Capitolo 32

94 13 25
                                    


È da 3 giorni che sono a casa senza dormire e senza mangiare.

Non ho neanche visto i telegiornali che avranno parlato incessantemente del mio ultimo omicidio. Non so nemmeno come si stanno muovendo le forze dell'ordine ma sono certo che sono tutti qui nei pressi di casa mia, sono sicuramente accerchiato e so anche che davanti a tutti, pronto a prendermi, c'è lui Daniele Rose.

Ho lasciato troppi indizi questa volta.

Il pesce palla... c'è una sola persona in tutta la Lombardia che poteva procurarlo e, una volta rintracciato, pur di essere lasciato stare, non avrà resistito un solo minuto prima di fare il mio nome.

La mia continua assenza dal lavoro in queste ultime settimane.

La mia lite con Giulia al ristorante nel bel mezzo di una sala gremita di persone.

Sono certo che stanno per fare irruzione, lo sento c'è troppa quiete nei pressi del mio appartamento, non succede mai che ci sia tutto questo silenzio. Daniele starà pianificando tutto. La squadra speciale pronta a intervenire tra poco taglierà la corrente e faranno irruzione in casa mia con il loro prevedibile frastuono per stordirmi, spiazzarmi e per evitare ogni mia reazione.

Ma io questa volta non ho intenzione di reagire, rimarrò fermo ad aspettare il mio destino sperando che facciano il loro lavoro in fretta e con professionale freddezza. Spero che il loro capo non li blocchi e che non si frapponga per fermarli in preda a un irragionevole sentimento caritatevole.

In definitiva ho ucciso molte persone e soprattutto ho ucciso la figlia del senatore Dateo.

Tutto questo deve finire questa sera.

Ci siamo, li sento, stanno salendo le poche scale che separano l'ingresso di casa mia dalla strada e tra breve saranno dentro.

Le voci sono concitate, ci saranno almeno 11 persone e tra di loro ci sarà sicuramente l'ispettore Rose. Sono contento che sia lui a entrare per primo. Sono proprio curioso di vedere che sguardo avrà nel momento in cui aprirà il fuoco, se esprimerà ansietà o se riuscirà a non far trasparire le proprie emozioni. Se avrà paura o se avrà sete del mio sangue.

Eccolo il silenzio più totale, deve essere l'attimo dell'irruzione...

Infatti, la luce salta e la porta viene abbattuta con violenza seguita da lampi di luce accecanti e da 3 forti esplosioni, quello che in gergo le forze speciali definiscono come l'intervento vero e proprio che serve prima a disorientare l'assediato per poi neutralizzarlo.

Io sono solo, fermo nel centro della stanza e ancora sporco di sangue di Giulia con il mio coltello stretto in mano. Silenziosamente in mezzo a tutto questo caos pilotato non oppongo alcuna resistenza e cerco solo lo sguardo di Daniele aspettando che arrivi il colpo letale a liberarmi da questo demone che mi domina oramai da troppo tempo.

Lo vedo. Come pensavo è il primo a entrare e i nostri sguardi si incrociano subito. Ho come la sensazione di aver rivisto un vecchio amico che non vedevo da tanto tempo. È titubante forse spera che nessuno apra il fuoco né tantomeno lui da l'ordine di abbattermi ma quelli che sono entrati dietro di lui sono dei killer professionisti, sono macellai tanto quanto me e infatti il secondo poliziotto a essere entrato, vedendomi armato di coltello, spara al bersaglio grosso centrandomi seguito subito da un secondo colpo che va anch'esso a impattare.

Il fragore dell'azione, le urla dei poliziotti, il frantumarsi delle mie ossa... non sento più nulla, solo un profondo silenzio, tutto ovattato e il tempo sembra essersi fermato, non mi accorgo nemmeno di essere caduto a terra. Non sento caldo e non sento freddo, non sento dolore e la vista diventa annebbiata. A stento sento una presenza chinarsi su di me, deve essere Daniele.

"È tutto finito Francesco stai fermo." Sento le sue mani che controllano le mie ferite mortali.

"Non hai sparato Daniele, avrei voluto fossi tu a porre fine a tutto." Dico con le forze che mi rimangono mentre la voce si fa più debole.

"Non sono venuto qui per ammazzare, avrei preferito ti fossi arreso uscendo con le mani ben in vista, tanto lo avevi capito che eravamo qui." Mi risponde con un tono deciso da poliziotto ma allo stesso tempo dolce da uomo che vede il suo avversario a terra. Un avversario nei confronti del quale non prova odio ma piuttosto misericordia e pietà.

"Ora cerca di stare tranquillo che stanno per arrivare i paramedici. Faremo di tutto per salvarti." Cerca di rassicurarmi lui.

"Non potranno fare nulla, la bestia è stata finalmente abbattuta." Rispondo io. "Ora sono in pace, è una sensazione che non avevo mai provato prima. Sento la fine che si avvicina ma la cosa non mi importa, anzi sono felice, finalmente potrò riabbracciare mia madre, potrò accovacciarmi sulle sue gambe e lei mi accarezzerà i capelli mentre le racconterò come sono cresciuto e di che bravo cuoco sono diventato. E poi lei mi bacerà sulla fronte come faceva quando ero piccolo a Foggiano."

Le forze mi mancano del tutto e l'ultimo pensiero rivolto a mia madre è l'unica cosa che mi rincuora ora che la bestia è morta e che nessuno mi può più difendere.

Il respiro manca... non vedo più niente. Un buio accecante mi avvolge e c'è solo pace fuori e dentro di me. Se esiste un Dio so che proprio ora mi ha perdonato, proprio in quest'ultimo istante in cui l'ultimo alito di vita abbandona il mio corpo e sono finalmente libero...


Cuoco SerialeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora