50-le maglie sono troppo larghe

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-Ma dai! Potevano mettere un pannello di controllo per comunicare con la mensa!- sbottò Alice appena uscita. Dani aveva portato gli avanzi degli orsetti gommosi e li mangiava con l'aiuto della Mattio. Mugugnò qualcosa che suonava molto come "hai ragione". La Mattioli annuì e Giada disse- Infatti! Potevano anche dircelo che i piatti erano incantati. Sono rimasta a guardare quel piatto per mezz'ora!-. Scoppiarono a ridere. -È ora che tu vada da Quinza- disse Chirone posando la mano sulla spalla di Dani. Lei fece un salto e lanciò qualche orsetto addosso a Giada. - Ok, ok, ma come ho fatto a non sentirla, insomma, con gli zoccoli... ad ogni modo, non so dov'è la casa di Efesto.- Chirone ignoró il commento sugli zoccoli e indicò una casa di ingranaggi di bronzo celeste che giravano perennemente. Oltre alla casa arcobaleno di Iride e al campo di basket contornato di palme e panchine. Dani salutò, finì gli orsetti e corse nel suo modo alla Heidi verso la casa di Efesto. Ali tirò una manica della camicia bianca a Chirone- Posso andare anche io?-. Chirone sembrò rifletterci- Non penso che riuscirensi ad entrare...-. Ali lo interuppe- Ma io so entrare!-. Chirone rise- Non ho dubbi, solo che i figli di Efesto non ti crederanno finché non sarai stata riconosciuta. Il sogno non basterá come prova...- Chirone venne interrotto di nuovo da una nuvoletta di fumo grigio all'interno della quale fluttuava un cacciavite sulla testa di Ali. Chirone rise- Non avevo mai visto Efesto tanto puntuale!- sorrise- Vai pure- Ali salutò e raggiunse Daniela che si era fermata davanti alla porta. La Mattioli e Giada salutarono Chirone e si avviarono verso il campo delle fragole, alla riva del fiume. Si sedettero su una panchina ammuffita e la Mattioli guardò l'orologlo: 8:27- Fra mezz'ora circa ci solo gli allenamenti... ora che ci penso non ho nenache chiesto l'orario delle lezioni di quelli di Atena!-. Giada tirò fuori dallo zaino la maglietta arancione del campo con le lettere CHB. Chirone gliele aveva consegnate prima della colazione.- Ma ti eri accorta che nel campo fa caldo, mentre nel resto dell'america fa freddo?- osservò Giada. Aveva ragione, mentre combattevano avevano isolato tutti i sensi e non sen'erano accorte.- Giá- disse la Mattio prendendo la sua t-shirt- Troppo larga-. Giada la guardò preoccupata- Ti prego non fare il nodo che poi ti si vede la panza-. La Mattio nascose il fatto di essere offesa e rise- Tranquilla, cucirò-. Giada non ebbe il tempo di riderle in faccia che un satiro spaventato le trotterellò in contro- C'é un problema- disse Federico ansimando.

Dani non riusciava né a capire da che parte fosse la porta né a capire come si aprisse. La casa di Efesto era INTERAMENTE in ingranaggi roteanti di bronzo celeste. Ali la raggiunse correndo, girò due ingranaggi, tirò una leva e l'intera parete scese nel pavimento di pietra. Dani la guardò con la bocca aperta- Come...- Ali chiuse l'argomento con un gesto della mano. Entrarono, la casa era vuota, apparte Quinza, ricurva in un angolo. A destra c'era la porta delle armi, le pareti erano formate da innumerevoli panneli rettangolari posti a intervalli di 5cm circa l'uno dall'altro. Sotto ai pannelli erano disposti innumerevoli tavoli inclinati in avanti ingombri di attrezzi e letti compatti con cassetti come sostegno.- Heilá!- disse Alice cercando di farsi sentire da Quinza. Da fuori la casa poteva sembrare piccola e compatta ma ci saranno stati almeno 40 letti e 24 tavoli. -Hem... salve si, chi sei?- chiese ad Alice. Aveva gli occhi rossi dal pianto. Ali cercò di contenere l'euforia, porse la mano e si presentò. Quinza la strinse con una presa rigidissima e si rivolse a Daniela- Seguimi-. La portò nella stanza delle armi. Ali si aggirò attorno al tavolo dove avevano trovato Quinza e vide la foto di una ragazza con splendidi occhi azzurri, capelli neri raccolti in una treccia a spina di pesce scompigliata. Nella mano destra stringeva una lancia e nella sinistra uno scudo rotondo verde e argento. Indossava un vestito bianco stracciato e bruciacchiato, aveva un sorriso pavaldo. Forse era un qualche parente di Quinza che era morto durante un'impresa eroica, eppure sembrava essere appena tornata da un'impresa. Notò che aveva un braccio fasciato ma non sembrava farci caso. Non ebbe il tempo di dispiacersi per Quinza che questa uscì dall'armeria, Dani la seguiva a mani vuote. -Dovresti preparare la tua roba, mettiti pure lì- indicò un pannello vicino alla porta del bagno delle femmine. Uscì portando via la foto prima che Ali o Dani potessero chiederle niente. Dani alzò le spalle- Non ho trovato niente- Ali si accorse di avere gli occhi gonfi di lacrime e diede un attimo fuoco agli occhi per farle evaporare. -Tranquilla! Te ne costruirò uno io!- Dani era abbastanza sciettica- Tu non hai mai costruito nulla-. Ali ribattè- Solo perché non avevo niente da costruire e CON CUI costruire.- sorrise debolmente. Qualcuno bussò alla porta e Ali aprì. Giada e la Mattio ansimavano, sicuramente non portavano buone notizie. 

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