35-Uccidono il doppiogiochista

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Corsero giù dalla collina fino alla strada. Faceva freddo, era umido e le ragazze erano sudate. Era troppo tardi per prendere un bus, non avevano tempo per cercare un mezzo di trasporto, quindi cominciarono a incamminarsi verso l'unico senso della strada. Dopo un tempo che a loro sembrò interminabile videro una casetta con un'insegna spenta "3 heels restaurant". La Mattio chiese ad Alice -Che ore sono?- poi aggiunse -Da quanto tempo camminiamo?-. Ali guardò l'orologio -Sono le 22:49, camminiamo da...- fece due veloci calcoli -circa 1 minuto e 57, 58,59...-. Giada si fermò e si sedette per terra sconsolata -Non sappiamo neppure dove cercare! Di questo passo rischiamo di veder finire i saldi di poltrone&sofà!-, Ali la guardò seria -Non penso possano finire-. La Mattioli la spinse verso il lato della strada che dava sul fiume, Ali inciampò e caddè nell'acqua bagnando le Giade. -MA SEI(Non posso mettere, per ragioni religiose, cosa disse Alice)- cercó di risalire dall'argine del fiume ma il fango era scivoloso e coperto di argilla -ORA MI AIUTI CRETINA!- sbraitò alla Mattio. Lei si sporse appena porgendo la mano, ma non abbastanza, Ali arrancò fino alla mano, la afferrò, e tirò la Mattioli nel fiume, con lei. La Mattioli affondò ma Alice la tirò sù per un braccio. -MA DAIII! Almeno tu sai nuotare!- disse la Mattioli aggrappandosi ad Alice. Giada porse le mani e le tirò sulla terra ferma senza difficoltà -Vi sembra il momento? Ascougatevi!-. Ali ribattè -Con cosa, scusa? Siamo zuppe fino al midollo ed è umido come camera mia!-. Giada non battè ciglio -Non volevo sapere com'era camera tua, togli i vestiti e vai in giro così- la Mattio e Ali la guardarono come se analizzassero una nuova specie di insetto alieno. -Proprio tu, che hai paura dei pedofili, ce lo vieni a dire?- protestó la Mattioli, poi aggiunse -Preferisco rimanere bagnata!-. Ali nel frattempo aveva tolto la maglia facendo respirare la sua panza. Continuarono a camminare e arrivarono a un villaggio alle 23:15. Giada era perfetta, come sempre, aveva bussatto a una locanda e aveva chiesto se a quell'ora ci fosse una lavanderia aperta. La signora con un brufolo dul naso e la voce gracchiante aveva risposto che era a due km verso destra a partire dalla fontana al centro, ovvero, dritto. Artivarono stremate e aprirono la porta che produsse un leggero scampanellio e Alice si nascose dietro a una lavatrice. -Buongiorno, volevamo solo asciugare due vestiti- disse Giada. La signora col turbante e gli occhiali da sole rispose -Sssicuramente care, vi porto all'asciugatrice-. A nessuna di loro piaceva quella donna.

Max e Dani erano praticamente abbracciati e tremavano così forte che temevano che Karin riuscisse a vederli. Dani azzardò una domanda sussurrata -Come possiamo scappare?-. Max le sussurrò all'orecchio -abbassati lentamente appena te lo dico, poi dovrai andare alla tua destra, io andrò a sinistra. Dopodichè dovrai muoverti normalmente davanti a te, io mi muoverò all'indietro. Tieni sempre una mano sul pavimento e appena toccherai una parte di pavimento liscia, stai ferma-. Dani annuì quasi impercettibilmente. Max le strinse il braccio, era quello il segnale? Dani si abbassò lentamente e, sentì un tonfo dietro di lei. Si girò pianissimo e tastò il pavimento finchè non trovò i piedi di Max. Tenne le mani appoggiate un po' al pavimento e un po' al corpo, per non perderlo(... di vista?). Arrivò alla vita e toccò qualcosa di molle e viscido. Aveva capito cos'era, sangue e altra roba schifosa. Chi l'aveva ucciso? C'era qualcun'altro nella stanza con Daniela. Che cosa doveva fare, adesso? Non c'era nessun doppiogiochista ad aiutarla, adesso. Dani indietreggiò lentamente e toccò una cosa di legno lavorato. Lo prese in mano cercando di capire cosa fosse, un'arco, un bellissimo arco di quelli con l'impugatura rialzata e la corda spessa. Cercò, gattonando, le freccie. Un'arma non avrebbe potuto farle che comodo, in quel momento. Trovò una custodia cilindrica contenente delle cose appuntite, freccie. Con orrore si accorse che era su una cosa fredda ma morbida, il busto di Max. La prese schifata sia dal fatto che era su un cadavere, sia dal fatto che era quello di Max, il doppiogiochista. Dani era contro l'omicidio, ma c'erano due casi secondo i quali potevi essere comunque ucciso: Se sei Tessa, una ragazza appiccicosa e antipatica che faceva le medie con lei, o se sei un doppiogiochista traditore. Caricò la custodia sulla schiena e proseguì gattonando seguendo la parete. Trovò una superficie appena percettibilmente meno ruvida delle altre, la tastò e riuscì a definire dei confini. Dopo molto tempo di ricerche trovò un'insenatura nel pavimento, provò a far leva, la botola si apriva facilmente ma la richiuse subito. Pensò al fatto che c'era comunque qualcuno nella stanza con lei e che quindi, appena avesse fatto entrare uno spiraglio di luce, poteva essere attaccata. Pensò che se faceva in fretta poteva farcela. Alzò la botola.

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Questo è il mio primo, e probabilmente ultimo, spazio scrittore. Non avevo molta voglia di continuare la storia perchè il capitolo precedente non finiva con un colpo di scena o con qualcosa di interessante. Sono comunque felice che a 3 persone piaccia la mia fanfiction. Dato che questo è uno spazio scrittore può essere anche uno spazio lettore, quindi, 4 gatti che siete, qua potete scrivermi le cose che volete. (Giade no comment please, lo fanno tutti lo spazio scrittore)

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