa dovrete affrontare-
Fece un ampio gesto con la bacchetta.
Dal campo di Quidditch si alzarono delle siepi che andarono a formare un labirinto.
La nostra intuizione era giusta.
-Spero non ci siano Dolenti là dentro- mormorai -dov'è Thomas quando serve?-
-Credo che sia nella Radura, Rose- sussurrò Ivàn sorridendo nella mia direzione -con Newt e Chuck. Forse incontreremo Minho, è lui uno dei velocisti-
Come prima cosa Newt non ce lo tocca. Secondo, ma davvero crede che rispondendo alla tua citazione su Maze Runner, ai tuoi occhi non sarà più il cattivo?, fece Hope indignata, In più non è neanche bene informato visto che Thomas poi diventa un velocista!
Mi sforzai di sorridergli, mentre la McGranitt diceva che avremmo dovuto trovare la coppa TreMaghi per vincere.
Poi fece un sorriso amaro, come se stesse pensando a eventi passati e parlò.
-Ma ricordate- disse -nel Labirinto non ci sono solo pericoli. Voi stessi lo siete-
Lanciai uno sguardo ad Ivàn e scoprii che mi stava fissando.
Distolsi immediatamente gli occhi.
Con un gesto delle mani la preside ci fece segno di entrare da tre entrate diverse.
-Quando sentire uno scoppiò- disse infine
-partite. Se vorrete abbandonare la prova, lanciate dei segnali di pericolo con la bacchetta. Che vinca il migliore!-
Ci furono istanti di silenzio e poi uno scoppio.
Ivàn partì immediatamente.
Lanciai uno sguardo agli spalti dove Scorpius annuì.
Alzai lo sguardo e vidi che era il tramonto.
Poi partii anche io.

*******

Stavo correndo a perdifiato, senza sapere dove andare.
Un paio di volte ero finita in un vicolo cieco ed ero dovuta tornare indietro.
Il mio scopo era trovare Ivàn prima che la luna sorgesse, e avevo poco tempo.
All'improvviso mi sembrò di scorgere una figura maschile.
-Ivàn!- gridai -Aspetta!-
Egli non si voltò, ma girò l'angolo dietro ad una siepe.
-Maledizione- borbottai e feci per seguirlo.
In quel preciso istante qualcosa di enorme si materializzò davanti a me.
Una sfinge imponente simile a quelle greche.
Non aveva nemmeno il naso.
-Il mio nome è Armaros, umana!- gridò ruggendo.
-Ti prego, devi lasciarmi passare Armaros!-
-Conosci Rose Weasley, la leggenda della sfinge? In una città della Grecia, Tebe, c'era una sfinge che impediva agli abitanti di uscire da essa. Poneva loro un indovinello e se non rispondevano bene, buttava loro giù da un burrone. Tu cosa farai? Fuggirai o perirai?-
Persi un battito, deglutendo.
Mi costrinsi ad alzare il mento e raddrizzare le spalle.
-E allora fammi questo indovinello- disse mantenendo la voce ferma.
In quel momento avrei giurato che la sfinge avesse ghignato.
-Quando una porta non è una porta?- chiese.
Non ci posso credere, pensai.
Per me Rosellina questo è il Nogistune. Altrimenti non so come spiegarmi questa domanda.
Non ho ma amato tanto Stiles Stilinski come questa volta.
Gli sorrisi.
-Quando è accostata- risposi.
La sfinge ruggì di incredulità mentre si dissolveva nel nulla.
Poi mi lanciai all'inseguimento di Ivàn scomparendo dietro l'angolo che aveva imboccato lui.
E, da dietro una siepe, comparve Scorpius.
Lo guardai con gli occhi sgranati.
-Rose!- quando mi vide, il suo volto si illuminò.
-Ma tu...- dissi -cosa ci fai qui?-
Lui si avvicinò a me, sorridendomi gentilente.
-Non sei felice di sapermi qui con te?- chiese
-Ho aggirato le protezioni della McGranitt ed eccomi qui! Per te-
-Per Merlino... se ti scoprissero, se Ivàn sapesse che sei qui potrebbe usare per ricattarmi o qualcosa di ben peggiore!-
-Sono venuto anche per questo. Non devi affrontare Ivàn-
Sbattei le palpebre.
-Insomma- continuò -non è perché non credo tu possa farcela però...-
Gli puntai minacciosamente un dito contro.
-Tu pensi io sia debole, non è vero?- sibilai.
C'era però qualcosa nel suo sguardo che mi faceva dubitare delle sue parole.
Non sembrava lui.
Stavo per dirgli se c'era qualcosa che non andava quando lui mi prese il volto tra le mani e mi baciò.
E appena le mie labbra incontrarono le sue, capii.
Lui non era Scorpius.
E improvvisamente ricordai.
Ora sapevo quali fossero gli ingredienti che avevo preso settimane prima sotto ordine di Justin.
Ingredienti per la pozione polisucco.
Inoltre Scorpius aveva detto di aver sentito come se Ivàn gli avesse strappato alcuni capelli, il mese prima.
Tutto tornava.
Quello era Ivàn.
D'accordo ora concentrati Rosellina, fece Hope, dobbiamo ingannarlo.
E come?
Mentendogli. Deve credere che pensiamo sia tutto a posto. Immagina di essere Julian Blackthorn e pensa come farebbe lui.
Ma certo.
Jules era un maestro nel mentire e se mi aveva insegnato una cosa, quella era proprio che una buona bugia deve basarsi su un fondo verità.
Mi staccai piano da Ivàn sforzandomi di sorridere sulle sue labbra.
-Ricordi quando in Infermeria- sussurrai -dopo la prima prova, tu dissi di amarmi?-
Ed era vero infondo.
Scorpius non me lo disse però sapevo dalla lettera che avrebbe voluto farlo.
Ricordi quando dopo la prima prova del torneo, in Infermeria, ero venuto a vedere come stessi e stavo per dirti qualcosa ma poi ho taciuto?
La verità era che avrei voluto dirti quanto ti amassi e ti amo ancora
Ivàn sorrise.
-Certo- disse -è stata la prima volta che te lo dicevo-
-Come immaginavo-
Gli diedi uno spintone e gli puntai contro la bacchetta.
-Ho sempre sopportato poco le ragazze intelligenti- commentò mentre la trasformazione finiva.
Ma stava sorridendo.
Mi venne voglia di colpirlo in pieno volto.
-Non ti muovere di un passo- ordinai -o ti schianto-
-Quella che non si muoverà sei tu Rosie- disse estraendo qualcosa dalla tasca interna del mantello che indossava.
-Expelliarmus!- sentii gridare e la bacchetta mi volò di mano.
Ma Ivàn non aveva la sua in mano, aveva anzi una pietra scura incastonata in un anello.
Mi voltai di scatto, ma non c'era nessuno dietro di me.
All'improvviso sentii delle braccia avvolgermi la vita e bloccarmi.
-Lasciami subito!- gridai -Chiunque tu sia!-
-E chi dovrebbe essere Rose?- chiese la voce di Justin.
Nel frattempo, Ivàn aveva raccolto ciò che Justin aveva fatto cadere dalle sue spalle ovvero il mantello dell'invisibilità e guardava l'anello con aria presa.
Puntò quella che riconobbi come la bacchetta di Sambuco contro di esso.
-È una scocciatura Rose- commentò -sai, ho messo la pietra della resurrezione qui perché era più facile da trasportare, così non rischiavo di perderla. Però, che diamine, ora devo pure toglierla. Ah che fatica diventare il padrone della morte, non lo pensi anche tu?-
-Sei un bastardo!- ringhiai tentando di scalciare Justin che però mi bloccava completamente.
-Non sei la prima ragazza a dirmelo- disse, poi abbassò il tono come a voler confidare un segreto -anche alcuni ragazzi me lo hanno detto-
