47-combattiamo

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Una volta indossate in tutta fretta le armature di bronzo celeste, cominciarono a prendere le armi. Nessuno aveva insegnato alle 4 a indossare l'armatura ma, per fortuna, nel libro che Ali e Dani stavano leggendo c'erano le immagini. Ali aveva portato l'armatura e un'arco con un sacco di freccie in una faretra di cuoio nero sull'albero di Dani. La Mattioli, invece, aveva portato armatura, scudo e spada a Giada. Ali aveva preso un pugnale con l' elsa a rombo e l'impugnatura di pelle e un lanciafiamme celeste. La Mattioli aveva un pugnale molto spesso con delle scritte in greco antico e delle incisioni. Aveva anche una cintura piena di fuochi greci a forma di bombe a mano. Dani aveva un'arco completamente di bronzo celeste con un'impugnatura di pelle. Nella faretra era pieno di freccie di ogni tipo: infiammabili, gelanti, dalla punta affilata, dalla punta arrotondata e pesante, freccie da terremoto e altre ancora più strane. Giada aveva invece una spada enorme, sottile e lunga con la lama di uno strano colore, come se il bronzo fosse leggermente arrugginito. Ali e la Mattio dissero a Dani di cominciare a bersagliare i mostri e a Giada di aspettare il segnale. Partirono all'attacco. Non si erano allenate per niente ma sembrava che le armi vivessero di vita propria. La Mattioli diró un calcio a un mastino da dietro e gli conficcó il pugnale dietro al collo diverse volte, finché questo non si disintegrò. Nel frattempo delle gorgoni, donne con i serpenti al posto dei capelli, le si erano avvicinate. Ali conficcó il pugnale nel petto di una e tanció l'altra con la spada. La Mattio gridó a Giada, che si lasció cadere dall'albero sul ciclope sotto di lei. Gli sbattè l'elsa sulla testa stordendolo leggermente, gli salí sulle spalle, gli conficcò la spada nel collo e fece leva. La testa si staccò e il ciclope diventò polvere. Dani continuava a cecchinare i mostri dall'albero, sbriciolandoli. Ali non riusciva a capire che mostri fossero quelli contro cui combatteva, ma Dani evidentemente sì. Ogni freccia che scoccava urlava il nome del mostro che di lí a poco si sarebbe sbriciolato- Gorgone, pitone, arpia, empusa...-. Gli altri del campo continuavano a combattere senza accorgersi della presenza delle 4. La Mattioli e Alice facevano strage schiena contro schiena, sfettavano colpi a destra e a manca col pugnale. Giada era una furia e disintegrava ogni cosa sul suo cammino innfilzandola con la spada. Dani era inarrestabile e i mostri non avevano neanche il tempo di capire cosa li aveva colpiti. Ad un certo punto coordinarono gli attacchi contro un gigante al centro della battaglia che stava sgretolando un ragazzo con i capelli biondi e una giacca di pelle nera sotto all'armatura. Dani scagliò una raffica di strane freccie imbevute di benzina sul mostro, che sembró quasi non sentirle, Giada lo distrasse e gli mozzò un piede, facendolo cadere, la Mattioli tirò fuori il fuoco greco e rischiò di essere mangiata per lanciarglielo in bocca e Alice appiccò il fuoco alle freccie. Il gigante era troppo occupato a spegnere il fuoco sulla schiena per scappare a morire evitando che tutta la sua truppa venisse uccisa con lui. I semidei, che conoscevano il fuoco greco, si allontanarono, Dani scese dall'albero e corse verso i motorini assieme ad Ali e alla Mattio mentre  Giada corse dalla parte del campo. Il gigante esplose, assieme a tutto l'esercito di mostri.

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