XXI. Ne varrebbe la pena?

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"Essere stato un uomo significa aver dovuto combattere"
-Goethe.

Finita la lezione di Erbologia, aspettai che tutti se ne fossero andati e mi diressi verso la cattedra del professore.
-Pensavo volessi parlarmi, zio Neville- dissi.
Neville passava ogni Natale alla Tana, essendo amico dei miei genitori, tanto che sin da quando ero piccola che tutti i membri della famiglia Weasley-Potter lo chiamavano zio Neville.
Ovviamente badavo bene dal chiamarlo in quel modo in classe, lui era il professor Paciock ma, in momenti di intimità come questa, era solo lo zio.
Una persona con cui confidarsi.
-Proprio così Rose- sorrise lui -siediti-
Presi una sedia e la misi davanti alla sua cattedra e mi sedetti.
-Tua madre mi ha scritto- esordì.
-Si tratta di mio padre non è vero?- feci impaziente -da quando ha scoperto della mia relazione con Scorpius non mi ha più scritto.
Niente di niente.
Ti prego dimmi che come minimo mi vorrà in casa a Natale altrimenti io...-
Lui si sporse in avanti e mi posò le mani sulle spalle ridacchiando.
-Calma Rosie- disse -stai straparlando-
-Hai ragione- feci un respiro profondo
-scusami-
-Non c'è niente di cui scusarsi- replicò ritornando a sedersi compostamente.
-Ma si tratta di papà, vero?-
-Devo ammettere che è così-
Ma doveva proprio tenermi sulle spine?
Era una situazione delicata, e lo sapeva.
L'unica mia preoccupazione era sapere cosa pensasse di me mio padre e se mi avesse perdonato.
-Ma non ti preoccupare- continuò -Hermione mi ha detto che ora non ci pensa più.
Ha finalmente capito che l'unica cosa che nel profondo del suo cuore vuole è la tua felicità e se è Scorpius a procurartela, farà in modo di accettarlo-
Sospirai di sollievo, nonostante non ci fosse più niente, oramai, da accettare.
-Inoltre, cito le parole di tua madre, Ron ha anche aggiunto che hai diciassette anni e quindi lui non sarà di sicuro l'amore della tua vita, perciò non per forza lo avrà come genero-
Trattenni per un istante il fiato.
-Non avrà questo problema- dissi cercando di sorridere -perché ci siamo lasciati.
O meglio, io ho lasciato lui-
Neville sgranò gli occhi.
-Oh Rose... mi dispiace di averti fatto quelle considerazioni sul tuo amore per Scorpius e...- cercò di rimediare.
-No davvero, non c'è problema- lo fermai -era la cosa migliore da fare-
Gli occhi mi divennero lucidi e io chinai lo sguardo per evitare che Neville mi vedesse.
-Non devi piangere per nessun ragazzo, non se non ne vale la pena- disse sollevandomi il mento.
Sorrise leggermente.
-Mi ricordo che al Ballo del Ceppo al mio quarto anno- cominció a raccontare -tua madre sperava di andarci con tuo padre ma lui non aveva il coraggio di domandarglielo.
Perciò lei aveva accettato l'invito di Viktor Krum ma Ron durante la festa si è ingelosito tanto da fare una scenata nel pieno della sala grande.
Puoi immaginare la reazione di Hermione: gli ha urlato contro di aver rovinato tutto e poi è scoppiata a piangere.
Ma quelle lacrime ne sono valse la pena.
Guarda dove sono oggi, sono sempre stati innamorati l'uno dell'altra-
Mi diede un buffetto sulla guancia.
-Ma ora la domanda che devi porti è solo una- aggiunse -le tue lacrime varrebbero la pena di Scorpius Malfoy?-
-Non lo so nemmeno io- sussurrai mentre una lacrima mi solcava il viso.
-E allora non ti resta che scoprirlo-
Neville allargò le braccia e io, senza pensarci due volte, mi ci tuffai dentro.

********

Stavo scendendo le scale per andare a lezione di Cura delle Creature Magiche quando lo scorsi, solo, che stava per entrare nell'aula di Divinazione.
Accelerai il passo e lo raggiunsi, posandogli una mano sulla spalla.
-Justin- lo chiamai sorridendo leggermente.
-Ehi Rose- fece -come stai?-
-Bene- dissi -grazie-
-E con...?-
-Non lo nominare, per favore-
Ero ancora scossa dalla conversazione con Neville per capire se davvero le mie lacrime ne sarebbero valsa la pena.
-D'accordo- disse tornando allegro -ma tu non sei qui per questo, vero?-
-No, infatti- risposi prendendo ad attorcigliarmi una ciocca di capelli.
Una volta, due volte, tre volte.
-Vedi, ti ricordi quando ieri mi chiesto...- cominciai -sì, cioè, di venire al Ballo del Ceppo?
Bene, io volevo sapere se... nel senso, se io e te...-
Justin mi posò entrambe le mani sulle spalle ridacchiando leggermente.
-Il mio invito è ancora valido-
Sospirai.
-Mi sono resa ridicola- borbottai arrossendo.
-A me sei parsa tenera in realtà- rivelò.
Mi allontanai impercettibilmente.
-Non è un appuntamento, solo per mettere in chiaro le cose-
-Perché me lo dici?-
-Non voglio tu fraintenda, ti ho perdonato, ma non mi fido ancora completamente di te.
Mi sembrava giusto dirtelo-
-O forse tu hai semplicemente paura che se lo considerassi come un appuntamento poi ti innamoreresti di me-
E con queste parole che ancora risuonavano nell'aria, se ne andò.
Mi lasciò con mille domande e mille dubbi ancora in mente.

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