-Ivàn- disse Justin con la voce leggermente petulante -una volta che otterrai quello che vuoi, farai quello che mi hai promesso?-
Il ragazzo esitò un attimo mentre toglieva la pietra dall'anello e poi si voltò sorridendo.
-Ovviamente Justin- colsi un che di ironico nella sua voce, che però il diretto interessato non notò perché si rilassò.
-Staremo per sempre insieme Rose- mi sussurrò lui baciandomi il collo -per sempre-
Mi venne la nausea.
Se solo fossi riuscita a raggiungere la bacchetta...
Avrei potuto dare il segnale di pericolo.
-Ivàn me lo ha promesso sai- continuò leccandomi la mascella -visto che l'incantesimo che ti avevo fatto per fare in modo mi amassi non ha funzionato, dovrò farmi aiutare.
E se Ivàn riuscirà nella sua impresa, e ce la farà, tu mi amerai per sempre. E saremo felici-
-Io non ti amerò mai!- sibilai con la voce ricca di tutto il disprezzo che possedevo.
-Oh no, Rosellina. Tu mi amerai. Perché quando Ivàn diventerà padrone della morte potrà sovrastare tutte le leggi della magia e quindi farà in modo che tu capisca di amarmi-
-Tu sei solo un pazzo! Scorpius aveva ragione a non fidarsi di te! Tu sei malato perché solo una persona malata può fare ragionamenti dl genere-
-Quando capirai di amarmi, abbandonerai Scorpius Malfoy. Per sempre sta volta-
-Non puoi costringere una persona ad amarti Justin!- cercai di addolcire il tono -Non puoi e basta!-
-Tu mi ami. Nel profondo del tuo cuore sai che è così, dannazione! Altrimenti non mi avresti perdonato per la scommessa!-
-Ti ho perdonato perché pensavo fossi cambiato! E so che è così... dentro di te c'è una persona buona! Devi solo trovarla!-
Il mio scopo era tentare di farlo ragionare per fare in modo che lasciasse la presa e io potessi fermare Ivàn.
Justin scosse vigorosamente la testa, facendo ricadere alcune ciocche di capelli biondi scuro sugli occhi.
Se le scostò con impazienza.
-Ti perdono Rose- disse con voce vellutata
-perché so che sono le parole di Malfoy a farti dire queste cose, non sei tu. Tu mi ami e questo non cambierà mai. Ancora qualche minuto e tutto ti sembrerà cristallino come l'acqua-
Cominciava a girarmi la testa.
Justin era pazzo.
Aveva completamente perso il lume della ragione.
Non potei replicare perché Ivàn parlò.
-Finita la commedia romantica?- chiese divertito -Grazie a Merlino, sembrava di essere in una soap opera spagnola!-
Poi maneggiò ancora per qualche istante con l'anello.
-Finalmente!- esultò poi alzando la pietra trionfante -Dio che fatica... le mie povere unghie-
-Ora- ordinò a Justin -voglio che la nostra ospite guardi tutta la scena visto la fatica che ha fatto per impedirmi di compiere il rituale-
-Non sai a cosa vai incontro Ivàn!- dissi
-Fermati e rifletti, per favore!-
-Non sai tu in cosa ti sei cacciata Rose!- rimbeccò.
Poi rise, una risata sadica.
A questa si unì quella folle proveniente da dietro di me, quella di Justin.
-Tu non sai cosa c'è in gioco Rose- mi disse Ivàn con il volto ora nuovamente serio.
Era inquietante come quel ragazzo potesse passare da uno stato d'animo all'altro in un batter d'occhio.
-E allora spiegamelo- sussurrai.
-Non ce ne sarà bisogno-
Lui sorrise, mente con la bacchetta di Sambuco fece librare in aria il mantello dell'invisibilità e la pietra della resurrezione.
Poi lanciò anche la bacchetta in aria che andò a posarsi in mezzo al mantello, come se esso fosse un triangolo e la bacchetta l'altezza.
La pietra era a metà della bacchetta.
Riconobbi la figura che i tre oggetti avevano creato.
Il simbolo dei doni della morte.
Ivàn aveva cominciato a pronunciare delle parole, probabilmente in latino, come un canto rituale.
E alla fine era quello che erano.
I doni della morte vennero circondati da un fascio di luce che li avvolse completamente.
-No...- sussurrai impotente tentando in un ultimo folle e disperato tentativo di liberarmi dalla stretta di Justin.
-Guarda Rose- sussurrò lui baciandomi l'angolo della bocca -è il momento. La luna è alta-
Alzai lo sguardo e vidi che il ragazzo non mentiva.
La luna era piena, perfetta, mentre con i suoi raggi illuminava i doni di cui oramai non rimaneva più niente.
Sbattei le palpebre.
Come era possibile?
Poi vidi Ivàn chinarsi e raccogliere qualcosa che era caduto a terra.
Nella sua mano, la lama del pugnale brillò quando il tenue bagliore della luna la colpì.
E le parole incise sulla lama risaltarono come mandando lampi.
Quando chiusi gli occhi per non guardare oltre, quelle stesse parole in una lingua a me sconosciuta continuarono ad aleggiare dietro le mie palpebre chiuse.
Nunc mors mea.

-SPAZIO AUTRICE-

Allooora, la storia è agli sgoccioli!
Questa è la prima parte della terza prova del Torneo e abbiamo capito che Justin ha fatto tutto per avere l'amore di Rose.
La sua è quasi un'ossessione verso la ragazza.
Però non si è capito perché Ivàn ha messo in atto tutto ciò, cosa vorrà ottenere?
Nel prossimo capitolo la fine di questi eventi.
Cosa accadrà?
Rose riuscirà a sventare l'ultima parte del piano di Ivàn?
A cosa servirà il pugnale?
Nunc mors mea.
Ora la morte sono io.
Buona continuazione!!

CupidaGranger

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