Ho vissuto davvero [Graesy92]

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https://www.wattpad.com/story/104320828-ho-vissuto-davvero

Genere: Storia d’amore
Trama: Landon è un campione di Muay Thai, scontroso col mondo, costretto a badare alla sua sorellina Flam, di otto anni, succube di disastri familiari. Katie è una ragazza generosa, molto estroversa, fa animazione all'ospedale per i bambini malati, molto legata ad uno di loro, ma... nasconde qualcosa. Il loro rapporto non inizia nei migliori dei modi.
Che succede se il destino li farà incontrare e pian piano tra loro nasce qualcosa? Landon è pronto a stravolgere la sua vita per Katie?

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Anche oggi parliamo di un’autrice già nota al Circolo per una storia recensita nella prima lista (“Paura di amare”, per chi volesse rinfrescarsi la memoria); oggi, invece, mi dà finalmente l’occasione di parlare di un argomento che sta a cuore a me come a molti di voi, e che sono felice di affrontare: la scelta del narratore.
Può sembrare quasi un dettaglio, un vezzo da decidere prima della stesura, ma la sua importanza è molto sottovalutata (soprattutto su Wattpad) e c’è in giro una enorme confusione su cosa si sta usando e perché (SOPRATTUTTO su Wattpad).
Focalizzazione interna o esterna? Narratore onnisciente o visione cinematografica? Prima persona o terza persona? Le domande da porsi sono molte, l’effetto assolutamente non intercambiabile, la confusione da dissipare in merito tanta; per fortuna, dove non arriva l’intuito corrono in soccorso i manuali di scrittura, croce e delizia delle discussioni tra autori, e ne approfitto per consigliare a tutti un bel ripassone perché il mondo è già un posto difficile di suo, non aggiungiamoci il nostro secchiello di ignoranza.

Ma torniamo alla storia di oggi e analizziamola come esempio: l’autrice ha scelto una focalizzazione interna e la prima persona (scelta sempre un po’ pericolosa), alternando nei capitoli la voce di lui e di lei. La prima domanda da farsi quando si sceglie la prima persona è a chi sta parlando la nostra voce narrante, e già troviamo un po’ di confusione; nel primissimo capitolo, ad esempio, il protagonista maschile ci appare in medias res nel bel mezzo di un combattimento, e subito tra un pugno e l’altro i suoi pensieri diventano una lunga digressione sulla storia e il carattere della sorellina, con tanto di adorabile flashback-dialogo per mostrare il rapporto tra i due. Potremmo dunque pensare che si stia rivolgendo a un immaginario e generico pubblico, sebbene non si rivolga mai agli spettatori, ma poi andiamo avanti, e nell’incontro con la protagonista femminile la narrazione diventa un flusso di coscienza di pensieri estemporanei. 
L’autrice spesso e volentieri interrompe l’azione per divagare in queste spiegazioni, ma il confine tra informazioni utili e tell tendente all’infodump è molto sottile e si rischia l’effetto Oliver Hutton -che sta per calciare un pallone ma per due puntate vediamo cosa ha fatto il giorno prima e cosa pensa mentre prepara il colpo- e  il lettore rischia di essere un po’ confuso da questo continuo cambio di direzione; sarei curiosa di sapere se è un effetto voluto (nel qual caso, perché) e con che obiettivo l’autrice ha scelto proprio questo tipo di focalizzazione interna.

Sul resto della storia, pensieri sparsi che sono miei ma anche il riflesso di tutti i commenti fatti direttamente alla storia dagli altri lettori: ci sono diversi errori di grammatica da rivedere (in particolare l’accento sbagliato su qui e su, che viene fatto notare da più lettori ma non è stato mai corretto durante la pubblicazione), c’è qualche discordanza verbale nei paragrafi con salti dal presente al passato, soprattutto nella seconda metà della storia, e nonostante io sia favorevole all’uso di prestavolto temo che questa volta renderla nota svantaggi l’autrice invece di avvantaggiarla, perché con una trama similissima al famoso “i passi dell’amore” usare anche il volto della sua protagonista femminile rischia di dare un’aura di già visto troppo marcata.

Se posso esprimere il mio pensiero sulla stesura della storia (ma vi sfido a fermarmi, il servizio è mio), mi sembra che l’autrice abbia scritto la storia un po’ di getto per l’entusiasmo di rivivere un libro/film che ha amato su tastiera, e ora il risultato si possa vedere come una prima stesura da rivedere e perfezionare; con questi accorgimenti, potrebbe venirne fuori una storia forse non molto originale, ma senz’altro coinvolgente e piacevole.

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