4.

2.1K 73 0
                                    

Dopo essere uscita vado verso una panchina libera e prendo un libro dallo zaino, incrocio le gambe e inizio a studiare.

Non posso tornare a casa perchè ho detto a mia madre che sarei tornata più tardi per colpa degli allenamenti, quindi non ho portato le chiavi.

《È occupato questo posto?》mi chiede un ragazzo, pensandoci, era il ragazzo di questa mattina, quello più alto, lo avevo notato anche in palestra, era difficile non notarlo per colpa della sua altezza.
《Ma tu non eri dentro ad allenarti?》
《Ero andato per colpa di un mio amico, mi voleva convincere a giocare, ma io sono una schiappa... sai, ho scoperto che non tutte le persone alte sono brave a giocare a basket. Comunque mi chiamo Jonah.》
《Ok Jonah, se vuoi sederti siediti, se no ciao.》
《Non mi dici il tuo nome?》
《No.》
《Scortese la ragazza.》

Lo guardo male e lui si siede al mio fianco per poi chiedermi:《Cosa stai facendo?》
《Algebra, ma non mi esce questa equazione...》
《Dammi, ti aiuto.》

Esito per qualche secondo, ma poi gli dò il mio quaderno.
Lo vedo osservare le scritte su di esso e dopo qualche secondo mi chiede di dargli penna che ho in mano.
Gliela dò, dopo poco inizia a scrivere qualcosa sul quaderno, dopo aver finito me lo ridà. Osservo l'equazione, e poi controllo il risultato sul libro, é uscita.

《Niente male...》dico.

《Adesso posso sepere il tuo nome?》

《Si... mi chiamo Alex.》dico sorridendo.

《Ambiguo per una ragazza, ma mi piace... va bene, Alex ora devo andare, i miei amici avranno finito l'allenamento, ci si vede in giro.》mi sorride, si alza dalla panchina e và via.

Rimetto il quaderno e la penna nello zaino e inizio a camminare verso la fermata dell'autobus, aspetto finchè quest'ultimo arriva e torno a casa.

Per fortuna il viaggio dura poco, anche perchè per le strade c'è poco traffico.

Dopo essere arrivata, busso alla porta ma con scarsi risultati, decido di chiamare mia madre, ma dopo qualche squillo parte la segreteria.

Mi giro e noto un piccolo parchetto davanti casa, allora decido di fare una passeggiata.

Vedo dei bambini che ridono con i propri genitori, vedo anche una bambina che sta piangento e, quello che presumo sia suo padre, cerca di consolarla.

A quella scena, il ricordo di mio padre riaffiora nella mia mente.

E a risvegliarmi dai miei pensieri é una voce familiare che mi chiama.

Promise || C.B. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora