Capitolo 25

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Il servizio è iniziato già da un pezzo e ora che siamo nel pieno del lavoro e gli ordini non fanno altro che accumularsi sulla barra delle comande succede qualcosa di prodigioso.

Anziché soccombere allo sconforto e, presi dal panico, mollare tutto scappando da una uscita secondaria è in questo momento che nella testa di ogni cuoco accade una specie di magia. L'adrenalina viene pompata forte dal cuore e la concentrazione si amplifica, le mani vanno da sole alla ricerca degli ingredienti e li fanno volare letteralmente nelle padelle, gli occhi rapidamente controllano i timer e scambiano informazioni silenziose con i colleghi. Si aprono e si chiudono forni, si azionano le salamandre e si fanno roteare coltelli. Tutto questo nel medesimo istante senza imperfezioni né esitazioni.

È adesso che prendi il pieno controllo della situazione e riesci letteralmente a surfare sulle comande senza sentire la fatica e senza più aver bisogno di leggere ripetutamente gli ordini scritti su quelli che oramai sono diventati degli inutili bigliettini di carta. Tu insieme agli altri cuochi percepite il vero spirito di squadra che ci fa marciare determinati all'unisono come in un unico grande meccanismo verso la fine del servizio.

Questa magia fa parte della bellezza del nostro lavoro che ci fa sudare, arrabbiare, saltare feste comandate e non con le nostre famiglie ma che ci rende felici e orgogliosi del gruppo al quale apparteniamo.

E pensare che il nostro bel lavoro, faticoso sì, ma fatto di profumi, sensazioni tattili e gustative, fantasia e passione, alla fine si riassume in una serie fredda di numeri alla conclusione della serata che servono solo a vedere quanti coperti si sono fatti e quanti soldi, di conseguenza, si sono incassati mandando così a farsi benedire tutta la poesia che sta dietro a questo frenetico universo.

E in questo continuo alternarsi di sensazioni che mi investono letteralmente il cervello ecco che all'improvviso come un miraggio riappare lei da dietro un angolo del locale. Un angolo che era sempre stato lì fermo proprio davanti a me per tutte le sere in cui ho lavorato al "Castore & Polluce" ma che fino a questo preciso istante non avevo notato nemmeno esistesse. Solo ora mi rendo conto che quel pezzo di muro era sempre stato lì per celare la mia vista da lei.

E il mondo smette di ruotare e tutto perde nuovamente senso.

Le frenesie che fino a un attimo fa occupavano la mia mente non esistono più, sparite quasi non fossero mai nate. Smaterializzate, teletrasportate in un mondo lontano. Così lontane che sembra impossibile potessero far parte della mio essere prima di questo istante.

Al suo apparire tutto diventa improvvisamente chiaro, anzi, tutto diventa incredibilmente confuso e ovattato tanto che non riesco più a sentire le domande che mi vengono fatte dalla sala né tantomeno riesco più a seguire i ragazzi della cucina che mi parlano e che mi chiedono dettagli e indicazioni su come proseguire il servizio.

La mia attenzione ora è completamente su Daniela e non riesco a vedere altro che lei. Lei che è arrivata col suo semplice e innocente sorriso che le riempie il viso mentre, in un frangente meno intenso della serata, si concede una battuta con un collega. Poi, proprio nel momento in cui il suo interlocutore si allontana e quindi si sente al sicuro da occhi e giudizi indiscreti, si volta nella mia direzione a cercare il mio sguardo e, non appena i nostri occhi si guardano, spontaneo un sorriso le nasce sulle labbra. Le sue guance immediatamente si imporporano del colore del pudore ed evidentemente lei se ne accorge e allora, rivelando una quasi adolescenziale vergogna, si ritrae abbassando lo sguardo per poi tornare subito a cercare il mio contato visivo.

Questo gioco di sguardi innocenti mi crea sensazioni ignote e a ogni sua occhiata il mio cuore scalpita e subito mi arriva una scarica di adrenalina pari alla sensazione che proverei se mi trovassi al centro di un gorgo in mezzo al mare pronto a essere inghiottito in un buco per poi essere risputato chissà dove, in un posto ignoto da cui non mi è concesso vedere nessun punto di approdo.

Tutto questo vorticare mi tortura e mi provoca un dolce senso di nausea del quale, però, non posso più fare a meno.

Nonostante questa puerile paura mi continui a paralizzare, emozionato come un bambino, inseguo i suoi occhi e i suoi sorrisi costantemente ipnotizzato su tutto ciò che questa splendida creatura dice o fa.

Sono così attento a ogni suo movimento che ciò che accade attorno a lei sembra rallentare, decelerare e il suo solo passare davanti alla cucina, come se fossimo entrambi catturati da una gigantesca forza gravitazionale, pare durare un'eternità.

La osservo così intensamente che assaporo ogni centimetro del suo profilo, della sua bocca carnosa, dei suoi capelli fini e delicati some la seta.

La osservo così tanto intensamente che ne potrei fare un ritratto. Potrei disegnare i suoi tratti dolci accentuando la luce che sprigionano i suoi occhi oppure potrei mettere in risalto quel sottile strato umido che le vela le labbra rendendole ancor più sensuali, dando casomai un più accentuato color rosa "pesca" alle sue pallide gote mentre tralascerei quei piccoli difetti che comunque non fanno altro che renderla ancor più unica ma che la matita in ogni caso non avrebbe voglia di tracciare.

La guardo, la studio, cerco di leggere i suoi ragionamenti. Spio ogni suo atteggiamento e ogni sua incertezza che me la fanno apparire ancora più gentile e indifesa.

Col pensiero la imploro di donarmi ancora un ultimo sguardo e mi accorgo che, mentre la venero in una forma pura e astratta, in realtà purtroppo non riuscirò mai ad andare oltre a questa mia debolezza di ritrovata adolescenza.

Ormai è diventata una vera e propria ossessione ma non una di quelle ossessioni aberranti che albergano la mia mente quando perdo il controllo degli istinti, è tutto un insieme di sensazioni e di ossessioni diverse. Sono un complesso di emozioni che fanno tutte parte di un mondo che non conoscevo, che mi spaventano e mi affascinano allo stesso tempo attraendomi inesorabilmente.

Sento che con lei potrei diventare un'altra persona.

Sento che con lei mi potrei liberare per sempre della bestia.

Lo sento!

Forse lo spero solamente.

Anzi sicuramente no. C'è un unico modo per liberarsi del mostro che è dentro di me ed è percorrendo la via più difficile e cruenta possibile.

Probabilmente neanche l'angelo che ora mi è difronte potrà mai fare nulla per salvarmi dal destino che è stato scritto per me.

Lei non è altro che un piccolo inutile spiraglio di luce in questo mondo di tenebre che mi ha sempre circondato fin da quando ero piccolo.


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